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    STASERA LA LISTA DI BANCHIERI PER IL DOPO-MUSTIER SARÀ RIDOTTA DA 8 A 3 NOMI. PER SCEGLIERE IL NUOVO AD IN TUTTA FRETTA È STATA INGAGGIATA GIOVANNA GALLÌ (SPENCER STUART) DOPO CHE PER IL PRESIDENTE UNICREDIT SI È AFFIDATA A UNA MISTERIOSA ''TASK FORCE'' INTERNA E TOTALMENTE SCONOSCIUTA AGLI AZIONISTI. TI CREDO: PADOAN, EX MINISTRO DEL TESORO E ATTUALE DEPUTATO DEL COLLEGIO DI SIENA, NON ERA CERTO UN PROFILO DA CACCIATORI DI TESTE. PER ARRIVARE A LUI, NOME DECISO DAL GOVERNO, SERVIVA UNA ''SCORCIATOIA''


     
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    PIERCARLO PADOAN CON ELKETTE DI UNICREDIT PIERCARLO PADOAN CON ELKETTE DI UNICREDIT

    Dagonota

    Se per la scelta del presidente Unicredit si è affidata alla misteriosa ''task force'' interna (vedi articolo che segue), per il successore di Mustier ha fatto ricorso a una più istituzionale società di cacciatori di teste, Spencer Stuart.

     

    Il cui capo in italia, Carlo Corsi, si vantava qualche giorno fa sul Corriere della sua capacità di tenere a bada l'influenza della politica nelle liste di nomi proposte ad azionisti e cda.

    carlo corsi goffredo mencagli foto di bacco carlo corsi goffredo mencagli foto di bacco

     

    Non facile quindi il lavoro degli head hunter in questo caso, visto che il CEO dovrà affiancare un signore che attualmente è deputato del Pd nel collegio di Siena nonché ex ministro dell'Economia nei governi Renzi e Gentiloni.

     

    In Unicredit hanno fretta di trovare un banchiere che prenda il posto del francese dimissionario, e non possono permettersi di aspettare l'assemblea di aprile con un Mustier dimissionario. La lista è oggi composta da 8 nomi, ma stasera la manager di Spencer Stuart che si occupa della selezione, Giovanna Gallì, la ridurrà a una gara a tre, sulla quale dovranno poi esprimersi i vertici di Unicredit.

     

    RENZI MERKEL PADOAN SCHAEUBLE RENZI MERKEL PADOAN SCHAEUBLE

     

     

    1. UNICREDIT, LA NOMINA DI PADOAN E LA “TASK FORCE” IGNOTA AGLI AZIONISTI

    Alessandro Graziani per https://alessandrograziani.blog.ilsole24ore.com/

     

    Chi decide le nomine al vertice del gruppo UniCredit? E attraverso quali organi sociali si è’ arrivati alla scelta dell’ex ministro Pier Carlo Padoan come presidente designato?

    mustier parzani mustier parzani

     

    La comunicazione ufficiale che ha annunciato al mercato la sua nomina recita così’. “UniCredit rende noto che oggi, 13 ottobre 2020, il Consiglio di Amministrazione, con il supporto di una Task Force composta di amministratori indipendenti guidata dal Vice Presidente Lamberto Andreotti, ha cooptato all’unanimità il Prof. Pier Carlo Padoan quale amministratore non esecutivo, dopo averlo identificato come miglior candidato per la posizione di Presidente di UniCredit per il prossimo mandato (2021-2023). Lo stesso resterà in carica come consigliere fino all’assemblea chiamata ad approvare il bilancio di esercizio 2020 e a rinnovare l’intero Consiglio di Amministrazione”.

    giovanna galli giovanna galli

     

    Nelle procedure ufficiali di nomina dei consiglieri, la Task Force non esiste formalmente tra gli organi societari. Le regole prevedono che la responsabilità’ della scelta degli amministratori sia del consiglio di amministrazione, che si avvale dei lavori preparatori a cura del comitato corporate governance e nomine. Il quale, a sua volta, può’ avvalersi del contributo esterno di una società’ di head hunter per la preselezione dei candidati.

