DAGOREPORT - CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI (E UN GOVERNO) ALL'ALTEZZA, CECILIA SALA NON SAREBBE…
Rabiot trova Kean ?
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— DAZN Italia (@DAZN_IT) November 14, 2022
Gianluca Oddenino per la Stampa
È salita sul K2, ma la voglia della Juventus di continuare a scalare la classifica deve fermarsi proprio sul più bello. Il dispiacere bianconero di stopparsi dopo le sei vittorie consecutive, però, non è paragonabile a quello che dovrà provare Moise Kean in questa lunga sosta di campionato. Lui un momento così non l'aveva mai vissuto in bianconero - cinque gol segnati nelle ultime cinque partite - e vedere calare il sipario sul più bello vale una piccola smorfia in una festa dolcissima.
La doppietta con cui ha steso la Lazio, dopo aver firmato la vittoria a Verona di giovedì, fa brillare una stella ritrovata e vale una medaglia per Allegri: era rimasto senza Vlahovic e Di Maria, senza dimenticare il lento rientro di Chiesa, ma il tecnico ha saputo rilanciare il primo giocatore del 2000 a debuttare e segnare in Serie A.
«Ora Moise è molto più equilibrato dal punto di vista mentale - se lo coccola l'allenatore -: lui è esuberante, ma adesso lavora e fatica, mentre è 5-6 chili in meno rispetto allo scorso anno. C'è stato un approccio mentale diverso e si è visto».
Ha cambiato dieta e negli ultimi sei mesi ha sudato più di tutti per conquistarsi uno spazio in campo. «Il lavoro è stato ottimo e ha pagato - sorride Kean che ha esultato con la Griddy dance che va di moda nella Nfl americana -, ma grazie anche al mister: non ha mai perso la pazienza di stare a spiegarmi le cose, come attaccare lo spazio. Più facile perdere 6 kg in un anno o recuperare 10 punti in sei mesi? Penso fare la doppietta...».
Quello di Kean è stato un crescendo rossiniano: fino allo scorso 15 ottobre aveva collezionato più minuti in panchina che in campo e soprattutto era ancora a secco. Il derby, invece, è stata la svolta per lui e per la Juve. Ogni volta che ha giocato titolare, ha segnato.
Quella sera l'ex granata (prima di passare nel vivaio bianconero è stato tesserato del Toro) non ce l'ha fatta e si è mangiato anche un gol, ma ha ritrovato la fiducia e non si è più fermato. È andato a segno per la prima volta in stagione contro l'Empoli allo Stadium (21 ottobre) e poi ha realizzato il momentaneo 1-1 a Lisbona in Champions contro il Benfica in modo un po' rocambolesco, mentre il resto è storia recente: rete della vittoria a Verona e doppietta alla Lazio per il K2 bianconero.
Due gol di Kean nella stessa partita, poi, la Juve non li vedeva dall'8 marzo 2019 (a Torino contro l'Udinese) e sulla panchina c'era sempre Allegri. Il primo a credere in lui e ora a goderselo come un figliol prodig(i)o ritrovato.
L'abbraccio al momento del cambio, intenso e prolungato, vale più di mille parole. «Ad ogni fine allenamento mi fermavo con lui per capire esattamente i movimenti giusti che dovevo fare», così lo ringrazia il bomber rinato. Kean ha solo 22 anni, ma sembra aver già vissuto tre vite tra debutti precoci, esperienze agrodolci all'estero e un rapporto tormentato con la Nazionale. Ha perso il treno per Wembley e per il titolo Europeo dopo non aver convinto il ct Mancini, ma soprattutto sembrava una riserva di lusso in questa Juve che l'aveva ceduto all'Everton per poi riprenderselo dopo l'addio di Ronaldo pagandolo 35 milioni. Ora il vento è cambiato, peccato fermarsi proprio adesso.
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