IL TENNIS RISCHIA DI FARE LA FINE DELLA BOXE: ABBANDONA LA COMPETIZIONE PER VENDERSI ALLO SHOW-BUSINESS – A DUBAI LA “BATTAGLIA DEI SESSI” TRA LA TIGRONA BIELORUSSA ARYNA SABALENKA E LO SVALVOLONE ANTI-SINNER NICK KYRGIOS, E' STATA VINTA DALL'AUSTRALIANO 6-3, 6-3 – UNO SHOW ULTRA-CAFONAL CHE NON AVEVA NULLA A CHE FARE CON LO STORICO INCONTRO TRA BILLIE JEAN KING E BOBBY RIGGS DEL ’73 (VINTO DALLA KING): NESSUNA BATTAGLIA PER LA PARITÀ DEI SESSI. L'UNICO MESSAGGIO E' CHE ORMAI LO SPORT È IN MANO A CHI SGANCIA PIÙ SOLDI… - VIDEO

Estratto dell’articolo di Silvia Scotti per "la Repubblica"

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Chiamami con un altro nome. Non con il mio. Basta dare un altro titolo, tu chiamala se vuoi esibizione, show, spettacolo, non match, non "battaglia dei sessi". Sacrilegio, quella era un'altra cosa, era una questione di libertà, di diritti, non di cachet. Che valore ha avuto questo match negli Emirati tra un uomo e una donna? Zero, molti zeri (destinazione Iban).

Di Aryna Sabalenka, che ha perso e di Nick Kyrgios, che ha vinto 6-3, 6-3. Non c'è stato sport, non c'è stata competizione, agonismo, non c'erano lotte da combattere: c'era solo un pubblico (molto) pagante, poco schizzinoso e ancor meno competente. Spettatori, 17mila, posti con tavolini e aperitivi, abiti elegantissimi, telefoni in mano, palline lanciate in tribuna, tanti olè, vip, Ronaldo il Fenomeno e Kakà.

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Ogni due game musica alta, luci a intermittenza, selfie con alle spalle le due diverse metà del campo, quella più piccola di Sabalenka, perché le donne corrono meno del 9% e così sia, sei donna e giocatrice di un campo minore, l'altra metà, quella dell'australiano regolare, anche se ormai lei è la numero 1 e lui è numero 671 in classifica, ma sempre un uomo è, e comunque ha giocato una finale di Wimbledon tre anni fa, nel 2022.

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[…] Serissimi […] i commenti, come un post partita di uno Slam: «Contro un uomo è diverso — dice lei — la prossima volta conoscerò già le tattiche. Mi piacerebbe affrontarlo di nuovo». Rivincita? Kyrgios potrebbe dire "dipende". Ma dice: «Non credo che molte persone avrebbero alzato la mano per essere nella mia posizione». Il remake del remake? Ma la prima a criticare questa esibizione è stata proprio Billie Jean King che nel '73 fece la storia nella vera battaglia dei sessi battendo Riggs e lottando per dimostrare che i maschi non sono superiori.

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E infatti vinse, il tennis cambiò, la storia anche, nacque la Wta e mentre le donne scendevano in piazza, lanciavano reggiseni, si iniziava a parlare di divorzio e aborto, si cominciò a parlare anche di parità di salari e di montepremi per le atlete. A Dubai non c'è stata la battaglia, c'è stato solo show, bastava chiamarlo con un altro nome senza scomodare la storia. Criticato da tanti, anche dalla moglie di BJ King, l'ex tennista Ilana Kloss che l'ha definita «una baracconata». E da Boris Becker, perché «qui ha perso il tennis». Game over. E game è il nome giusto. La storia non è un gioco

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