bomba carta nella curva del toro

IL CALCIO E' UNA BOMBA CARTA - FIGC E VIMINALE AI FERRI CORTI SUGLI ULTRA’, TAVECCHIO: “HANNO MILITARIZZATO GLI STADI E I RISULTATI SONO QUESTI. LO STATO PROTEGGA IL CALCIO DAI VIOLENTI” - MALAGO’ INVOCA LEGGI SPECIALI MODELLO THATCHER

BOMBA CARTA TORINOBOMBA CARTA TORINO

1. UNA SCONFITTA PER L’ITALIA; VERDETTO SPORTIVO RINVIATO

Federica Cravero per “la Repubblica”

 

DUNQUE è bianconera la bomba carta esplosa nella curva Primavera dei granata durante il derby. Fin dall’inizio era stata la versione della questura di Torino, che però aveva vacillato ieri di fronte alla possibilità (maturata dalla visione di alcuni video) che si trattasse al contrario di un ordigno acceso dagli ultras del Toro e che per un loro errore aveva mandato in frantumi un seggiolino, ferendo dieci persone.

 

Gli uomini della Digos, coordinati dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, hanno visto fotogramma per fotogramma numerosi filmati e nel tardo pomeriggio la polizia ha rimarcato la convinzione che all’origine dello scoppio ci sia stato un lancio dal settore bianconero. Il procuratore capo Spataro ha smentito in serata divergenze: «Le indagini non scartano alcuna ipotesi, di comune accordo fra i due uffici».

 

Tuttavia l’incertezza aveva convinto il giudice sportivo Tosel della necessità di prendere tempo. La possibilità che si trattasse di uno sventurato caso di “fuoco amico” interno alla curva granata si era fatta largo ufficialmente alle 14,15 quando dagli uffici del pm Padalino era trapelata la nuova, e clamorosa, ipotesi.

BOMBA CARTA NELLA CURVA DEL TOROBOMBA CARTA NELLA CURVA DEL TORO

 

E così, mentre da ogni parte si levavano richieste di tolleranza zero per le violenze del derby di domenica (c’è anche l’assalto al pullman della Juventus, lanci di fumogeni, 5 arresti e 15 denunce), Tosel ha preferito rimandare il fascicolo al procuratore Palazzi per un supplemento di indagini. Una scelta necessaria visto che in quel momento si era di fronte a due versioni contrapposte.

 

In attesa delle misure la questura di Genova ha sospeso la vendita dei biglietti di Samp-Juve (sabato alle 18) e lo stesso provvedimento riguarderà Genoa-Torino (lunedì 11 maggio).

 

Prova a spegnere le polemiche Gianpaolo Ormezzano dopo le accuse da parte del dg Marotta di aver esacerbato gli animi dei tifosi con un suo articolo sulla Gazzetta dello Sport: «Credo e spero di essere al centro di un colossale equivoco. Ho tentato solo di fare della satira ». Ancora durissimo invece il commento di Allegri sugli episodi di domenica: «Una sconfitta per l’Italia».

DERBY TORINO, BOMBA CARTA ALLO STADIO DERBY TORINO, BOMBA CARTA ALLO STADIO

 

La Juventus, in un comunicato sul suo sito aveva comunque stigmatizzato l’accaduto: «Juventus football club condanna ogni forma di violenza sia essa proveniente dai propri tifosi o da quelli avversari ed esige pari trattamento nella valutazione di essi in sede di giustizia sportiva o di commento». «Le bombe carta i nostri tifosi le hanno subite — ha detto Cairo — Erano già accadute cose brutte: ricordo allo Juventus Stadium un cartello che inneggiava a Superga. Tutti dovremmo abbassare i toni, darci una regolata».

BOMBA 
CARTA
A ROMABOMBA CARTA A ROMA

 

 

2. FIGC E VIMINALE AI FERRI CORTI: DOVETE PROTEGGERCI

Fulvio Bianchi e Matteo Pinci per “la Repubblica”

 

Le schegge della bomba carta di Torino infiammano anche i rapporti tra calcio e istituzioni. Un anno dopo la morte di Ciro Esposito e il decreto sicurezza che avrebbe dovuto mettere un argine alla violenza, nulla sembra cambiato, anzi. Anche per questo una frase lasciata cadere dal direttore generale della Federcalcio Michele Uva, «Meno convegni e più azioni», assume un valore particolarmente indicativo.

