Andrea Sorrentino per la Repubblica
ancelotti
Vita da allenatori. Ricchi, famosi, stressati, sulla graticola per definizione, e per contratto, a volte, in balia di siffatte domande: «Lei teme che in caso di sconfitta stasera potrebbe perdere il posto?». La formula un giornalista nigeriano, e a Carlo Ancelotti scappa da ridere, e il collega insiste, così Carlo concede: «Mi fa piacere che in Nigeria siate così interessati al mio destino, ma spero proprio che questa cosa non accada».
È appena la vigilia di Psg-Bayern, seconda di Champions (non ci sarà il portiere Neuer infortunato, i parigini col tridente da 460 milioni Mbappé- Cavani-Neymar), nulla di importante si deciderà stasera e al massimo si capirà chi potrebbe essere primo nel girone, e in fondo il Bayern finora ha vinto 7 partite ufficiali su 9, ha perso solo 2-0 con l' Hoffenheim e pareggiato col Wolfsburg, in Bundesliga è a -3 dal Borussia Dortmund capolista, dopo la gara di esordio in Champions col 3-0 all' Anderlecht è già davanti a tutti per possesso palla (68%) e tiri tentati (29).
ancelotti
Ma allenare il Bayern è anche questo: se non vinci ogni partita, arriva la piena. Dubbi e polemiche su Carlo impazzano in Germania, alimentate dai terribili e ciarlieri ex, gli ultimi Lothar Matthäus e Mario Basler, prima di loro Oliver Kahn, che lo fanno a fettine perché non fa giocare questo o quello, perché la squadra è molle, perché segna poco o subisce troppo.
Vecchie storie. Nel Bayern è in atto un cambio generazionale che Ancelotti deve guidare, così la rinuncia a un totem come Thomas Müller fa rumore e partono i cannoneggiamenti interni, oppure se non giocano Robben e Ribery. Inevitabile. Ma Carlo ha allenato il Real Madrid per due anni, quindi ha visto di peggio, poi ci mette la sua solita ironia:
«Non conosco le critiche sul mio conto perché non leggo i giornali: non capisco il tedesco», ha detto l' altro giorno, e in parte è verissimo. Così scrolla il testone, inarca il sopracciglio, intrattiene la platea in inglese (buono), francese (così così ma può andare), tedesco (pessimo, infatti dice solo una frase poi torna all' inglese), e fa il suo mestiere. Tanto, alla fine di questa stagione, vadano come vadano le cose al Bayern, non gli mancheranno profferte. Una, dicono negli ultimi giorni a Parigi, potrebbe arrivargli proprio dal Psg, il club che lui allenò per un anno e mezzo prima di fuggire al Real Madrid, nel 2013. All' epoca i rapporti col presidente Al Khelaifi si guastarono ma ora sono tornati buoni.
CARLO DAVIDE ANCELOTTI
Al Psg serve un navigato gestore di uno spogliatoio difficile, zeppo di ego smisurati, da Neymar in giù, e ormai si è capito che il buon Unai Emery lo maneggia con difficoltà, anzi proprio non ce la fa. Ieri il basco è arrivato terreo in conferenza stampa e non è riuscito neppure a dire chi sarà il rigorista stasera, dopo la lite tra Cavani e Neymar che ha incendiato Parigi: «Tutti vogliono tirare i rigori. Ho parlato con i giocatori e abbiamo preso una decisione», ma si sa che certe questioni passano anche sopra la sua testa. Emery osserva: «Stiamo crescendo, in Europa tutti ci guardano e abbiamo ormai molti nemici». Quelli del Bayern, che in estate hanno guidato la fronda contro le spese del Psg con l' Uefa, di sicuro: «In campo non vanno i soldi, ma la qualità dei giocatori», avverte Robben.
ANCELOTTI
E il presidente Hoeness va ancora giù duro: «Comprare giocatori da 100 milioni è inaccettabile per il Bayern. Verrà il giorno in cui chi adesso sventola il denaro dovrà abbassare lo sguardo». Mica male, questo Psg-Bayern.
CARLO DAVIDE ANCELOTTI ANCELOTTI VINCE IL CAMPIONATO CON IL BAYERN ANCELOTTI VINCE IL CAMPIONATO CON IL BAYERN CARLO DAVIDE ANCELOTTI ANCELOTTI ANCELOTTI ANCELOTTI A EDICOLA FIORE