DAGOREPORT - PER LA RUBRICA “OGNI MATTINA S’ALZA UN FREGNO E LA SPARA A SALVE”, OGGI CI TOCCA…
        
        Giancarlo Dotto per Dagospia
Disdico il massaggio ayurvedico perché i Cafeteros contro gli Elefanti africani proprio non si possono perdere. Dopo l’ordalia cilena, pregusto quasi fisicamente un’orgia di gol e strepitosità assurde. Gervinho, Yaya Tourè, Cuadrado, Ibarbo, Jaime Rodriguez. Drogba in panchina, ma si leverà al momento giusto.
Non esito a versare una cifra, che per pudore non dico, sull’over, e cioè tre gol minimo. Mi maledico e li maledico. Non accade niente. Nemmeno Teofilo Gutierrez, il teppista colombiano, che infila, per dire, un dito nell’occhio di Webb, l’ipervitaminico arbitro inglese. Per più di un’ora, l’unico brivido forte è Yaya Toureè che si stropiccia un paio di volte i genitali e Yepes che fa un cazziatone stile Sandokan ai suoi.
 
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colombia
costa d'avorio
gervinho
Calcio lento e appiccicoso come la calura di Brasilia. Poi cambia tutto, non il sinistro magico di James Rodriguez, ma la sua insospettabile testa e partita che accende il razzo. Più che mai con la silhouette zombesca di Gervinho che fa un gol da svenimento estetico. Tre volte cercano di segargli la gamba e tre volte lui fa come i santi, vola sul disordine volgare della materia. La Colombia vince ed è già oltre. Mina vagante, quasi quanto il Cile. Occhio agli ivoriani, passeranno anche loro.
						
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