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Lorenzo Franculli per www.gazzetta.it
Ha annunciato in accappatoio, via Facebook, di essere vicino all’acquisto del Cervia con l’obiettivo di lanciarlo nell’Olimpo del calcio e lo ha confermato in questa intervista telefonica mentre, parole sue, si faceva prima la barba e poi la doccia. Insomma, un filo conduttore anche se bizzarro c’è. Ma quella di Vittorio Sgarbi – critico d’arte, opinionista, politico e sindaco di Sutri (nel viterbese) – non era affatto una provocazione. Anzi. "Ma quale boutade! L’ho detto anche in tv – conferma – vado fino in fondo: lo rinominerò Cervia Milan Marittima e nel giro di poco tempo voglio portarlo dalla Promozione in Serie A". Ma che cosa spinge Sgarbi a scendere in campo, in un campo apparentemente così lontano dalle sue corde? Ecco il suo pensiero.
"Il calcio è la più importante delle cose meno importanti", dice Arrigo Sacchi. Condivide?
"È uno spettacolo che ha un pubblico, un’emozione e una reazione. Insomma, quello che dovrebbero rappresentare l’arte e i musei. Di fronte a un’arena in cui si sta giocando a calcio, mi comporto come uno spettatore che sta assistendo a un’opera lirica in un grande teatro".
Quindi il calcio la emoziona?
"No, non parlo di me. Io parlo dell’umanità. Verifico e ne prendo atto".
Non giocava a pallone quando era a scuola?
"Il pallone è l’espressione meno corrispondente alla mia natura. Quando ero in collegio il preside per frenare e mitigare le nostre pulsioni sessuali ci faceva giocare a calcio. Io preferivo il basket, ma non c’era il campo. Allora mi ritiravo in una stanza che mi era stata riservata da un prete a leggere libri".
Ma che cosa la porta in questa avventura, allora?
"La mia è una posizione di laboratorio. Come la scelta di Berlusconi di prendere il Monza, per lui è una questione emotiva, certo, ma anche strategica. Lo stesso vale per Cairo con il suo Torino, Della Valle e la Fiorentina. Questi grandi imprenditori che hanno comprato delle squadre di calcio, lo hanno fatto per potere e per immagine. Io invece voglio dare visibilità al Cervia: io ce l’ho già e voglio regalarla al club. La mia è un’operazione principalmente missionaria. In realtà l’artefice di tutto è il mio factotum Sauro Moretti. È lui il regista".
Dica la verità, la sua è una sfida al Monza appena comprato da Berlusconi? O magari uno sgarro?
"La mia è una rima. Gli chiederò consigli".
Sui moduli di gioco? Qual è il suo preferito, il 4-4-2?
"Non ne so nulla. Mi dirà Berlusconi. Oppure Urbano Cairo o Aurelio De Laurentiis".
A proposito di patron, lei s’ispirerà di più all’ammazza-allenatori Zamparini oppure a Moratti che all’Inter era più simile a un mecenate?
"Io oscillo tra i due. Da un lato sono vicino al mio amico Massimo che verrà a Sutri perché intitolerò una via a suo fratello Gian Marco e darò la cittadinanza onoraria a Letizia. Però, d’altra parte, potrei assumere posizioni più vicine a Zamparini e iniziare a cacciare tecnici come faccio con gli assessori. Ma penso di avere anche delle affinità caratteriali con De Laurentiis. Un fumantino come me. Sì, forse lui è quello che mi rassomiglia di più".
La squadra del Cervia fu protagonista di un reality (Campioni, andato in onda dal 2004 al 2006) condotto da Ilaria D’Amico. Le piaceva in quel programma?
"Dal punto di vista umano ho più empatia con Buffon che con lei che mi è sempre sembrata un po’ sopra le righe. Lui invece è un uomo di grande equilibrio che potrebbe fare il Presidente della Repubblica o il ministro dell’Economia. Ed è pure un grande appassionato di arte. È venuto a vedere la mostra della mia collezione a Trieste".
L’ultima partita che ha visto allo stadio?
"Torino-Spal nel maggio scorso. Io sono della Spal perché è la squadra della mia città, ma ha perso".
Ma tifa anche Juve, vero?
"Ora non tifo nessuno. Da bambino tenevo la Spal per ragioni campanilistiche. E la Juve. Il mio giocatore preferito era Sivori. Parliamo degli Anni 60. Ma quello fu il mio ultimo pensiero politico-calcistico che teneva insieme Interni ed Esteri".
Marotta è libero: lo prende lei come amministratore delegato?
"Se è così bravo come dicono, ho sentito parlarne in maniera così enfatica che ci faccio un pensiero".
Se Cristiano Ronaldo fosse un’opera d’arte, quale potrebbe essere?
"Una di Donatello o del Pollaiolo. Ma nella realtà l’ottimo scultore Filippo Dobrilla ne ha realizzata una che lo raffigura in marmo di Carrara. Lui sarebbe felicissimo se CR7 la vedesse. Lo scriva: 'Sgarbi chiede a Ronaldo di andare a vedere la sua scultura'".
Higuain, quale artista sarebbe?
"Rubens!".
E Icardi invece che è un killer d’area?
"Tanzio da Varallo".
Qual è il giocatore che ha amato di più in assoluto?
"Pelé, ma anche Maradona di cui sono amico. Io andavo in tv da Biscardi e difendevo sempre Diego che prima veniva criticato per la droga poi accusato di evasione. Sostenevo che un genio non deve sottostare alle normali leggi. La felicità che aveva regalato avrebbe dovuto garantirgli un salvacondotto. Maradona potrebbe essere accostato benissimo a Caravaggio. Moratti invece mi parlava molto bene di Baggio. Mi diceva che ha un intelletto super e che avrei dovuto conoscerlo, magari lo ingaggio come allenatore".
Lei è favorevole che i suoi giocatori facciano sesso prima di una partita?
"Favorevolissimo. Non credo che danneggi. Anzi. Credo che uno che fa del buon sesso non troppo faticoso sia in condizioni migliori per giocare a calcio".
Insomma, la sua passione per le donne è più forte di quella per il pallone, giusto?
"Non c’è dubbio. Lo stesso vale per i calciatori. Vieri mi veniva a trovare quando ero assessore a Milano, non mi parlava di partite e nemmeno di arte. Ma di donne. Io sono stato fidanzato con un certo numero di ragazze legate, prima o dopo, con dei calciatori: una di Prato molto carina riconducibile anche a Buffon, un’altra che era stata con un portiere famoso e poi altre riconducibili a Milan e Juve. Insomma, io e loro abbiamo tante convergenze".
Promette che non chiamerà mai capre i suoi calciatori?
"Sono certo che lo farò. Ma ormai è una sorta di complimento".
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