“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, perdonami se scrivo di calcio: un campo di cui non ho un’esperienza professionale di prima mano. C’è solo che lo amo molto, e mi piace chiacchierarne in Tv quando mi pagano bene.
Aggiungo che leggo di solito con molto piacere il tuo Giancarlo Dotto, uno scrittore-giornalista di cui resto di stucco al pensiero che nessun giornale di carta lo utilizza.
Solo che quest’ultimo articolo sul tuo blog, un articolo in cui lui mena fendenti sprezzanti sulla nazionale italiana testé sconfitta agli europei io non lo condivido nemmeno un poco.
giancarlo dotto e giorgia surina
Né tecnicamente né sentimentalmente. Nemmeno un poco. Non condivido mai gli articoli basati sui fendenti. Sono i più facili da scrivere, i più semplicisti, i più ruffiani nel suscitare l’applauso del popolo babbeo.
Dire che questa nazionale italiana è stata miserevole, e quando ha battuto il Belgio e la Spagna e quando è stata sopraffatta ai rigori dalla Germania, è grottesco. Ma certo che tutta la storia recente di questa nazionale non prometteva nulla di esaltante.
Una nazionale che nel cuore del gioco _ al centrocampo _ perde l’uno dopo l’altro Pirlo, Marchisio, Verratti, e ultimissimamente l’infortunato De Rossi, che ti puoi aspettare? Un Paese dove non nascono più i bomber prodigio _ Riva, Boninsegna, Paolo Rossi _ e dove da anni parliamo delle ragazze straripanti con cui esce Balotelli ma non dei suoi gol (che non ci sono), che ti puoi aspettare? Che ti puoi aspettare da una squadra che di fuoriclasse ne ha solo quattro, quei “salopards” lì dietro, i quattro dell’Ave Maria juventina?
Ebbene, date queste premesse noi abbiamo fatto un Europeo da estasi. Al Belgio, che non sono così minchioni come li descrive Giancarlo, ne potevamo fare quattro. Con la Spagna siamo stati perfetti. La partita con l’Irlanda non conta un cazzo. Nei 120 minuti che avevamo di fronte i panzer tedeschi li abbiamo pattati palla su palla, e tanto più che il loro ct non aveva fatto il presuntuoso e s’era coperto ad evitare guai “azzurri”. Loro hanno fatto un gol su un rimpallaccio, noi su un rigore provocato da un Boateng che s’era disperso nell’aria. 120 minuti contro gli ex campioni del mondo, 1-1.
Ai rigori valgono i nervi, la tecnica, vale anche il fatto che loro avessero in porta quel mostro di Neuer. Con la tecnica che hanno la più parte dei nostri nazionali, inevitabile che ne venissero dei brutti rigori. Eppure anche il loro Ozil ne ha buttato via uno. Il rigore decisivo è stato quello di Bonucci, che ha reputato di tirare dall’altro lato rispetto al suo primo rigore, solo che il diabolico Neuer lo ha intuito. Lì è finita la partita.
Noi che ne usciamo a testa altissima, io che mi commuovo alle lacrime dei mie prodi Barzagli e Buffon, déi del calcio. Del calcio di oggi, che non è più quello di Puskas, Garrincha, Cruijf e nemmeno Maradona. Un calcio dov’è una lotta da energumeni palla su palla e in ogni angolo del campo.
Un calcio dove vale un rimpallo favorevole, un tiro da fuori area che lo imbrocchi perché Dio ti vuole bene, com’è stato per la Francia in una delle sue prime partite. Che è in semifinale. Pazienza. No, no, no Giancarlo. Magnifici questi azzurri, questi giocatori in carne e ossa che hanno lottato e pianto, non gli attori di un eventuale presepe calcistico che non esiste da nessuna parte al mondo.
Giampiero Mughini
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