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Il pensiero del dirigente federale è una fotografia fedele delle tensioni, mai così marcate, tra il vertice del calcio italiano e il Viminale. In fondo, il daspo di gruppo, sventolato in estate come la panacea contro gli incidenti, è già scomparso. I problemi al contrario restano. E le tante parole spese da mesi sul tema a livello istituzionale non hanno certo contribuito a risolverli.

 

L’attrito tra i due mondi s’è auto alimentato nelle ultime settimane, nei giorni in cui il ministero ha spinto eccome perché la giustizia sportiva mostrasse il pugno duro — ad esempio per gli striscioni di Roma-Napoli — senza però intervenire in prima persona sul paziente malato. Anche Carlo Tavecchio non fa nulla per nascondere la posizione della Figc sul tema: «Il nostro movimento è parte lesa», annuncia il presidente federale, ed è un modo per dire a chiare lettere che sono altri a doversi occupare del problema, ormai esteso su scala nazionale.

angelino alfanoangelino alfano

 

Quasi inevitabile allora invocare l’aiuto della politica: così, approfittando del consiglio federale convocato per ieri, Tavecchio ha chiesto un incontro urgente al ministero dell’Interno, per discutere con Angelino Alfano della situazione sicurezza negli stadi: «Lo stato italiano deve proteggere il calcio dai violenti». Fin qui, ha fatto altro: «Hanno militarizzato gli stadi, tra tornelli e altro, e i risultati sono questi», l’attacco del presidente federale.

 

La linea del Viminale, però, sembra orientata ancora in quel senso. Ufficialmente il ministero non pensa a nuove norme, ma se nel 2007, dopo la morte di Raciti e gli scontri di Roma-Manchester, le forze dell’ordine erano state allontanate dagli impianti, la direttiva di Alfano è, oggi, quella di riavvicinarle, di riprendere possesso degli stadi. Caso di scuola l’Olimpico di Roma, dove da gennaio-febbraio la polizia è presente durante le gare di Roma e Lazio ai piedi delle due curve, pronta a intervenire.

GIOVANNI MALAGO' GIOVANNI MALAGO'

 

Mentre a Torino, per il derby, alcuni poliziotti infiltrati nel settore ospiti hanno aiutato a identificare juventini facinorosi. Ciò nonostante, i risultati restano imbarazzanti, soprattutto al confronto con l’estero: «Situazioni così oggi, in Europa, si trovano solo in Grecia o in Serbia», racconta una fonte di polizia, mentre Gianni Infantino, segretario generale Uefa, ricorda come «In Inghilterra dal 2001 a oggi hanno identificato ed escluso dagli stadi 19mila hooligans, non serve a niente impedire alla gente pacifica di andare allo stadio, bisogna riconoscere e isolare i violenti, mandarli in galera per un po’ di tempo». 

 

La stessa idea del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che invoca leggi speciali alla Thatcher per risolvere un problema di cui «non se ne può più. È da quando sono eletto che ripeto che servono misure straordinarie, non basta certo il giudice sportivo».

 

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In Italia il vero problema sembra in effetti quello dell’impunità. Da noi al massimo si commina il daspo, sanzione amministrativa molto spesso destinata a decadere al Tar. La prossima stagione si ripartirà dalla segmentazione delle curve per rendere più facili le identificazioni dei tifosi violenti, l’obiettivo sarebbe introdurre un camper della polizia per perquisizioni anche femminili (spesso le donne sono usate per introdurre fumogeni e bombe carta), almeno nelle gare più a rischio.

 

Tavecchio invoca la «certezza della pena», e procede con la commissione anti-gogna, che dovrà stabilire le sanzioni per i giocatori che accetteranno di essere umiliati sotto la curva — squalifica — ma anche le ammende per i club. Soltanto un primo, piccolissimo passo.

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