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SE NON SONO WOKE NON LI PREMIAMO – IL “TURNER PRIZE”, IL RICONOSCIMENTO ANNUALE ASSEGNATO A PERSONALITÀ DI SPICCO DELLA SCENA ARTISTICA BRITANNICA, QUEST’ANNO È ANDATO A NNENA KALU, SCOZZESE DI ORIGINE NIGERIANA, AFFETTA DA UN UN DISTURBO AUTISTICO: NON PARLA QUASI MAI E L'ARTE È IL SUO MODO DI COMUNICARE – RIELLO: “ALCUNI PENSANO CHE AVERLE ASSEGNATO IL PREMIO SIA STATA UNA FORMA DI AIUTO PER UN ESSERE UMANO IN DIFFICOLTÀ. DA PARECCHI ANNI IL CRITERIO DI SCELTA DEL TURNER È POLITICO. SIAMO NEL TEMPIO CHE CELEBRA IL WOKEISMO SPINTO E RADICALE. SI CERCANO CON ZELO APPOSITE COMBINAZIONI DI GENDER, RELIGIONE E RAZZA. MA QUEL CHE PIÙ CONTA È L'ADERENZA ALLE MODE CULTURALI IMPERANTI, SOPRATTUTTO SE RUBRICABILI NELLE CASELLE DEL COSIDDETTO "POST-COLONIALE”…

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Antonio Riello per Dagospia

 

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Il Turner Prize è intitolato al pittore J.M.W. Turner. Premia ogni anno, tra una rosa di quattro finalisti, una personalità della scena artistica britannica. Attualmente l'entità del premio assomma 25.000 Sterline. Da quando esiste (1984) il premio è anche una fonte inesauribile di polemiche. E', nel bene e nel male, un termometro che segna la temperatura delle Arti Visive, come e più di tante Biennali. Si evince il grado di inclusione che, anno dopo anno, distingue l'Arte Contemporanea britannica.

 

Quest'anno la premiazione si è svolta al Cartwright Hall Art Gallery di Bradford (si trova vicino a Leeds, nel Nord dell'Inghilterra). I finalisti erano, Nnena Kalu, Rene Matic, Mohammed Sami (dato come favorito) e Zadie Xa.

 

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L'annuncio è stato fatto da Alex Farquharson (è il direttore della Tate Modern di Londra): ha vinto Nnena Kalu, un'artista scozzese di 59 anni di origine nigeriana. La vera novità sta nel fatto che Nnena Kalu è un soggetto "neurodivergente". In parole più semplici, è portatrice di un disturbo autistico importante. Praticamente non parla quasi mai e l'espressione artistica è il suo modo principale di comunicare con gli esseri umani.

 

E' abituata a lavorare ascoltando a tutto volume il ritmo delle canzoni degli Abba. Il suo lavoro è contraddistinto da una sequenza ripetitiva di piegature che si susseguono quasi all'infinito. Il curvare, ossessivamente e ritmicamente linee, fili e tubi identifica la sua cifra stilistica. Le sculture ricordano dei grandi e intricati gomitoli.

 

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Le pitture richiamano invece un po' i grafici che corredano la teoria matematica del Chaos. Un linguaggio forse monotono alla lunga, ma senz'altro abbastanza identificabile. Una pratica assolutamente in linea con i disturbi di cui soffre: i suoi lavori sono lo specchio della sua neurodivergenza.

 

Non tutti hanno ritenuto questa scelta la migliore. Le sue opere sono state criticate per non essere abbastanza varie e complesse. C'è chi sostiene che  risultano, soprattutto quando viste assieme, molto uniformi. Per esempio Waldemar Januszczak (scrive sul Times ed è noto per i suoi documentari televisivi) demolisce il suo lavoro. Scrive in proposito: "la peggiore Arte che ho mai visto al Turner Prize".

 

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Altri pensano che averle assegnato il premio sia stata, di fatto, più che altro una forma di aiuto per un essere umano in difficoltà. In altri termini: nei giudici del Turner lo spirito di Carità/Solidarietà potrebbe aver travalicato quello del giudizio artistico. Questo aspetto emotivo può effettivamente essere stato un elemento che ha condizionato qualche giurato nella scelta finale. Ma è un fenomeno che va sempre messo in conto in qualsiasi tipo di considerazione/valutazione.

 

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Personalmente credo che il premio lei se lo meriti. E meriti anche tutto il nostro rispetto. Intanto perché le sue sono opere sincere. Non una produzione di maniera per compiacere i vezzi dei giurati. Lei è semplicemente quello che fa. Non deve far finta di essere qualcun altro. La Sincerità in Arte è di per sé una indubbia forma di Qualità.

 

Inoltre, contrariamente a quanto qualcuno potrebbe supporre, Nnena possiede comunque una certa esperienza professionale. Non è affatto una dilettante. Ha lavorato con Studio Voltaire e con Arcadia Missa (una galleria londinese davvero molto trendy). Genio e Follia flirtano tra loro con facilità: la creatività contemporanea più riconosciuta è comunque spesso dominata da comportamenti clinicamente ossessivi. L'idolatrata artista giapponese Yayoi Kusama ne è la testimonianza più evidente.

 

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E, di pari passo, va considerata una questione fondamentale. Da parecchi anni il criterio di scelta del Turner è apertamente di carattere politico. Siamo nel tempio che celebra il Wokeismo spinto e radicale. Si cercano con zelo apposite combinazioni di gender, religione e razza. Ma quel che più conta è l'aderenza alle mode culturali imperanti, soprattutto se rubricabili nelle caselle del cosiddetto "Post-Coloniale".

 

I dati anagrafici dell'artista in questo contesto diventano spesso assai più importanti della qualità del lavoro che fa. Se poi riesce l'abbinamento alla causa di qualche minoranza (e l'abbinamento non è mai difficile da trovare) è fatta.

 

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Seguendo questo tipo di logica, allora perchè non lei? Nnena è a pieno titolo il campione/rappresentante artistico della minoranza delle persone che soffrono di autismo. Se pensiamo al profondo legame che storicamente accomuna le ricerche artistiche con i disturbi mentali di vario genere (Art Brut e via discorrendo) la sua "patente artistica" è molto più legittima e credibile di quella di tanti altri vincitori del Turner Prize degli anni passati.

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