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“VIERI? QUANDO CI INCONTRIAMO NON CI SALUTIAMO. MA SPERO CHE IL TEMPO CURERÀ LE FERITE” – NICOLA VENTOLA, EX ATTACCANTE DELL’INTER, PARLA DELLA ROTTURA DEL “SODALIZIO” DELLA BOBO TV E RICORDA LO SCUDETTO PERSO IL 5 MAGGIO 2002: "GRESKO FU SALVATO DALLA POLIZIA. MA QUEL CAMPIONATO IN REALTÀ L'AVEVAMO PERSO PRIMA... DA RAGAZZO MANDAI A QUEL PAESE VIALLI CHE CHIAMÒ A CASA, NON SAPEVO FOSSE DAVVERO LUI. SCELSI L’INTER PER RONALDO. UNA VOLTA ANDAI A TROVARLO IN BRASILE E NON MI CONTROLLARONO IL PASSAPORTO: 'IO QUI SONO COME IL PAPA A ROMA'"
nicola ventola chiara giuffrida
Francesco Pietrella per gazzetta.it - Estratti
C’è stato un tempo in cui Nicola Ventola dribblò persino il Ministero dell’Istruzione. “Diedi l’esame di maturità il giorno dopo aver segnato due gol alla Turchia nella finale dei Giochi del Mediterraneo, nel 1997. Usufruii di una deroga. I Carabinieri si presentarono con una traccia di italiano solo per me.
Io avevo 19 anni, avevo segnato 10 gol in B col Bari. Mi sentivo un supereroe, ma gli infortuni mi hanno devastato”. Oggi Nicola parla di calcio insieme ad Adani e Cassano. Viaggia spedito verso i cinquant’anni col suo solito sorriso, ma dietro la sua spensieratezza ci sono anche sogni infranti.
Dieci operazioni al ginocchio, un anno di inattività. Ventola, cos’è che ci siamo persi di lei?
“Chi mi ha visto a 18 anni, da Cassano a Buffon, da Totti a Pirlo, è sempre rimasto impressionato dalla mia corsa. Partivo da dietro e arrivavo in porta dozzine di volte, come un treno. Ma una volta perse queste qualità mi sono dovuto adattare. E ho perso molto, se non tutto, della mia forza”.
Nel 1998 la voleva mezza Italia.
nicola ventola bianca guaccero
“Inter e Roma mi offrivano lo stesso ingaggio, Totti mi chiamava tutti i giorni, ma scelsi i nerazzurri per Ronaldo. Parlai pure con Milan, Juve, Monaco e con Vialli, che all’epoca era al Chelsea. Gianluca chiamò a casa, rispose mia madre, quando mi disse che c’era '“il signor Vialli' al telefono risposi mandandolo a quel paese. Cavolo, era lui...”.
Il primo infortunio come fu?
“Tremendo. Ero all’apice, poi il crociato saltò in Empoli-Bari per un fallaccio di Daniele Baldini, che dopo 25 anni non mi ha ancora chiesto scusa. Rientrai contro l’Inter e segnai”.
Lo stop più grave qual è stato?
“Quello a 24 anni. In Italia non mi voleva operare nessuno, pensavo di smettere, ma Branchini mi portò da Steadman, in Colorado. Avrei dovuto fare un intervento di osteotomia, ovvero spezzare l’osso e raddrizzarlo. Una volta visitato mi disse che l’operazione sarebbe riuscita al 70%. Alla fine andò tutto bene, ma non giocai per un anno”.
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Un flash su Ronaldo?
“Siamo fratelli. Una volta andai in Brasile e all’aeroporto nessuno mi controllò il passaporto. 'Io qui come Papa a Roma', rispose”.
La punizione contro lo Spartak fu un’idea sua?
“Si era fissato, voleva darmela di tacco per farmi tirare. 'Vedi che io non sono Ronaldo, se la tiro in curva mi fischiano', gli dicevo. Andò bene: segnai un gol incredibile. Ronie era così: aizzava i tifosi come un direttore d’orchestra, prendeva di mira il povero Taribo con dozzine di tunnel. Se n’è sempre fregato delle diete”.
Lo scudetto perso il 5 maggio è il rimpianto più grande?
nicola ventola antonio cassano daniele adani
“Sì, insieme al non aver debuttato in Nazionale. Tutti ricordano la Lazio, ma noi lo buttammo via prima. Mentalmente avevamo vinto: ci eravamo portati le maglie, le telecamere. Ricordo le lacrime di Ronie e quelle dei tifosi all’aeroporto. Ci chiedemmo: 'Ma perché a noi?'".
Ma è vero che il giorno dopo Gresko fu salvato dalla polizia?
“Certo. Le persone l’avevano assalito”.
E l’Italia, invece?
“Avrei dovuto debuttare contro la Spagna, novembre 1998. Zoff me l’aveva promesso. Prima, però, ci fu Inter-Samp: guadagnai due rigori, ma al secondo cascai male e saltò il legamento. E anche il treno azzurro. L’avrei meritato”.
Com’è stato smettere a 32 anni?
nicola ventola daniele adani antonio cassano
“Tosta, ma sono fiero di una cosa: aver segnato l’ultimo gol in Serie A all’Olimpico, contro la Roma, la squadra per cui simpatizzavo da bambino. Mi dispiace essere arrivato a Torino a fine carriera, piazza incredibile. A Novara, invece, arrivai in C. Chiesi lo stipendio minimo con un bonus promozione. Quando salimmo mi volevano ammazzare”.
Il miglior Ventola dove si è visto?
“Nei due anni a Bergamo, dove segnai 15 gol in B l’anno della promozione, nei primi mesi all’Inter e a Bari. Debuttai in Serie A a 16 anni contro la Fiorentina e presi un calcione da Marcio Santos. A Grumo Appula mi divertivo a dire alla gente che avevo incassato una randellata da un campione del mondo”.
Oggi è un uomo felice?
“Sì, ho tutto e faccio ciò che amo con gli amici, Lele (Adani, ndr) e Antonio (Cassano, ndr), che mi rimprovera ancora perché da bambino non gli regalavo mai i pantaloncini. Col nostro programma, Viva el futbol, ci divertiamo da pazzi: alcuni ci amano, altri ci odiano, ad altri diamo fastidio. Ma dietro c’è competenza. Adani e Cassano vedono 6-7 partite al giorno, io un po’ meno”.
Ma l’amicizia con Vieri le manca? Dopo il litigio che causò lo scioglimento della Bobo Tv non vi siete più parlati.
“Quando si interrompe un legame di 25 anni è sempre un peccato. Quando ci incontriamo non ci salutiamo. Ma io, da uomo pacifico, dico che il tempo curerà le ferite”.
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