     

    Che ruolo ha dunque questa “Task Force”, finora sconosciuta agli azionisti della public company UniCredit? E chi ne fa parte? La banca finora non ha comunicato la sua composizione. Un’informazione quantitativa l’ha fornita lo stesso Padoan in un’intervista al Corriere della Sera del 6 dicembre in cui ha affermato che la sua nomina e’ arrivata al termine di un “processo trasparente e rigoroso, gestito da una task force di quattro consiglieri indipendenti”. Ma i nomi dei consiglieri che compongono la Task Force e che hanno gestito la sua nomina restano riservati.

     

    piercarlo padoan piercarlo padoan

    Nessuno dubita che il processo di selezione dei candidati sia avvenuto con correttezza, ma forse sarebbe opportuno chiarire al mercato e agli azionisti proprietari della banca come e perché’ agli organi societari ufficiali si è’ aggiunta un’entita’ decisionale dalla composizione ignota.

     

    Legittimamente il professor Padoan, che vanta un curriculum di esperienze internazionali di grande rilievo all’Ocse e al Fmi, esclude che la sua nomina sia di natura politica. Ma non si può’ certo chiedere a lui di spiegare le procedure con cui in UniCredit si è’ arrivati alla sua nomina.

     

    SPENCER STUART SPENCER STUART

    Al presidente in carica Cesare Bisoni, che resta tuttora il massimo rappresentante degli azionisti, il compito di dare qualche spiegazione. Anche per capire se la Task Force si occuperà’ pure di una scelta delicata come del nuovo ceo.

     

     

    2. UNICREDIT, PADOAN VEDE I SOCI SUL CEO IL CDA SI GIOCA IL RINNOVO

    Luca Davi per ''Il Sole 24 Ore''

     

    giovanna galli giovanna galli

    A una settimana dal terremoto al vertice, il board di UniCredit inizia a tracciare la rotta del dopo-Mustier. Un percorso che, va detto, non si prospetta banale, perché molti sono i pezzi del puzzle da mettere al loro posto mentre scarso è il tempo a disposizione.

     

    Di certo da subito il cda di piazza Gae Aulenti si è messo al lavoro e «con urgenza» per trovare quanto prima il banchiere che dovrà riportare la banca in carreggiata, dopo lo strappo di Jean Pierre Mustier.

     

    I colloqui sarebbero già in corso e l’auspicio è di chiudere entro fine mese, per quanto qualcuno speri di fare anche prima. E anche in questo contesto la banca ha intrapreso un dialogo con gli investitori: a quanto risulta al Sole 24Ore, il presidente designato Pier Carlo Padoan ha già avviato infatti un primo round di incontri con i grandi azionisti della banca - dai fondi alle fondazioni storiche - per rassicurare sulla fase di transizione e ascoltare le reciproche riflessioni sulla futura figura di leadership. Una prassi consueta, quella dell’incontro con gli investitori per il presidente in occasione dell’insediamento, ma che è stata accelerata data la situazione.

     

    MUSTIER ELKETTE MUSTIER ELKETTE

    L’identikit del futuro Ceo, i cui profili qualitativi saranno condivisi giovedì nel corso del Cda ordinario della banca, è chiaro. Serve un manager con una visione internazionale e capace di guidare una struttura multiforme e globale come è UniCredit, che abbia competenze che vadano dal retail al corporate e investment banking, che sappia interloquire con il board, la Vigilanza e i regolatori, ma che soprattutto sia in grado di ridare slancio (e fiducia) all’intera macchina operativa. Serve insomma qualcuno che sappia compattare l’intero team manageriale - che al netto della prima linea (o meglio di una sua parte) si è sentito poco coinvolto da Mustier – e la rete commerciale, a lungo messa sotto pressione e poco valorizzata.

