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Laura Bandinelli per âLa Stampa'
Erick Thohir ha imparato che spendere non equivale ad ottenere risultati. Tira una brutta aria in casa Inter dopo il pareggio rocambolesco ottenuto a Livorno perché chi come il tycoon viaggia con la bussola del business spera almeno di vedere dei miglioramenti a fronte di investimenti come quelli fatti a gennaio (gli acquisti di Hernanes e di D'Ambrosio).
Thohir è di nuovo in arrivo (domani lo sbarco) ma in questi giorni ha lavorato come se si trovasse a Milano. Conference call fiume con i suoi dirigenti e e-mail a raffica per capire che cosa sta succedendo ad Appiano Gentile. Il problema della lingua gli impedisce di avere un dialogo diretto con Walter Mazzarri ma giusto per avere la percezione di che aria tirasse dopo la sfida di lunedì sera ha chiesto un resoconto su tutto ciò che è stato dichiarato e ieri mattina- non contento- ha fatto domande specifiche su una serie di scelte tattiche. Otto punti persi contro le ultime cinque in classifica, un record di 13 pareggi: risultati da esaminare al microscopio.
Per non parlare del rendimento di chi come Fredy Guarin è fresco di rinnovo: Mazzarri ieri l'ha scagionato davanti ai compagni puntando il dito su Juan Jesus rimasto fuori posizione in occasione del pareggio, Thohir però qualche domanda sul cambio del tecnico pare se la sia fatta, anche perché il colombiano era partito dalla panchina proprio per questioni di concentrazione. Una specie di punizione concordata con la società che doveva servire da lezione anche per il resto del gruppo che inizia a vedere con occhio estremamente critico questo allenatore troppo incline a «dimenticarsi» alcuni giocatori a vantaggio di altri.
Funziona sempre così, quando i risultati non arrivano gli scontenti si scatenano e le voci girano.
Ma ciò che emerge rispetto dagli anni post Triplete è che i responsabili di questa situazione sono proprio i giocatori, sopravvissuti ad una serie interminabile di bufere che hanno coinvolto la presidenza, i dirigenti e ben cinque allenatori. A giugno quindi ci sarà una totale rifondazione.
Ieri Mazzarri ha potuto contare sull'apporto del direttore generale Marco Fassone che si è affrettato ad andare alla Pinetina per capire quale fosse il livello di tensione generale. Thohir non ha nessuna intenzione di occuparsi prevalentemente della squadra come faceva Massimo Moratti perché ha altre priorità più urgenti. Ad esempio ha in agenda una serie di incontri con i vertici del calcio (arbitri compresi) per farsi conoscere e magari confrontarsi: a suo dire, infatti, il prodotto calcio va assolutamente migliorato ed è importante che al comando ci siano le persone giuste. La questione Mazzarri, invece, resterà in sospeso fino alla fine della stagione.
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