DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
Giancarlo Dotto per Dagospia
Si è ristretta l’Europa. Dentro Fiorentina e Napoli. Fuori Roma, Inter e Torino, le prime due tra rabbia, frustrazione e tifosi inferociti, l’altra al fondo di un match epico. La Sud che si svuota all’Olimpico dopo mezz’ora sullo 0-3. Mai visto prima. Come una madre che volta le spalle al figlio agonizzante.
Anche i resti della Roma in campo vorrebbero andarsene, sparire, sotterrarsi in una zolla di verde, ma non possono. Giocatori che si rompono come bambole di vetro, che sbagliano l’inverosimile, che si suicidano come possono, appena possono, spaventati della propria ombra. Lo psicodramma nella Roma è di casa. Dal Liverpool al Lecce, il Manchester e poi il Bayern e quasi tutte le Juventus degli ultimi trent’anni, ora la Fiorentina di Montella. Sempre la stessa storia. Questa voluttà della catastrofe. Questo innominabile piacere della delusione e del mal d’anima.
L’incubo, in questo caso, non è perdere, ma non avere la più pallida idea da dove ricominciare. Il Cesena, domenica, che sembra l’Everest. Il secondo posto, l’ultimo obiettivo di stagione. Walter Sabatini ha occhi invasi dalle lacrime, respira a fatica, non vede l’ora di medicarsi nell’unico modo per lui possibile, prendersi masochisticamente il peso della colpa.
Un uomo intelligente, oscillante tra la depressione e l’onnipotenza, con un latente senso della vita come disfatta. L’onnipotenza lo ha fregato. Quel Salah a Firenze e Doumbia a Roma lo dannano. Gridano vendetta. E lui smania di vendicarsi di se stesso. Se è poi vero che ha rifiutato Felipe Anderson…
Rudi Garcia è l’opposto di Sabatini. Crede nella vita e nella redenzione. Tocca a lui ora fare scelte drastiche e definitive. In una piazza così morbosamente votata all’autodafè, lui è più che mai l’uomo giusto. A meno che non abbia deciso di scappare il più lontano possibile.
La sconfitta, la delusione e l’indecenza. La Sud che si ripopola alla fine. I giocatori convocati alla gogna. Dovrebbero rifiutarsi e invece vanno. Qualche imbecille gli chiede di sfilarsi la maglia, scimmiottando altri precedenti. Pensi malinconicamente al Borussia Dortmund della sera prima. Umiliato dalla Juventus. Uno stadio intero che li applaude lo stesso perché gli riconosce la dignità di averci almeno provato.
Fischi anche a San Siro. L’Inter deve prendersela solo con se stessa. Gli errori a ripetizione e l’insostenibile fesseria di uno dei migliori portieri del mondo lasciato in panchina.
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