RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Paolo Tomaselli per “il Corriere della Sera”
Si chiama «Sudamericano Sub 20» ed è l' equivalente dell' Europeo under 21, ma si gioca con un anno d' anticipo sull' età, perché il pallone e le speranze a certe latitudini corrono più veloci. La parola «Sub» rende bene l' idea della linea di galleggiamento: nel torneo che ha consacrato Messi e Neymar e ha dato un posto di lavoro a decine di altri giocatori, o emergi o vai a fondo.
Nicolas Diaz, difensore del Cile, e Pablo Bonilla, difensore del Venezuela, sono ancora nella fase dell' apnea, al minuto 90 di una sfida tesissima che si gioca a Roncagua, nel centro del Paese Sottile: la «Vinotinto» è avanti 2-1, dopo aver rimontato lo svantaggio iniziale; Diaz entra in area ma Bonilla con una scivolata perfetta gli sradica il pallone dei piedi, deviandolo in calcio d' angolo. A quel punto, Diaz vorrebbe il rigore, ma sa perfettamente che non c' è. E scarica la sua frustrazione sul collega 19enne, presentandosi alla vasta frontiera dell' insulto con qualcosa di completamente nuovo e di molto lontano dalle regole di ingaggio che valgono su ogni campo: «Muerto de hambre!
» sibila il cileno, in piena trance agonistica. «Morto di fame».
Bonilla col Venezuela non vincerà mai il Mondiale di calcio - la sua Nazionale non si è mai qualificata nella storia alla fase finale - ma nella categoria degli incassatori promette bene: ci pensa un attimo, si capisce che quelle parole lo feriscono, ma le liquida con un cenno del capo, come dire «ok, non c' è problema». E poi alza il pollice, ostentando serenità. In campo finisce tutto così.
Con la rabbia del giocatore del Palestino, serie A cilena, valore di mercato 100mila euro e fratello di Paulo, 24 anni e 16 presenze nel Cile dei grandi: anche lui è partito dal Palestino - squadra fondata nel 1920 da immigrati palestinesi - è passato dal Colo Colo, dal San Lorenzo in Argentina e ora gioca a Gedda in Arabia Saudita. Ma finisce soprattutto con la dignità del terzino venezuelano, che gioca in patria nel Portoguesa e ha un valore di mercato un po' più alto, di 150mila euro, almeno secondo il sito specializzato transfermarkt.it . Sono due ragazzi classe '99, che difficilmente usciranno dalla periferia del grande calcio. Ma si ritrovano d' un tratto al centro di un caso diplomatico e a una tempesta di reazioni: c' è l' indignazione dei venezuelani, che stanno vivendo da tempo il dramma della povertà e dell' emigrazione, ma anche quella dei cileni contro il loro giocatore.
Ci sono le scuse via social da parte di Diaz, che parla della «foga del momento» e di insulti irriferibili da parte dell' avversario: «Quello che ho detto non lo penso davvero. Io e la mia famiglia abbiamo molti amici venezuelani e rispetto moltissimo tutta la gente che è venuta in Cile a lavorare e a guadagnarsi la vita nel modo più giusto». La Federcalcio di Santiago, avvertita dell' intenzione dei colleghi di Caracas di denunciare il fatto alla Conmebol (l' equivalente della Uefa in Sudamerica), si sente in dovere di diffondere una nota ufficiale, con le scuse del giocatore. Bonilla incassa anche davanti ai microfoni, senza fare drammi e senza lasciarsi andare a tirate politiche o patriottiche: «Tutto a posto, stringiamoci la mano». E proviamo a diventare famosi. Non solo per una parola di troppo.
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