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QUI SI RISCHIA IL SOLITO PSICODRAMMA DEM – OGGI SCHLEIN RIUNISCE L’ASSEMBLEA PD: BONACCINI, SFIDANTE DI ELLY ALLE PRIMARIE, ENTRA IN MAGGIORANZA E LA MINORANZA DEI RIFORMISTI PD E’ PRONTA A DICHIARARE GUERRA. MOLTO DIPENDERÀ DALLE CONCESSIONI CHE LA SEGRETARIA FARÀ (IL VERO NODO RESTA SEMPRE QUELLO DELLE LISTE ELETTORALI) – SI TEME UN CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE FARA’ IL PIENO DI CONSENSI A ATREJU MENTRE LA DUCETTA DEL NAZARENO SI TROVA A FARE I CONTI CON UN PD BALCANIZZATO E UNA SALA SEMIVUOTA – DAGOREPORT

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https://www.dagospia.com/politica/perche-l-assemblea-pd-domani-rischia-trasformarsi-in-boomerang-per-schlein-457199

 

 

Giovanna Vitale per repubblica.it - Estratti

 

Doveva essere l’assemblea dell’incoronazione di Elly Schlein alla guida del Pd: convocata in contemporanea con la chiusura di Atreju per sancire il rafforzamento della sua leadership dentro al partito, grazie all’ingresso in maggioranza di Stefano Bonaccini (lo sfidante sconfitto alle primarie), ma soprattutto fuori, nel ruolo di unica vera antagonista di Giorgia Meloni.

 

STEFANO BONACCINI - ELLY SCHLEIN - EUGENIO GIANI

Rischia di trasformarsi nel solito psicodramma in salsa democratica. Se infatti, oltre alla relazione della segretaria, verrà messo ai voti il documento politico chiesto dall’ex governatore emiliano per giustificare il suo passaggio fra i fedelissimi del Nazareno e delimitare il perimetro dei nuovi assetti interni, la ricostituita minoranza riformista — tagliata fuori in modo esplicito dalla gestione del partito e cristallizzata all’opposizione — è pronta a dichiarare guerra.

 

In che forme non è ancora stabilito: c’è chi ipotizza il no plateale a tutte le proposte sottoposte all’assemblea nazionale; chi una serie di interventi che definire polemici è dire poco. Quel che è certo è l’effetto destinato a prodursi: sull’altro palco, alla festa di Fratelli d’Italia, si vedrà una forza di governo plaudente e compatta attorno a una leader indiscussa; di qua, all’Antoniano, le consuete dinamiche di un Pd balcanizzato e incapace di mettersi d’accordo persino sulle parole.

LA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD

 

 

 

Un disastro, che forse neppure il durissimo discorso preparato da Schlein, tutto all’attacco dell’esecutivo, potrebbe oscurare. I contatti fra gli sherpa delle varie fazioni — da una parte il responsabile Organizzazione Igor Taruffi, dall’altro i vari dominus della minoranza, Guerini, Delrio, Gori — non hanno difatti restituito un verdetto chiaro. L’impressione è che servirà ancora tutta la notte e le prime ore del mattino per tentare una sorta di riconciliazione. Ma le premesse non sono delle migliori.

 

L’assemblea pensata dalla segretaria del Pd per rilanciarsi, tornare a indossare l’abito dell’anti-Meloni conteso da Giuseppe Conte, battere sugli argomenti cari alla sinistra — lavoro, salari, sanità pubblica, scuola, diritti — per dimostrare i fallimenti del governo e l’esistenza di un’alternativa nitida alla destra, minaccia ora di tramutarsi in una resa dei conti fra lealisti e riformisti. Con il correntone di Franceschini, Orlando e Speranza, appena battezzato a Montepulciano, a fare da spettatore interessato in quanto poco entusiasta di accogliere in maggioranza i nuovi arrivati di Energia popolare, la componente di Bonaccini ormai deflagrata.

STEFANO BONACCINI - MICHELE DE PASCALE - ELLY SCHLEIN

 

Soprannominata dai detrattori “Energia rinnovabile”. Composta da diversi amministratori e parlamentari, fra cui Piero De Luca, neo-segretario della Campania, Andrea Gnassi, Andrea Rossi, Simona Bonafè, i governatori Decaro, Giani e De Pascale

 

Resta solo da capire il finale. Perché Bonaccini ha chiesto la prova d’amore e Schlein ha deciso di dargliela. Uno scenario possibile è allora la tregua armata. La segretaria potrebbe aprire ai riformisti su alcuni temi chiave — Europa, politica industriale, rapporto con le imprese — offrendo garanzie di equilibrio e maggiore coinvolgimento. In cambio, Guerini & Co. potrebbero evitare strappi e rinviare il confronto più duro a dopo il referendum sulla giustizia.

 

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Il secondo scenario è invece lo scontro aperto: qualora Schlein e suoi dovessero risolversi a forzare, irrigidendo il profilo identitario e tracciando una cesura netta fra chi gestisce il partito e chi ne è escluso. Proprio ciò che si sta cercando in queste ore di scongiurare. Anche perché sarebbe un azzardo per tutti: per Schlein, che perderebbe l’aura di colei che ha messo pace fra le correnti; per i riformisti, che rischierebbero l’isolamento.

 

Molto dipenderà dal tono della segretaria e da cosa sarà messo ai voti.

 

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