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1 - VIA IL NOME INDIANS DALLA SQUADRA DI BASEBALL, IRA DI TRUMP
Da www.ansa.it
"Una vergogna": così Donald Trump definisce la decisione della squadra di baseball di Cleveland di cambiare dopo cento anni il suo nome, scegliendo quello di Guardians e rinunciando a quello storico di Indians che risale al 1915 ma viene ritenuto da molti offensivo per i nativi americani e razzista. Una posizione quest'ultima condivisa dal presidente Joe Biden che, ha fatto sapere la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, è favorevole alla svolta.
"Posso assicurare che la gente più arrabbiata sono proprio gli indiani del nostro Paese, per loro avere una squadra col loro nome era un onore", afferma Trump in un comunicato in cui accusa "un piccolo gruppo di persone di avere avuto una idea folle volta a distruggere la nostra cultura e la nostra eredità.
donald trump contro il cambio di nome dei cleveland indians
A un certo punto la gente non ne potrà più", conclude l'ex presidente.
La vicenda di Cleveland è l'ultima di una serie frutto delle proteste contro l'uso dei nomi e dei simboli dei nativi nello sport. Lo scorso anno il caso più eclatante è stato quello che ha portato a squadra di football americano della capitale Washington ad abbandonare lo storico nome di Redskins (pellerossa).
2 - «INDIANS? OFFENDE I NATIVI» E LA SQUADRA CAMBIA NOME
Flavio Pompetti per “il Messaggero”
Dopo i Pellerossa di Washington anche la squadra di baseball gli Indiani di Cleveland cambia nome per cancellare ogni ombra di sfruttamento e di mancanza di rispetto per la comunità dei nativi d'America.
Diventerà i Guardians (guardiani) in omaggio alle quattro statue di custodi mitologici della città, bassorilievi in pietra nello stile dell'art déco, che decorano le colonne di uno dei ponti che attraversano il fiume Coyahoga. Per inciso un nome coniato dagli indiani irochesi, che significa: fiume tortuoso.
chief wahoo nella maglia degli indians
LA SCELTA
La scelta è venuta al termine di un lungo percorso di presa di coscienza, culminato con un referendum nel quale il nome Guardians era in realtà arrivato terzo, dopo Spiders (ragni) e Rockers (in omaggio alla sede della Hall of Fame musicale che risiede nella città), ma è sembrato la migliore alternativa ai proprietari della squadra, forse per evitare future polemiche con gli animalisti e con gli amanti del tango.
lou boudreau bob feller cleveland indians nel 1948
Il procedimento che sta portando ad una revisione della nomenclatura sportiva, come in tanti altri settori, è iniziato con la morte di George Floyd, pietra miliare per l'affermazione di un movimento che intende riscrivere l'intera storia statunitense, alla ricerca degli stereotipi che hanno segnato la discriminazione di alcuni gruppi sociali ed etnici, tra cui i neri, gli asiatici e i nativi indiani.
È sulla base di questa discriminazione codificata, dicono i membri del Black Lives Matter, che è oggi possibile per un poliziotto bianco trattare la dignità e la vita di una persona di colore con una attenzione ben diversa di quella che concederebbe ad un bianco.
la squadra di baseball cleveland indians diventa guardians
Nessun cambiamento reale è possibile se alla base della comunicazione il linguaggio continua ad incorporare la licenza discriminatoria. Oltre le parole e la semantica, questa attività di riscrittura ha un forte connotato politico perché prelude ad un riequilibrio delle dinamiche tra gruppi sociali che potrebbe avere un conto salato per la classe bianca che domina il paese. Ed è per questo che ognuno dei passi che sta segnando il percorso è accompagnato da violente polemiche.
LA TRANSIZIONE
I conservatori resistono alla domanda di transizione arroccandosi
la squadra di baseball cleveland indians diventa guardians 2
intorno ai concetti del rispetto, dell'onore e dell'orgoglio di una storia che non sono disposti a rivedere.
Molti sportivi sono ferocemente contrari all'idea di perdere un logo come quello dei Cleveland Indians che ha 95 anni di vita e ha riunito quattro generazioni di tifosi. Gli stessi nativi indiani erano molto divisi sulla questione, perché tanti tra loro traggono orgoglio nel vedere la testa del capo Wahoo nei gagliardetti e nelle divise della squadra. I sondaggi davano la spinta per il cambio a non più del 27%.
Alla fine però la decisione della squadra di baseball di Cleveland, così come era successo a quella dei Redskins di Washington, non è scaturita dal dibattito tra le parti sociali o in seguito alle pressioni di una parte del pubblico dei tifosi. L'iniziativa è partita dall'interno della dirigenza della squadra due giorni dopo l'uscita del video che mostrava la morte del nero americano Gorge Floyd soffocato dal ginocchio sul collo di un poliziotto bianco. Ma a forzarla nel tempo di due mesi da quell'evento tragico sono stati i principali sponsor commerciali della squadra: FedEx, Pepsi e Nike.
Nella migliore tradizione capitalista è stato il mercato a decidere. La triade di finanziatori ha messo il proprietario Paul Dolan di fronte ad una scelta improrogabile: consentire al cambiamento o perdere le sponsorizzazioni a favore delle due altre squadre cittadine; i Cavaliers (pallacanestro) oi Browns (football). Nessuno dei tre re del mercato può permettersi di perdere una fetta di clienti pari al 27%.
cleveland indiansIL LOGO CHIEF WAHOO CLEVELAND INDIANSla squadra di baseball cleveland indians diventa guardians
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