DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Arianna Testino per http://www.artribune.com/2015/11/mostra-adrian-villar-rojas-fondazione-sandretto-re-rebaudengo-torino/
La nuova veste della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – riportata all’essenzialità del suo scheletro architettonico dal progetto di Claudio Silvestrin – è l’involucro ideale per Rinascimento, la deflagrante opera installativa di Adrián Villar Rojas (Rosario, 1980).
adrian villar rojas. rinascimento 2015 installation view 17
Avvolto da una penombra sottile, che gioca con la fragilità delle trame luminose, l’intervento dell’artista argentino costringe a un paziente percorso di avvicinamento al cuore – fisico e percettivo – dell’opera, disseminata nello spazio centrale. Residui di presenze umane si condensano dentro abiti vuoti, abbandonati a terra in morbidi gomitoli di tessuti e oggetti, che segnano il tempo della dissolvenza fisica. Srotolati lungo un corridoio parallelo, gli eloquenti cumuli di assenza sorvegliano l’accesso a un “venir meno” complementare e altrettanto vivo.
La tentacolare infilata di pietre che ridisegna le logiche spaziali della Fondazione accoglie i cambiamenti di stato della presenza naturale. L’organicità animale e vegetale trova nella superficie apparentemente algida dei massi un reagente tutt’altro che neutro. Lapidi silenziose e accoglienti rifugi, le pietre tagliano e abbracciano a intervalli regolari i resti di una non-più-vita, conferendo loro una commovente dignità e, al tempo stesso, un’impietosa esposizione.
ORGANICITÀ E TEMPO
Ciò che colpisce nell’intervento di Villar Rojas è la familiarità con l’assenza e lo scorrere implacabile di un tempo che uccide, sfalda e decompone, secondo logiche naturali comuni a qualunque organismo. Per quanto separati da una parete e da un’ideale linea parallela, uomo e natura emettono lo stesso riverbero di assenza nel momento in cui la linfa vitale smette di scorrere.
Solo la pietra può accogliere – e squarciare – un simile momento di transizione, dando voce alla propria componente organica. E allora i volatili esanimi e le zucche in putrefazione, le piante protese verso una luce esangue e le mele annerite dalla muffa possono coesistere in una terra di confine, che alterna sospensione e concretezza, morte e senso di riscatto.
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Non esiste un’immagine univoca per definire il minuzioso scenario disegnato dall’artista, che stempera l’effetto funereo della veduta d’insieme nella dimensione quasi arcaica della vanitas. Non c’è una definizione per l’assenza. E forse è in questa presa di consapevolezza obbligata che si nasconde tutta la forza del gesto di Villar Rojas: un invito perentorio ad ammettere che sul terreno comune dell’assenza c’è soltanto margine per l’accettazione.
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Torino // fino al 28 febbraio 2016
Adrián Villar Rojas – Rinascimento
a cura di Irene Calderoni
FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO
Via Modane 16
011 3797600
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