DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Ieri Alcaraz è tornato a vincere il suo primo titolo da Wimbledon, battendo Medvedev 7-6, 6-1 a Indian Wells. Ieri ha posto fine ad un periodo vissuto da lui stesso in maniera negativa. E adesso in Spagna tornano a celebrarlo.
Alcaraz è tornato a brillare, tutti si sono arresi a lui
La Vanguardia scrive:
“Questo Carlos Alcaraz (20) sta diventando grande grande, migliorando nel movimento, superando l’esitazione, gestendosi con discrezione e ampliando il suo pacchetto tecnico. Il tempo passa e il mondo del tennis si arrende ai suoi piedi“.
Anche Sinner deve migliorare se vuole stare al suo passo, “deve fare un passo avanti, l’italiano che sta progredendo a poco a poco, più lentamente del murciano, perché la sua combustione è lenta. I membri della Next Gen, Zverev, Auger-Aliassime e Medvedev, l’ultima vittima dei Murciani, si sono arresi ieri sera a Indian Wells“.
Come era successo nel 2023, come era successo anche prima di Medvedev, il deserto californiano cade nelle mani di Alcaraz: 7-6 (5) e 6-1.
Il mondo del tennis si arrende ad Alcaraz, anche se la conquista ha alcune imprecisioni: alcuni errori iniziali del giorno prima, Alcaraz li ripete in finale.
«Prima dell’inizio del torneo, avevo molti dubbi a causa dell’infortunio alla caviglia. Nei due o tre giorni prima dell’inizio del torneo, mi stavo allenando con altri giocatori di altissimo livello e la verità è che non mi sentivo affatto bene», ha confessato più tardi.
Come con Sinner, in finale parte soffrendo e poi capisce come cambiare tattica
Come in semifinale contro Jannik Sinner, Alcaraz comincia costellato di dubbi, a tratti frettoloso, impreciso nei momenti decisivi. Medvedev è un tennista magro e longilineo. Gli manca la grazia fisica, non si distingue per nessuna ragione. Si getta indietro, cinque metri dietro la linea di fondo campo, e da lì fa e disfa. Quando colpisce, esagera con la spinta. Rischia poco, il giusto. E se va a rete, lo fa perché è costretto.
Durante i venti minuti iniziali, il tennis del russo è una ragnatela: la sua trappola avvolge il murciano. Medvedev strappa il servizio ad Alcaraz nel secondo gioco, accelera addirittura verso lo 0-3. Wow, iniziano i problemi.
Come il giorno prima contro il robot italiano, Alcaraz è troppo frettoloso quando si tratta di giocare i punti. Manda un numero infinito di palle in rete, fa troppi errori non forzati. Ha bisogno di calmarsi, e lo fa. Si mette il grembiule e inizia a cucinare.
Nel quinto gioco recupera il servizio perduto, e ora lo scenario è cambiato. Qui risiede una delle qualità di Alcaraz, la resilienza. Il murciano capisce come cambiare tattica mentre sta giocando.
Quando gioca contro Djokovic a Wimbledon, contempla il serbo, finisce per pattinare sull’erba, come lui. Quando si confronta con Sinner, evita i colpi potenti, passa al piano B: fa un passo indietro dietro la linea di fondo, alza più i colpi, spinge l’italiano a pensare e lui cede.
Se combatte con Medvedev, allunga gli scambi, soffoca il russo senza bandiera, lo spinge indietro e poi lo annulla.
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