RECESSIONE 1
L’impatto del coronavirus spingerà l’Italia in recessione nel 2020. La previsione è di Standard & Poor’s Global rating, secondo cui il Pil italiano si contrarrà dello 0,3% quest’anno, contro il +0,4% previsto a dicembre nello scenario base. Per l’intera Eurozona il taglio è dello 0,5%, per una crescita stimata che passa dall’1 allo 0,5%.
L’agenzia di rating sottolinea inoltre che, rispetto alle valutazioni fatte tre settimane fa, «la minaccia posta dal coronavirus all’economia europea è aumentata a causa di sviluppi esterni e interni». In particolare, quarantene e restrizioni potrebbero penalizzare le esportazioni di beni e servizi e, soprattutto, il turismo.
Standard & Poor’s
Inoltre, come ha spiegato S&P, la revisione delle stime e’ stata resa necessaria anche per «il deterioramento delle prospettive economiche di breve termine per Cina e Stati Uniti, i principali partner commerciali dell’Ue». A questo si aggiunge il fatto che «l’apprezzamento dell’euro avrà probabilmente un peso sull’economia dell’Eurozona, orientata all’export». L’agenzia di rating vede inoltre «un rischio crescente di shock della domanda in Europa, che potrebbe spingere al ribasso i consumi nella prima meta’ dell’anno».
Confindustria: è il momento di un «whatever it takes»
I dati sulla recessione incombente hanno allarmato Confindustria. Per l’associazione degli industriali è «il momento per l’economia italiana ed europea di un “whatever it takes” della politica economica», con un «chiaro indirizzo nell’allocazione delle risorse e degli effetti da realizzare».
vincenzo boccia
Il leader degli industriali, Vincenzo Boccia, sostiene che è «indispensabile un’ampia convergenza nazionale» tra «forze politiche, governo, istituzioni territoriali e parti sociali» e sottolinea la necessità di «un grande piano massivo di investimenti» che punti a realizzare «infrastrutture materiali, sociali e immateriali all’avanguardia. Servono investimenti pubblici, serve riattivare rapidamente tutti i cantieri e non solo quelli delle opere considerate prioritarie: la domanda pubblica deve compensare l’arretramento di quella privata».
Il «rimbalzo» nel 2021?
Una contrazione del Pil, spiega ancora S&P, «è possibile nell’Eurozona nel primo trimestre dell’anno e sarà particolarmente pronunciata in Italia, dove si è verificata l’epidemia». Secondo S&P «è prevista una ripresa a U dell’attività a partire dal secondo trimestre, ma si stima che sarà fragile dal momento che la situazione è in continua evoluzione ed è difficile prevedere in quali aree l’attività calerà o riprenderà».
RECESSIONE
L’economia italiana potrebbe comunque rimbalzare con maggior forza nel 2021. Gli economisti di S&P Global ratings stimano infatti una crescita dell’1% contro il +0,6% previsto a dicembre. Per l’intera Eurozona l’incremento dovrebbe invece attestarsi all’1,5%, con un miglioramento dello 0,3% rispetto al +1,2% precedente.
Germania ferma
Tra le altre economie, la Germania dovrebbe rimanere al palo (crescita nulla) quest’anno contro il +0,5% della vecchia previsione. Nel 2021 il prodotto tedesco potrebbe invece crescere dell’1,5% contro il +1% precedente. Drastica sforbiciata anche per la Francia, meno colpita sembra invece l’economia spagnola che potrebbe registrare un incremento dell’1,3% con un taglio dello 0,4%. Tiene la Gran Bretagna, con una riduzione della stima dello 0,2% allo 0,8%.
CHRISTINE LAGARDE
L’Italia, «finora il Paese europeo più duramente colpito dal virus», prosegue il documento, «dovrà far fronte a una contrazione dello 0,3% sull’intero anno, mentre la crescita tedesca è destinata a stagnare a causa dell’impatto sulla catena delle forniture e la minor domanda esterna». S&P si attende una rapida risposta della Bce, sollecitata anche dal taglio di mezzo punti dei tassi deciso martedì dalla Fed.
Le mosse della Bce
In particolare, gli analisti dell’agenzia di rating si attendono che l’Eurotower possa ridurre di 10 punti base il tasso sui depositi già questo mese «La domanda», sottolinea il rapporto, «è se la Bce agirà in occasione del suo direttivo già in calendario o in occasione di un meeting straordinario». Inoltre, conclude l’analisi, la banca centrale europea potrebbe «alleviare l’impatto dei tassi sempre più negativi sui margini delle banche».