DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1. MILAN METTI IL PUNTO
Carlos Passerini per il “Corriere della Sera”
Ride, gioca, scherza. Insomma: il solito Rafa. Segno che la nottataccia di Torino è davvero alle spalle, insieme a polemiche e cattivi pensieri. Tutti a chiedersi come avesse preso la sostituzione all'intervallo dopo i due clamorosi errori che hanno fatalmente segnato la partita ed ecco che la risposta arriva dallo stesso Leao, o meglio dal suo linguaggio del corpo, che non tradisce mai.
Sorrisi, pacche sulle spalle, la solita inconfondibile aria da bambinone che si diverte a correre spensierato sotto la pioggia di Milanello, alla vigilia della partita che vale una stagione. Certo che domenica avrebbe preferito restare in campo, questo è chiaro, ma chi gli sta vicino assicura che il ragazzo ha capito la scelta di Pioli, il quale l'ha levato per due ragioni: mandare un segnale forte a lui e al gruppo ma anche risparmiarlo almeno un tempo in vista di stasera, quando col Salisburgo i rossoneri si giocheranno una partita da dentro o fuori. In palio ci sono gli ottavi di Champions, traguardo che manca dal 2014 e obiettivo dichiarato del club.
Servirà il contributo di tutti, a partire proprio da Rafael, che ha già dimostrato di poter essere l'uomo in più di questa squadra, se solo ne ha voglia. Basta un punto, un punto soltanto, ma proprio per questo il Diavolo deve assolutamente evitare di giocare per non perdere: se lo fai, in Europa la paghi. Anche perché di fronte ci sarà un Salisburgo ancora in pienissima corsa ma senza pressioni, a differenza del Milan.
Gli austriaci, scortati stasera a San Siro (sold out) da 5 mila tifosi e che hanno in Okafor l'uomo migliore, sognano l'impresa: con una vittoria scavalcherebbero proprio i rossoneri, che finirebbero in Europa League, di certo non la prospettiva primaverile ideale anche in ottica campionato. «Ma noi siamo portati ad attaccare e non cambieremo» ha messo in chiaro Pioli, che lunedì ha prolungato il contratto fino al 2025, con un meritato aumento di stipendio da 3,5 a 4 milioni di euro.
Anche le tempistiche della firma, prevista inizialmente per dicembre, sono significative: si tratta di un segnale di fiducia rafforzata da parte di dirigenza e nuova proprietà subito dopo la peggior gara dell'anno e a poche ore dalla più importante.
«È merito di tutti» ha aggiunto il tecnico, che intende ricambiare la stima regalando il passaggio del turno. Anche perché quella di stasera è una partita doppia, in tutti i sensi, visto che mette in palio non solo il risultato sportivo, ma anche un gruzzolo da 20 milioni di euro che velocizzerebbe il processo di ristrutturazione intrapreso con successo da Elliott e portato avanti da RedBird. I conti migliorano, il pareggio di bilancio s' intravede, ma in questo senso la Champions è fondamentale: più risultati, più investimenti.
«Non bisogna avere paura» ha ribadito Tonali, uno dei simboli del nuovo Diavolo, che tornerà a far coppia con Bennacer, mentre Giroud si riprenderà il posto da centravanti dopo la panchina di domenica, con Leao a sinistra. «Non ho dovuto dirgli niente» ha puntualizzato Pioli, che poi s' è rivolto agli austriaci: «Se s' aspettano un Milan come quello di Torino rimarranno delusi». Forte e chiaro. L'arbitro sarà lo spagnolo Lahoz, fra i top 5 mondiali negli ultimi due anni. Dopo i disastri del tedesco Siebert col Chelsea, è apprezzabile la scelta di Rosetti, numero uno dei fischietti Uefa, di spedire a San Siro uno dei suoi uomini migliori.
2. LA JUVE CERCA SPAZIO NELL'ALTRA EUROPA, LE STELLE LE PORTA IL PSG
Massimiliano Nerozzi per il “Corriere della Sera”
A riveder le stelle, davanti all'hotel Principi di Piemonte, in pieno centro, ci sono oltre mille persone e pazienza se stasera all'Allianz Stadium i fenomeni saranno avversari: telefonini spianati per Mbappé e Messi (il più invocato, di gran lunga), mentre qualche urlo spunta pure per Donnarumma e Verratti.
Del resto, al momento, le star della Juve andrebbero bene giusto per il presepe, da Pogba a Chiesa, da Vlahovic a Di Maria. Si annuncia sfida impari per la Signora dunque, ma che finisca male «non ci voglio nemmeno pensare» taglia corto Massimiliano Allegri. Male, anzi malissimo, sarebbe volare fuori (anche) dall'Europa League, dopo essere stati esclusi dalla Champions. Mentre dall'altra parte, si cullano sogni di grandeur: «Abbiamo il dovere di arrivare primi nel girone e possiamo vincere la Coppa», confessa Christophe Galtier, il tecnico chiamato dagli sceicchi a riuscire dove tanti altri hanno fallito.
Per la Juve - e Allegri, che mai era finito eliminato ai gironi - tira un'aria quasi surreale: «È una conferenza strana - attacca l'allenatore bianconero - è la prima volta che giochiamo senza il passaggio del turno in Champions. Dobbiamo però entrare in Europa League, è una competizione bella e importante».
Dura dimenticare Lisbona: «L'eliminazione mi brucia, sono ancora arrabbiato, perché a marzo non potremo misurarci con le migliori d'Europa». Di rimorsi e rimpianti c'è già pieno un baule, a partire dal crac di Pogba: «Non ho parlato con lui, ma siamo penalizzati perché non lo abbiamo mai avuto».
Dopodiché, ormai è umanamente stufo: «Inutile ripetere le stesse cose, una volta presa la decisione di non operarsi a inizio stagione, era normale che le speranze che potesse rientrare fossero ridotte al lumicino. Lui è dispiaciuto, sia per il Mondiale che per la Juve». Oltre che per il terzo posto, si gioca per l'onore. «Dobbiamo avere una reazione, pure perché i bruttissimi risultati in Champions ti fanno vedere in modo più negativo quelli in campionato». Se non altro, ci sarà spazio per i giovani, con una chance di vedere dal primo minuto Fagioli, da mezzala, e Miretti, alle spalle di Milik: una luce nella notte più oscura.
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