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Paolo Rossi per repubblica.it - Estratti
10 giugno 2024, primo giorno speciale per il primo italiano numero uno del mondo del tennis: Jannik Sinner. E’ il ventinovesimo della storia.
Jannik, e dei precedenti ventotto chi le piaceva di più, per stile/tennis/comportamento?
“Beh, penso che ogni numero uno è speciale. Ma se devo prenderne uno scelgo Roger, Federer. Sono cresciuto guardandolo, è sempre stato uno stiloso, in campo e fuori. Prendo lui”.
E invece dei grandi sportivi italiani della nostra storia?
“Alberto Tomba, essendo io anche un ex sciatore. Ma mi sono ispirato anche a Valentino Rossi. Sono loro due che mi vengono in mente, e non solo per me stesso. C’è un altro motivo”.
Ah, e qual è?
“Hanno fatto crescere il loro sport, che è anche il nostro obiettivo, no? Avere in Italia sempre più giocatori e far diventare il tennis sempre più importante. Speriamo di averne tanti nei primi cinquanta della classifica, com’è adesso”.
Intanto ha realizzato il sogno di essere numero uno. E quindi: adesso che si fa?
“Vabbè, il fatto è che quando mi facevano la domanda da bambino cosa avrei dovuto rispondere? Ho detto di sognare il numero uno, perché sei ragazzino, ma lo dici perché è un pensiero, non perché ci pensi veramente”.
Ah e allora a cosa pensava?
JANNIK SINNER PROIETTATO SULLA MOLE DI TORINO
“Io ho sempre pensato una cosa alla volta: volevo il primo punto per entrare nella classifica Atp, poi mi immaginavo di entrare nei primi cento e così via. Mi sono sempre dato un piccolo obiettivo, per fare un passo avanti. E questa è stata la chiave, secondo me, di dove siamo oggi”.
E il sogno prossimo?
“Vedere quanto restare lì. E poi il presente: giocare Halle, vedere cosa farò a Wimbledon. E sogno di vincere le Olimpiadi, che per me sono speciali e visto che la prossima volta si giocherà al Roland Garros sarà per questa occasione”.
Ha visto la finale tra Alcaraz e Zverev?
"Sì, ho visto la finale e ho fatto fatica a vederla. Volevo esserci io, ma purtroppo non sono riuscito ad arrivare dove avrei voluto essere. Ma lo accetto, ora so dove devo migliorare, grande lezione per me”.
Però essere numero uno la fa diventare il volto del tennis mondiale, ed è anche una grande responsabilità.
“Essere il numero uno non cambia nulla, c'è sempre stata la responsabilità, ora è solo di un altro tipo. Io il peso della pressione l’ho sempre avuto, sin da giovane. Una pressione che ho dovuto gestire, e per questo cerco di avere intorno le persone oneste con me. L’onestà mi ha fatto accettare i momenti difficili, accettare le cose che non andavano. Ora siamo sopra la montagna, ma ce n'è un'altra da scalare, già la vediamo”.
Questa è la ricetta? La soluzione?
“Sono il ragazzo cui piace giocare a tennis e che è diventato uno al mondo. Non vedo l'ora di scendere in campo”.
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