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Giancarlo Dotto per Dagospia
Eravamo dunque una gigantesca bolla, un’illusione ottica grande come l’Europa Minore? Il Toro fa quel può nella patria di Rasputin e di Hulk, per giunta in dieci. Si fa bastare uno 0-2 che non basterà nel ritorno di Torino.
Mancini, e l’Inter con lui, si suicida scientificamente affidandosi a guanti e piedi di uno come Carrizo, la cui carriera è un museo degli orrori da folclore del portierato calcistico, ma che continua a trovare inspiegabilmente una porta e tre pali che lo ospitano.
Avere Handanovic e tenerlo in panchina in una partita così importante, in nome di chissà quale stolto catechismo calcistico, è peccato mortale che meritava la punizione divina. Arriva puntuale. Senza Carrizo, quelli del Wolfsburg sono solo una mediocre banda buona tutt’al più a fare da testimonial per la mitologica “macchina del popolo” della loro città.
A proposito di divinità. Quella evocata da Rudi Garcia contro il suo peccato di Hybris (“vinceremo lo scudetto”) continua a colpire con una malvagità senza fondo. La quantità di malasorte che si è scatenata da allora sulla Roma non ha nulla di umano. Il castigo divino si materializza nei primi venticinque minuti, due misteriosi acciacchi che sfrattano dalla partita De Rossi e Manolas, quando la Roma è già sotto per lo sfondone del Danielone.
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E poi quel rigore…Qui la sfiga non c’entra. Tutto il mondo sa che Ljajic lo sbaglierà. Scontato. Troppo complicato emotivamente per il serbo e di là un portiere, Neto, che deve mondarsi del peccato di tradimento. Insomma, era scritto. Ma la Roma di questi tempi ha paura delle ombre. Autolesionista, tremula e indecisa a tutto.
Le due squadre scelgono e un po’ sono costrette a giocare senza sniper, il cecchino davanti. La Roma non ha Totti e, prima o poi, dovrà rassegnarsi a farlo. Come già nell’ultima mezz’ora con la Juve, la squadra gioca meglio, più fluida e più libera senza i due totem. Sarà un caso o forse no ma anche stavolta, come all’Olimpico, è quel magnifico personaggio di Keita, sempre di testa, a firmare l’ennesimo, ma questa volta non spregevole e meritatissimo pareggio contro una Fiorentina che gioca solo la prima mezz’ora.
Da qui a una settimana il rischio concreto è di restare nell’Europa minore con due squadre su cinque. Ci sarà quasi certamente il Napoli tritamosche. Cui basta la parola, una e trina. Higuain. Lo sniper lui ce l’ha e se lo tiene stretto.
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