COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Claudio Mangini per “il Secolo XIX”
È abituato a volare, lo dice anche e il soprannome - l' Airone - e, all' occorrenza, a remare controcorrente. Lui, Stefano Tempesti, 40 anni, 5 Olimpiadi disputate e un palmares di medaglie a cinque cerchi, mondiali, europee e scudetti che è un forziere di trionfi, 4 anni fa subì il distacco della retina a due mesi dai Giochi di Rio. Sotto i ferri, giorni d' immobilità totale, poi riprese a inseguire quel traguardo, fu convocato e diede il suo contributo per il bronzo che Campagna ha definito «una delle medaglie più belle della storia della nazionale italiana di pallanuoto». Dopo 4 anni Tempesti vola e rema ancora, stavolta fra lui e il sogno della 6ª Olimpiade c' è qualcosa che va oltre lo sport: l' emergenza globale.
Dov' eravamo rimasti prima di questo incubo con cui convivere?
«Quando si poteva parlare di sport? A un momento straordinario dell' Ortigia. Siamo volati in finale di Euro Cup, in campionato andavamo fortissimo. E io mi sentivo, e mi sento ancora, un leone. Ma sembrano pensieri lontani».
A cosa pensa oggi?
«Innanzitutto alla salute: famiglia, mia, amici, tutti. Sarebbe bello riprendere a pensare a emozioni e obiettivi quotidiani, ma non vorrei che la voglia di correre portasse a sbattere. Ci sono altre priorità».
Come si allena?
«Come tutti i miei colleghi, ci arrangiamo. Mangio regolare, lavoro a secco mentre il nostro elemento è l' acqua».
Quando questa brutta storia sarà alle spalle, il vostro Stefano Tempesti a Rio 2016 obiettivo principale?
«La coppa. La finale scudetto sarebbe una grande soddisfazione, bellissimo giocarla contro quella che è la sicura finalista, la Pro Recco. Gli voglio bene, Recco è casa mia.
Ma vincere un trofeo continentale sarebbe il massimo».
Crede che si riuscirà a terminare la stagione di club?
«Comandano le Olimpiadi. Con lo spostamento al 2021 appena deciso, penso si potrà ter minare la stagione di club in estate, e sarebbe molto bello».
Ha scelto l' Ortigia e la vita da trasfertista, con la famiglia lontana, per inseguire i Giochi con il Settebello?
«Vero. Era il mio pensiero, lo è ancora».
Anche ora che l' Olimpiade slitta di dodici mesi?
«Anche se fosse slittata di 2 anni. Non mollo, sono in gioco e voglio provarci. Finché sarò in forma, sarò pronto per il Settebello. Campagna mi ha visto giocare diverse volte quest' anno. Non c' è bisogno che io gli dica niente e viceversa: è una questione di rispetto».
Lopez Pinedo, portiere della Spagna, vicino ai 40 anni; Nagy, Ungheria, ai 36; lei, quasi 41: tutti al top...
«Non molliamo. Lopez Pinedo e Nagy giocano in nazionale e cercheranno un' ultima gioia al massimo livello, io spero di poter fare come loro».
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