DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giampiero Mughini per Dagospia
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Caro Dago, come molti italiani per niente al mondo avrei rinunciato a vedere ieri pomeriggio lo scontro generazionale a Wimbledon tra il nostro Jannick Sinner e quel Novak Djokovic che sulle sue scarpe porta inciso il numero 23, il numero di slam da lui vinti come da nessun altro tennista al mondo prima di lui.
Purtroppo non è stato un vero scontro, dato che al momento la scalata del "muro" Djokovic non è alla portata del nostro bravissimo tennista metà tedesco e metà italiano. E ho detto "muro" perché esattamente di questo si tratta: di un uomo che le ribatte tutte, che te le rimanda indietro tutte, che è quasi impossibile mettere in difficoltà, dargli ansia.
Di un uomo che un mio caro e intelligente amico, l'avvocato padovano Saverio Salvan, mi ha scritto che è "antipatico", e io non sono affatto d'accordo con lui. Mi è piaciuto moltissimo il "numero" che Djokovic ha fatto a un certo punto del terzo set, il più combattuto.
C'era che la buona parte del pubblico - m'è sembrato - stesse dalla parte di Sinner e che qualcuno deve aver pronunziato qualcosa di ostile a Djokovic, al che lui ha subito reagito com'era nel suo pieno diritto. E siccome i punti necessari a vincere il game lui se li è conquistati subito dopo, ci ha messo di suo qualcosa in più. Ha atteggiato la sua faccia come quella di uno che stesse piangendo e che si asciugava le lacrime. Voleva così sfottere quelli che stavano dalla parte di Sinner. Antipatico? No, per niente. Semmai uno che non fa nulla per essere simpatico, uno che non fa mai "il piacione".
NOVAK DJOKOVIC BATTE ROGER FEDERER A WIMBLEDON 2019
Lo dico con mio personale dolore. Ai tempi delle sue memorabili sfide con il mio Roger Federer, i nove decimi del pubblico stavano dalla parte di Federer. D'altra parte in tutti i campi da tennis del mondo i nove decimi del pubblico stava con quell'artista il più rifinito di tutti, quello che maneggiava la racchetta al modo di un violino. Il che purtroppo non gli bastava quando aveva di fronte Djokovic, il quale ribatteva tutto. Non sta né in cielo né in terra dire che Djokovic è stato un tennista maggiore di Rod Laver o di Roger, sta che lui le ribatte tutte e lo fa con intelligenza e sensibilità tennistica altissime.
Per me la storia del tennis è cambiata quel giorno di luglio del 2019 quando Roger era a due punti dal vincere il suo nono Wimbledon. Due punti, e lui che aveva il servizio e il servizio di Roger non era uno scherzo. Roger perse tutti e due quei punti, Djokovic vinse dopo un interminabile tie-break al quinto set. Ricordo perfettamente uno di quei due punti.
Roger batte, un gran bel servizio epperò non tale da annichilire Djokovic, il quale lo controbatte con una formidabile sparata di dritto che fora Roger sulla sua destra. Un colpo geniale e coraggiosissimo, il colpo che ha chiuso la carriera di Roger.
Da quel giorno per molti di noi "federiani" il tennis ha tutt'altra storia. Non per questo io mi abbasso fino al giudicare "antipatico" Djokovic il vincente. Mi inchino al suo talento, al suo modo di essere "serbo" ossia duro come la roccia e forse qualcosa di più. Uno che per una questione di principio ai tempi del Covid ha dovuto rinunziare al punteggio di non ricordo quanti slam che non ha potuto giocare. Cappello.
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