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Alessandro Giuli per “il Foglio”
Dunque finisce così l' èra Garcia, l' allenatore della chiesa al centro del villaggio (metafora per beghine da distinti nord) resta senza squadra e senza gloria, non senza stipendio però.
L' annuncio dell' AS Roma dovrebbe arrivare dopo la gara col Genoa, non stava bene accelerare i tempi ieri, con i giocatori impegnati in una bella e nobile cena di beneficenza. Che Garcia se ne sarebbe andato al più tardi a fine anno lo sapevamo un po' tutti, il presidente Pallotta l' aveva stabilito a inizio stagione: "Anche se vinciamo lo scudetto, con lui è finita".
Il punto adesso è capire il perché di una sincope che non pareva scritta, seppure qualche segnale di decomposizione s' era avvertito fin dall' anno scorso. Vogliamo cominciare con lo spogliatoio? Proviamo.
Francesco Totti è un simbolo, ma ha un ego da gregario: non è mai stato un leader e non poteva certo cominciare in quest' anno folle, in cui ha tifato più che giocare, e in ogni caso senza troppa influenza sulle scelte dell' allenatore e meno che mai sulle bizze dei suoi colleghi bimbiminkia, viziati e superficiali, impigriti e poco professionali.
Nemmeno Daniele De Rossi è un capo naturale, non perché gli manchi il carattere ma perché ha deciso così. Un maschio alfa ci sarebbe: Maicon, l' unico che può rivolgere parole di fuoco agli ultimi arrivati ("Ragazzino, io ho vinto il Triplete, tu? Chiudi la bocca e fa' dieci flessioni" - è successo davvero eh).
Ma anche lui è invecchiato, più avulso del solito, e non ha pari grado coi quale mettere su un blocco roccioso per creare amalgama, rispetto, volontà di successo. Gli altri, i potenziali vincenti come Pjanic e i predestinati come Dzeko, si sono presto infighettiti e disamorati. Di chi la colpa? Loro, anzitutto, diciamo pure a metà col mister Garcia.
Dell' allenatore ho già scritto cose efferate, con la risolutiva accusa d' essersi romanizzato nel modo peggiore: imburinito, vanaglorioso, un poco pavido e lagnoso. Insomma il peggio del peggio. Ma c' è un ma.
Garcia era - e sarebbe ancora - un professionista di tutto rispetto che si è scontrato con una società nuova, acerba e americanomorfa nelle pretese di grandezza (spesso sbagliate) eppure ancora troppo stracittadina nel clima generale. L' assenza di un proconsole di Pallotta, dotato per decreto di voce sola e inappellabile ha reso drasticamente difficile ogni comunicazione con la squadra e i media, e tra questi ultimi e il resto di una dirigenza mediocrissima.
Nel vuoto, sono arrivate le assurdità più esiziali, tipo la divisione a metà della Sud. Aggiungici il non -senso d' imporre a Garcia un preparatore atletico sgradito - risultato: questo convoca i giocatori in palestra alle sei, Garcia s' infuria e li convoca mezz' ora dopo e quelli non sanno a chi obbedire temendo d' essere multati dalla società o messi fuori squadra dall' allenatore.
Aggiungici un altro strano progetto degli americani, illusi di poter creare un modulo di gioco al computer, 'na mezza specie di algoritmo, per testarlo dalle giovanili fino alla prima squadra e poi farne un format da rivendere (tiki-taka alla vaccinara?).
Aggiungici l' incapacità di convincere tifosi e giornalisti (spesso coincidono) che l' AS Roma non è Roma, non è il succedaneo di una Capitale immalinconita e triste, né può essere vittima di questo folle e diffuso bisogno compensatorio che conduce all' identificazione leopardiana tra un club, un' associazione sportiva e la natura materna e matrigna. Ed ecco spiegato, almeno in parte, l' attuale paesaggio di rovine.
Qualche competenza s' è fatta largo, negli ultimi due -tre anni, nessuno rimpiange i lati più paesani della presidenza Sensi, quando, per dire, non c' era neppure un ufficio acquisti che certificasse forniture e note spese. Ma è chiaro che non basta. Così come non basterà sacrificare Garcia per un improbabile salvatore di metà stagione, in attesa di quello vero a giugno. Sempre che qualcuno ci caschi.
2. SABATINI: GARCIA SARA’ IL NOSTRO ALLENATORE DOMENICA
In un clima non certo di festa, la Roma si è ritrovata agli Studios cinematografici sulla Tiburtina per una serata benefica organizzata dall'onlus giallorossa. Un ritrovo dai toni bassi, acceso soltanto dalla contestazione dei tifosi, pochi a dire il vero, arrivati a insultare e lanciare uova contro il pullman all'uscita della squadra.
Niente di grave, anche se c'è voluto l'intervento della Digos per permettere a De Rossi e compagni di poter raggiungere Trigoria, dove è iniziato il mini ritiro verso il Genoa.
Genoa che potrebbe essere una delle ultime partite di Rudi Garcia alla guida della squadra. Finora è trapelato il malumore della società al termine di un momento di crisi, culminato con l'eliminazione dalla Coppa Italia per mano dello Spezia. Per ora bocche cucite, o quasi, da parte della società.
Il solo a rilasciare qualche dichiarazione è stato Walter Sabatini, che oltretutto ha lasciato in anticipo la serata conviviale per incontrare in un altro locale in zona Parioli l'agente di Iturbe, Gustavo Mascardi. "Castan rimane a Roma tutta la vita. Iturbe? C'è una trattativa in corso con il Watford", ha commentato il ds giallorosso. Che poi ha glissato su Garcia: "Sarà l'allenatore della Roma domenica".
E poi? Il suo destino pare segnato, tanto che ormai si cerca di conoscere solo il nome del suo sostituto. Con Lippi avvicinato al Milan, la lista comprende Mazzarri, Bielsa, Spalletti e Capello. Di certo c'è che il presidente James Pallotta ha dato il suo ok al cambio in panchina.
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