DAGOREPORT - CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI (E UN GOVERNO) ALL'ALTEZZA, CECILIA SALA NON SAREBBE…
Stefano Semeraro per “la Stampa”
Jannik Sinner è lo sportivo italiano del momento. Giovane, 19 anni, ma già capace di sfidare senza paura i grandi del tennis, corteggiato da grandi marchi è un modello di semplicità e determinazione. In due anni è passato da sconosciuto a top 50 che batte i migliori e sfida Nadal.
Sinner, come è cambiato?
«Sono sempre lo stesso. E non ho paura di giocare contro nessuno. Se una cosa in campo mi dà fastidio, lo dicevo prima e lo dico adesso. Ma è vero che oggi mi trattano in maniera diversa».
Con Zverev a Colonia vi siete beccati
«Ogni tanto capita. Poi in quel momento dovevo inventarmi qualcosa per cambiare la partita, magari lui si poteva innervosire. Le partite non si vincono stando in campo e basta, quello che conta in questo sport è la testa. Gli altri vedono i miei risultati, iniziano a conoscermi. E nessuno vuole più perdere contro di me».
Chi sono i colleghi con cui va più d' accordo?
«Tiafoe è uno simpatico, con cui ci si diverte molto, Bautista Agut lo conosco meglio di altri, con Struff mi piace allenarmi. Ma non mi faccio problemi: che dall' altra parte della rete ci sia numero uno del mondo o un ragazzino senza ranking, l' impegno e il rispetto non cambiano. Certo, con Nadal, Federer, Djokovic e Thiem non solo ti alleni, ma impari sempre tanto».
Le aziende la corteggiano, il pubblico la ammira. Unico appunto: in campo è troppo freddo.
«Ma la gente cosa sa di me? Mi osserva quando entro in campo, concentrato al massimo, e pensa: "questo è uno chiuso". Invece chi mi conosce fuori dal campo sa che sono aperto, che parlo di tutto con tutti. In campo me ne sto zitto, ma le assicuro che so divertirmi un casino, perché ci vuole anche quello».
Us Open, Roma, Parigi: dove si è trovato meglio nella "bolla"?
«L' Atp sta facendo il meglio che può. Vuole che giochiamo, ma anche che stiamo bene. Agli Us Open è stata dura. Ho perso al primo turno delle qualificazioni del torneo precedente e sono stato dieci giorni lì, poi ho perso per crampi agli Us Open, e sono rimasto altri dieci giorni. Ma alla fine sono tutte cose che ti rendono più forte».
Abbastanza per sfidare Nadal sul rosso a viso aperto: a Parigi è stato lei a strappargli più game di tutti, persino di Djokovic.
«Quella contro Rafa sulla terra battuta è stata una grande sfida, ho giocato bene nel primo e nel secondo set, nel terzo Rafa ha spinto di più. Ma mi sentivo pronto a giocare contro di lui. Sono andato in campo con l' atteggiamento giusto».
Nel 2019 era lanciatissimo, il lockdown quanto l' ha danneggiato?
«Avevo in programma di fare molti tornei, come l' anno scorso. Da piccolo non ho giocato così tanto, altri ragazzi della mia età hanno fatto molte più partite. Io recupero adesso, ma certe situazioni impari ad affrontarle solo misurandomi tanto ad alto livello».
In che cosa deve migliorare ancora?
«A volte ho troppa fretta di fare il punto. Dovrei migliorare la percentuale con il servizio e variare di più i colpi».
Di cosa invece è soddisfatto?
«Della testa. Quella sta funzionando bene».
Tutti si chiedono: quanto vale davvero Sinner?
«Che dicano pure quello che pensano, tanto non ci bado. Per uno valgo i primi 10, per l' altro non arriverò mai. Non ascolto nessuno dei due».
Il talento però è innegabile
«Guardi, la cosa migliore che ho non sono i colpi. Anzi, se parliamo di quelli, non credo di avere tanto talento. Il mio vero talento è un altro, e lo devo alla mia famiglia, che mi ha trasmesso il rispetto per il lavoro, e insegnato a dare sempre il massimo. Per questo ogni volta che vado in campo, non importa contro chi, penso sempre: "'io con questo ci vinco"».
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Un guerriero.
«Non sciolgo mai, non lascio mai un punto. Con Simon a Colonia ho perso il secondo set 6-0, ma è durato comunque un' ora, e non ho regalato nulla. Così l' altro lo fai pensare, gli fai capire che ci sei, e che piuttosto di mollare sei disposto a morire in campo».
Oggi è numero 43: qual è l' obiettivo da qui a fine anno?
«Il solito: giocare meglio. Provare, provare ancora. Stare lì. Sono tutti tornei fortissimi, ogni partita che riesco a giocare è una cosa buona».
Con i risultati stanno arrivando anche i guadagni: che rapporto ha con i soldi?
«Non ci penso, ma adesso che guadagno un pochettino devo stare attento a quello che faccio. Ho persone che mi consigliano, ma tutto deve partire da me. E io investo su quello che mi interessa: giocare a tennis».
Un regalo se lo sarà fatto
«Ancora nessuno».
E ai suoi genitori?
«A parte che non li vedo mai Da piccolo, a Natale, mi faceva piacere scartare i regali, come a tutti, ma quella fase l' ho passata. In famiglia a certe cose non ci guardiamo. Se non mi regalano nulla non mi dà fastidio, i miei mi pregano sempre di lasciar perdere. Anche se alla fine un cioccolatino, un segno di affetto, un pensiero da niente lo faccio sempre. Per fargli capire che sono tanto importanti per me».
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