     

    I possibili candidati

    Alberto Nagel Alberto Nagel

    Insomma, un banchiere a tutto tondo, e di elevato standing. La ricerca, avviata con il supporto dell’advisor Spencer Stuart, non è banale. Ma i nomi dei possibili candidati cui guarda il mercato non mancano. E vanno dal ceo di Mediobanca Alberto Nagel a Fabio Gallia, da Marco Morelli a Victor Massiah, da Flavio Valeri a Diego De Giorgi. Occhi puntati anche sul mondo Nexi, in particolare al ceo Paolo Bertoluzzo e al cfo Bernardo Mingrone. Ma ad essere aperte sono anche le ipotesi interne, come Carlo Vivaldi, Francesco Giordano, Niccolò Ubertalli e Wouter Devriendt, già Ceo di Dexia.

     

    Le sfide del Ceo e del board

    Si vedrà. Di certo, qualunque sia il nome scelto dal board, il futuro inquilino del 28esimo piano della Unicredit Tower dovrà superare una sfida nella sfida. Perchè oltre alla nuova strategia e all’aspetto motivazionale interno, il successore di Mustier dovrà curare il rapporto con tutti gli azionisti a partire dal suo insediamento. Ma a farlo, e sin da oggi, come sta già accadendo del resto, dovrà essere anche il board. Dopo aver legittimamente deciso di accompagnare all’uscita Mustier, oggi il Cda è chiamato a trovare un sostituto all’altezza del ruolo che lo attende, dando così adeguate rassicurazioni agli investitori i quali, seppur silenti, rimangono pur sempre i proprietari della banca. La sfida è di quelle importanti e su questa si misurerà la maturità di una grande società quotata di dimensioni europee come è UniCredit, la prima tra le banche in Italia a darsi la facoltà di far promuovere al proprio Cda una lista per il rinnovo.

     

    BERNARDO MINGRONE BERNARDO MINGRONE

    I grandi azionisti della banca e il rinnovo in vista

    Del resto, da vera public company internazionale, oggi UniCredit vede una manciata di grandi azionisti - in particolare fondi e fondazioni con quote significative (oltre il 3%) e che assieme valgono circa il 13% del capitale - e accanto una vasta schiera di fondi istituzionali globali. Da “padrone” incontrastato della banca qual è stato per lungo tempo, Mustier ha coltivato un rapporto fiduciario con un plotone di soggetti istituzionali. Alcuni dei quali, va detto, pur non essendo soddisfatti delle performance finanziarie, hanno comunque continuato a dargli credito, almeno in parte.

    MARCO MORELLI1 MARCO MORELLI1

     

    Il tutto nella speranza che le promesse fatte nel quadro del nuovo piano industriale (dividendi cash per 6 miliardi e buyback per altri 2 miliardi entro il 2023 ), prendessero forma. Le cose, si sa, sono andate in altro modo. E il passo indietro “a sorpresa” di Mustier - considerato superficialmente il garante “unico” della preservazione del capitale - in assenza di immediate alternative offerte dal board è stato scambiato dai mercati con l’automatico via libera all’aggregazione con Montepaschi, con tutti i rischi del caso, tra l’altro, legati a una possibile dissipazione di valore e di erosione del patrimonio.

    VICTOR MASSIAH VICTOR MASSIAH

     

    Da qua, dunque, dovrà ripartire il futuro Ceo. Ma da qua dovrà ripartire anche il board, che oggi può sì pensare di potersi riprendere la funzione di indirizzo strategico che le spetta. Ma che nel contempo deve anche dimostrare di aver scelto l’uomo giusto per il posto giusto. In gioco, il prossimo aprile, c’è del resto il rinnovo dell’intero consiglio: un banco di prova che nessuno può permettersi di sbagliare.

     

     

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