L'agenzia di rating S&P conferma il suo rating sull'Italia (BBB), ma conferma anche l'outlook negativo.
Standard & Poor’s
Nell'ultimo suo aggiornamento al merito di credito dell'Italia, risalente alla fine di ottobre scorso, l'agenzia di rating S&P aveva deciso di confermare il giudizio BBB, tagliando però il cosiddetto outlook da "stabile" a "negativo". Con questo segnale, aveva lasciato intendere che ci sarebbe potuta essere una revisione al ribasso della sua pagella, nell'arco di due anni.
Tre i parametri indicati come possibili cause di una bocciatura: la crescita più debole del previsto, un deficit o un debito superiore alle attese e un peggioramento delle condizioni finanziarie legate all'incertezza politica.
Come noto, dall'autunno scorso le cose non sono migliorate per il Paese in genere. Basta prendere i numeri del recente Def per rendersene conto. Ancora a dicembre, il governo indicava una stima di crescita dell'1 per cento. Poi, via via, tutte le istituzioni internazionali hanno abbassato l'asticella e lo stesso Documento di economia e finanza ha infine preso atto del rallentamento: l'esecutivo stima ora un +0,2% per il 2019.
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
Stesso dicasi del deficit/Pil, che dal "famoso" 2,04% contrattato con la Ue a fine 2018 è ora previsto al 2,4% e per molti è un obiettivo ambizioso. C'è da dire, però, che sul punto S&P era già in passato più pessimista: quando uscì il suo report sull'Italia, il governo era ancora fisso sul 2,4 e lei scrisse 2,7. Le condizioni finanziarie, infine, per ora non sembrano mutate radicalmente. Si è visto qualche segnale di restringimento sul fronte del credito bancario, ma la posizione ultra-accomodante della Bce non ha fatto scattare pericolose spirali di rialzi. Lo spread è in questi giorni intorno a 270 punti: era sopra 300 in autunno, ha raggiunto punte sopra 320 nelle settimane successive, poi è ridisceso.
STANDARD&POOR’s
STANDARD AND POOR'S
Standard & Poor’s conferma il rating dell’Italia a BBB con outlook negativo. L’agenzia ribadisce il giudizio espresso lo scorso ottobre, quando il verdetto sull’affidabilità creditizia era rimasto inalterato a fronte di un taglio dell’outlook da stabile a negativo. I rischi per il sistema-paese restano comunque sotto osservazione. S&P ha evidenziato in una nota che una inversione di tendenza sulle riforme e la volatilità della domanda esterna hanno spinto l’economia italiana in recessione. L’agenzia nota, in parallelo, un aumento del debito pubblico a fronte di un calo di quello privato.
Lo scorso 22 febbraio un altro colosso del rating, Fitch, aveva graziato l’Italia mantenendo il rating a BBB: due gradini al di sopra del junk, il livello «spazzatura» che caratterizza i paesi meno affidabili dal punto di vista creditizio.
STANDARD AND POOR S
Restano 18 mesi di tempo per abbassare il rating In seguito ala revisione in negativo dell’outlook, Standard&Poor’s ha aperto una finestra di 24 mesi per assestare un - eventuale - abbassamento del rating all’Italia. Il downgrade, come aveva comunicato la società in una nota, scatterebbe «se il deficit e il debito superassero significativamente le nostre previsioni, e se osservassimo un marcato deterioramento nelle condizioni finanziarie a causa della persistente incertezza politica». Il primo round delle agenzie di rating si chiuderà il 12 luglio con il giudizio della canadese Dbrs, per ora la più morbida nei confronti della nostra economia: lo scorso 11 gennaio è arrivato il “voto” BBB (high) con trend stabile. Il secondo round di revisioni scatterà un mese dopo: il 9 agosto è il turno di Fitch, il 6 settembre di Moody's, il 25 ottobre di S&P Global Ratings e il 15 novembre nuovamente di Dbrs.
agenzie rating 3 standard & poor's