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SONEGO O SON DESTO? – “ROMA MI HA TRASFORMATO? È DALL'INIZIO DELL'ANNO CHE MI SENTO UN GIOCATORE DIVERSO, MA PER CRESCERE DEVI ANCHE PERDERE…” – PARLA IL TENNISTA AZZURRO DOPO LA SCONFITTA IN SEMIFINALE CON DJOKOVIC. PECCATO SOLO PER QUELLE TRE PALLE CONSECUTIVE SCIUPATE ALL'INIZIO DEL TERZO SET, CON IL DJOKER INDISPETTITO, MA SONNY IL SUO TORNEO LO HA VINTO COMUNQUE, PERCHÉ NOLE NEL TENNIS FA RAZZA A PARTE…

 

Stefano Semeraro per “La Stampa”

 

sonego

Sorride, Lorenzo Sonego. È sotto 4-2 nel tie break del secondo set, e sorride perché, vada come vada, giocarsi una semifinale degli Internazionali contro Novak Djokovic, il numero 1 del mondo, è una figata. E Lore - core de 'sta città dopo le meraviglie che ha mostrato in settimana - è uno che vive nel presente e si gode quello che ha.

 

Che è tanto, anche se la partita poi la perde 6-3 6-7 6-2, dopo due ore e tre quarti; dopo aver salvato due matchpoint nel secondo set, rimontato da 0-3 nel tie-break e incendiato ancora una volta il Foro - sparuto ma sonoro - con l'ennesimo terzo set. Perde contro il numero 1 del mondo, un alieno di nome Novak Djokovic, dopo aver battuto in mattinata il numero 7 del mondo Andrei Rublev nel recupero del quarto cancellato venerdì dalla pioggia, il secondo top ten seccato in tre giorni. Sei set del genere valgono un dottorato in resilienza.

 

Peccato solo per quelle tre palle consecutive sciupate all'inizio del terzo set della semifinale, con il Djoker indispettito e forse un filo fanée, ma Sonny il suo torneo lo ha vinto comunque, perché come disse una volta Nadal dopo aver perso contro Federer a inizio carriera, «le sconfitte contro di te non valgono, perché tu non sei di questo pianeta».

 

sonego djokovic

Anche il Djoker fa razza a parte, nel tennis. In mattinata era riemerso da un set e mezzo feroce contro Stefanos Tsitsipas (che partiva dal 6-4, 2-1 di giovedì) rimontando due volte un avversario di 12 anni più giovane. Nella stretta finale con Sonego ha sciolto il braccio e radunato i nervi, conquistandosi l'11ª finale a Roma, un torneo che ha vinto sei volte, comprese le ultime due edizioni. Sarà la sesta contro Nadal, 9 volte campeon al Foro, che nel pomeriggio quasi in relax ha superato il gigante Opelka in due set (6-4 6-4), e lo spettacolo serale se l'è goduto in albergo. La coppa la alzerà uno dei Cannibali, okay, ma l'Italia del turn over infinito ha trovato l'ennesima stella.

 

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Dopo le finali Masters 1000 di Sinner a Miami e Berrettini a Madrid, i tre tornei ramazzati a Melbourne, Cagliari e Belgrado, il quarto di finale di Fognini a Monte Carlo - che in questi tempi d'abbondanza sembra quasi un bottino scarso - il torneone di Sonego, primo semifinalista a Roma dopo Volandri nel 2007, è ancora una perla. La certificazione di una eccellenza ancora in progress raggiunta non casualmente, grazie al lavoro quotidiano allo Stampa Sporting di Torino, ai dettagli curati con coach Arbino, con il videoanalista Pizzorno e il resto dello staff.

 

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«Nole mi ha fatto tanti complimenti, e io sono strafelice del torneo. Ho vinto partite fantastiche che avrei potuto perdere, per portare il n. 1 del mondo ho dato tutto. Se Roma mi ha trasformato? È dall'inizio dell'anno che mi sento un giocatore diverso, ma per crescere devi anche perdere, ora stanno arrivando i risultati. E con il pubblico vivi altre emozioni: l'ho aspettato tanto, specie qui a Roma». Parigi e Wimbledon sono dietro l'angolo, l'Italia non è ancora tutta qua

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