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Paola Del Vecchio per l'ANSA
Un bacio forzato in mondovisione durante la premiazione della nazionale di calcio spagnola ai Mondiali di Sidney 2023. E un pressing di intimidazioni "insostenibile", che le hanno reso la vita impossibile, fino a spingerla a lasciare Madrid per rifugiarsi in Messico. La calciatrice Jenni Hermoso ha dovuto riviverlo oggi in aula al processo davanti all'Audiencia Nacional, faccia a faccia con Luis Rubiales, l'ex presidente della Federcalcio spagnola imputato per aggressione sessuale e coercizione e minacce. Un caso che ha scosso l'opinione pubblica e ha fatto della campionessa mondiale un simbolo globale del MeToo del calcio femminile.
"Rubiales mi ha stretto la testa fra le mani e non ho potuto reagire in nessun modo. Ho sentito che il bacio era fuori contesto, che mi stava baciando il mio capo e questo non dovrebbe accadere in nessuna relazione di lavoro", ha detto Jennifer Hermoso alla corte. E ha negato che l'ex presidente del calcio iberico le abbia chiesto permesso di baciarla e di avergli dato a sua volta il consenso. "In quel momento non ho capito né ho ascoltato nulla, né ho avuto la possibilità di reagire".
Si è sentita violentata?, le ha domandato la pubblica accusa, Marta Durantez. "Sì", ha replicato la capitana della Roja. "Mi sono sentita poco rispettata, umiliata come donna. Sentivo che in quel momento era stato macchiato uno dei giorni più felici della mia vita", ha aggiunto. Pullover nero a collo alto sui jeans in tono e i capelli raccolti a coda, Jenni è rimasta per due ore e mezza a fornire i dettagli del calvario dei giorni successivi e i fatti per i quali Rubiales rischia una condanna a due anni e mezzo di carcere, richiesta dalla Procura.
Il potente ex presidente della Federcalcio fra il 2018 e il 2023, sospeso dalla Fifa e forzato dal Tribunale amministrativo dello Sport alle dimissioni, ha sempre sostenuto che fosse "un bacio fra amici" consensuale, e di essere vittima di una "caccia alle streghe". Dopo una serie di versioni contrastanti, nel settembre scorso ha infine gettato la spugna e si è dimesso. Con lui, sul banco degli imputati, anche l'ex allenatore della nazionale femminile Jorge Vilda e due dirigenti, Albert Luque e Ruben Rivera, che avrebbero fatto pressione per convincere la calciatrice ad avallare un comunicato della Federcalcio a favore di Rubiales per insabbiare lo scandalo.
La Hermoso ha spiegato che già negli spogliatoi dopo la finale e sul volo di rientro da Sidney in Spagna, quando i video con il bacio rubato erano già tendenza mondiale sulle reti sociali, Rubiales le aveva chiesto di fare una dichiarazione pubblica per giustificare la sua condotta, alla quale si era negata. Poi erano venute, secondo l'ordinanza di rinvio a giudizio, le presunte pressioni sul fratello di Jenni, il calciatore Rafael Hermoso, esercitate dall'allenatore Jorge Vilda, con la minaccia di conseguenze sulla sua carriera professionale della calciatrice.
Infatti, la capitana ha confermato in aula che non era stata convocata nella partita successiva della Nazionale. Infine, le "insopportabili pressioni", incluse le "minacce di morte, i messaggi di ogni genere", per l'enorme ripercussione del caso. "Con la mia famiglia abbiamo dovuto lasciare Madrid perché la situazione era divenuta insostenibile", ha spiegato l'attaccante, che attualmente gioca nel club Tigres in Messico.
"Nessuno nella Federazione si è degnato di chiedermi come mi sentissi. Mi sono sentita abbandonata dalla Federazione in quello che doveva essere il mio posto al sicuro", ha concluso. Il prossimo 12 febbraio sarà il turno di Rubiales e degli altri imputati davanti alla corte.
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jenni hermoso mostra il bacio con luis rubiales e ride jenni hermoso 1jenni hermoso 10jenni hermoso 11jenni hermoso 6jenni hermoso 2
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