DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Gianni Mura per “la Repubblica”
Servono 18 rigori alla Germania per eliminare un' Italia coriacea, a tratti commovente. Decisivo l' errore di Damian, ma prima ancora quelli di Zaza, Pellè e Bonucci. A un certo punto sembrava fatta per l' Italia, poi è girato il vento, si vede anche dal rigore di Hector: Buffon lo intuisce, forse lo sfiora, ma non lo respinge. Questo finale è amaro per chi perde, ma più dignitosamente di così l' Italia non poteva comportarsi.
E' andata oltre le aspettative, anche ieri con una formazione rappezzata. Ha ricostruito consensi attorno sé, un ritorno d' amore. Ha battuto due squadre tra le prime del mondo (Belgio e Spagna) ed è eliminata dai campioni del mondo dopo 18 rigori. Il modo brucia, bastava pochissimo per invertire i ruoli, ma è andata così. Si potrebbe discutere sulla rincorsa di Zaza o sulla leggerezza di Pellè, ma non è il caso. Grazie a tutti.
Partita di onesta noia. Onesta perché nessuna delle due squadre voleva concedere il minimo errore all' altra. Loew, memore del 4-1 in amichevole, aveva addirittura rispolverato la difesa a tre, per essere ancora più italiano dell' Italia, Due terzini come esterni di centrocampo: Kimmich, ben lontano da Lahm, ed Hectos, più a suo agio dalla parte di Florenzi e tra i migliori, alla fine. Peccato (per il gioco tedesco) che l' ingresso di Howedes togliesse dal campo Draxler, ossia uno dei pochi capace di saltare l' avversario in dribbling.
La noia è la logica conseguenza di una gara tattica, in cui si attende l' errore altrui, ma se l' errore non arriva, non determinante almeno, si vede proprio poco. Di questo poco è da ritenere più colpevole la Germania, che s' è snaturata. Conciata com' era, l' Italia non aveva grandi scelte. Una: sperare che Parolo non facesse troppo rimpiangere De Rossi, Due: opporre un muro elastico agli attacchi tedeschi e rendersi pericolosa appena possibile, sempre fedele al pressing alto e ai tocchi di prima.
In buona sostanza, un' Italia decisa a essere se stessa, alla faccia delle assenze, sicuramente pesanti, e una Germania che in parte rinunciava a essere se stessa, senza cavare grandi risultati da questa rinuncia.
Difficile per tutti, anche per i campioni del mondo, sviluppare una manovra decente quando sul portatore di palla, quale che fosse, scattavano i pressing e i raddoppi e non a 20 metri dalla porta di Buffon, ma a 40. In questo senso , nell' impedire alla Germania di fare il suo gioco, l' Italia è stata ammirevole.
Poche occasioni, di qua e di là, ma un' attenzione feroce su ogni contrasto, ogni rinvio.
Sulla Germania c' è da aggiungere che l' uscita dal campo di Khedira dopo uno scontro (innocente) con Chiellini ha impoverito il gioco. E' entrato Schweinsteiger, un cursore per un ragionatore. Un salvataggio di tacco di Florenzi, tre ammoniti azzurri in 5' e soprattutto il gol di Ozil, sembravano aver chiuso il discorso. Fin lì, Ozil era stato utile come un attaccapanni in un club di nudisti, ma così va il calcio. Colpita ma non affondata, l' Italia resta a galla. Ha orgoglio, e ancora un po' di fiato. Boateng, plateale mani in area, regala un calcio di rigore che Bonucci non sbaglia. Nei supplementari ricompare l' onesta noia del primo tempo, cui si somma la stanchezza. E si va ai rigori.
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