DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Gianmarco Tamberi, 32 anni, intervistato dalla Gazzetta dello Sport (a firma Claudio Lenzi). Parla di sé, dell’anno vissuto, del dolore per quel che è successo alle Olimpiadi (con tutte le polemiche che ci furono). E ovviamente dei suoi dubbi sulla prossima Olimpiade.
Si sta allenando?
«Da due mesi sto facendo riabilitazione per rimettere il mio corpo nelle migliori condizioni possibili, qualora dovessi decidere di… Ma anche solo per stare bene, dopo aver spinto in maniera folle, e silenziato tanti dolori, per Parigi».
Che anno è stato, il suo 2024?
«Pesante. Ho puntato tutto sul coronare il grande sogno olimpico, ma non avevo un piano B. So di avere dato tutto prima, durante e dopo i Giochi, ma ancora non mi va giù di essere arrivato a un niente dal raggiungere una cosa incredibile, senza riuscirci. L’avevo già vissuto nel 2016, prima di Rio».
Però c’è stato anche l’oro europeo a Roma, nella bolgia dell’Olimpico.
«A Roma è stato pazzesco, alla prima gara dell’anno ho vinto con il record dei campionati (2.37, ndr). Ma era una tappa di passaggio, il vero obiettivo era Parigi e se alla fine ti schianti fa comunque male. Di positivo conservo la risposta del pubblico all’Europeo e al Golden Gala, con lo stadio mezzo vuoto e la curva alle mie spalle stracolma, bellissima. Anche a Parigi e Bruxelles, nelle finali di Diamond League, in Europa ricevo dappertutto una quantità di affetto incredibile».
Non le viene voglia di continuare?
GIANMARCO TAMBERI - MASSA GRASSA
«L’Olimpiade era l’ultima gara della carriera nella mia testa e sono ancora dispiaciuto perché so che in quella condizione fisica avrei vinto l’oro. Adesso devo capire se il mio corpo è ancora in grado di sostenere quei carichi, parlo di degenerazione dei tessuti: sono sicuro che non avrei problemi a fare un’altra stagione al cento per cento fino ai Mondiali di Tokyo (13-21 settembre), ma pensare fino a Los Angeles è più complicato».
Cos’altro la frena?
«Non riesco a dire “intanto facciamo un anno e poi vediamo”: sembrerebbe che non so cosa fare, che alla prima difficoltà finisce che tiro i remi in barca. E di difficoltà ora ce ne sarebbero cento, ai 36 anni mille. Se non dici a te stesso che ci proverai fino alla fine, rischi di mollare. È vero che anche a Tokyo ho vinto così, senza guardare il percorso di avvicinamento, altrimenti mi sarei fermato dopo un anno e mezzo. E comunque fino a due mesi prima non avevo alcuna possibilità di farcela».
Mamma Sabrina vorrebbe che lei non continuasse.
«Mi vuole un bene dell’anima e sa i sacrifici che ho fatto. Non ho mai avuto un vero talento, dietro ai tanti risultati c’è sempre stato un lavoro immenso, compreso quello fisico di cui si parla tanto, che in realtà è il più piccolo. Le scelte, la volontà, quell’aggiungere anche solo un millimetro alla volta ai propri obiettivi…».
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