DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Pierluigi Panza per il “Corriere della Sera”
Il coniglio che il prestigiatore Vittorio Sgarbi tira fuori dal cilindro a una settimana dal terremoto si chiama Cola dell' Amatrice, artista del Cinquecento, sodale di Giulio Romano, che si ritagliò un posto tra Abruzzo e Marche, vista la sovraoccupazione artistica di quei tempi a Roma, Firenze e Venezia. Si chiamava Nicola Filotesio ed era nato ad Amatrice (1480 circa - post 1547); operò giusto nelle zone degli ultimi due sismi, l' Aquilano e il Reatino, e ad Ascoli Piceno. Amatrice gli aveva dedicato una statua, caduta durante il sisma.
Praticamente ignoto sino agli anni Ottanta, la sua figura sta uscendo dall' oblio, un po' com' è accaduto a inizio Novecento a Lorenzo Lotto. E poiché dopo il terremoto si può ripartire anche dalla cultura, il critico ferrarese ha preso le scosse al balzo e deciso di organizzare per il prossimo dicembre, con la Regione Lombardia, una mostra sull' amatriciano divisa in quattro sedi ( Cola dell' Amatrice l' indimenticabile , biglietto unico, 10 euro).
Monumento di Cola dell Amatrice distrutto
Nella Pinacoteca civica di Ascoli, dov' è conservata la maggior parte delle sue opere, si costruirà un percorso critico; all' Aquila, nella recuperata sua chiesa di San Bernardino, una rassegna dei disegni d' architettura; a Mantova (probabilmente a Palazzo Te di Giulio Romano) si vedranno opere dai depositi della sovrintendenza abruzzese anche di artisti coevi (si fanno i nomi di Giacomo da Campli, Silvestro dell' Aquila o Matteo da Gualdo...) mentre a Palazzo Bagatti Valsecchi di Milano opere di Cola che sono in collezioni private.
Artista poliedrico, anche se non abbiamo certezze sull' attività di scultore, fu buon architetto: oltre a San Bernardino (1524-25) realizzò la facciata del Duomo e il Palazzo del Capitano ad Ascoli (firmato sotto il cornicione: Cola Amatricianus pict. et archit. ). A Città di Castello lasciò un ciclo di affreschi. Le sue opere migliori, tutta pittura sacra, sono quelle post-raffaellesche (cioè dopo il 1520), alla cui scuola ideale Sgarbi iscrive questo «eccentrico» gran lavoratore.
Ad Amatrice è sopravvissuta al terremoto una Sacra famiglia , del 1527; un' altra, di poco anteriore, si distingue per un San Giovannino e San Giuseppe in controluce (collezione Cavallini Sgarbi) e una terza, infine, presenta un inedito dialogo tra la famiglia di Cristo e quella del Battista.
Cola era buon cultore della prospettiva e dello sfondo paesaggistico come mostrano Cristo in casa di Marta e Maria con una spazialità alla Giulio Romano, l' Ultima Cena , il Cristo tra i dottori e i suoi numerosi polittici, inquadrati in cornici architettoniche ispirate alla riscoperta classicità romana. La sua opera più ispirata è una Dormitio Virginis, quasi riconducibile alla Trasfigurazione di Raffaello, nella quale si possono cogliere i moti dell' anima degli astanti.
Niente incassi devoluti ai terremotati: «Sarebbe una cosa scontata, penseremo a qualcosa di più intelligente» (Sgarbi). Magari, portare la mostra alla National Gallery di Melbourne, dove c' è lo scomparto mancante al polittico della Pinacoteca di Ascoli .
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