CIVIL WAR CONQUISTA IL PUBBLICO USA AL SUO DEBUTTO IN SALA
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(ANSA) - Civil War conquista il pubblico nordamericano al suo debutto in sala. Il thriller distopico firmato da Alex Garland per A24 ha guadagnato 25,7 milioni di dollari questo fine settimana scalando la top five dei più visti al cinema. È il primo progetto dello studio indipendente di New York che abbia mai guidato il botteghino di Stati Uniti e Canada.
Il film, con Kirsten Dunst nei panni di una giornalista che attraversa un paese violentemente diviso, ha solleticato la curiosità del pubblico, attratto da questa spaccatura tra stati democratici e repubblicani esasperata fino alle estreme conseguenze, in un anno che si chiuderà con le elezioni presidenziali.
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Civil War è costato 50 milioni di dollari: il film più costoso mai prodotto dalla A24, che si è già assicurata i diritti per i mercati esteri, recuperando l'investimento ancora prima che il thriller arrivasse sul grande schermo in Nord America. Civil War è l'unica nuova uscita del fine settimana. […]
“FILM NECESSARIO” “NO, È SUPERFICIALE” GLI USA SI DIVIDONO
Estratto dell’articolo di Anna Lombardi per “La Repubblica”
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L’America distopica della porta accanto. Quella tutta aquila e pollo fritto che tiene più al fucile che alla vita del vicino di casa e si sente espropriata dalle sue stesse istituzioni che provano a imporre limiti.
E che, il 6 gennaio 2021, ci ha dato un assaggio della sua latente schizofrenia usando l’asta delle bandiera a stelle e strisce come arma contundente per sfondare i cordoni della polizia e i portoni del suo tempio politico più sacro, con l’assalto al Congresso riunito per convalidare l’esito delle elezioni presidenziali 2020. È anche tutto questo Civil war : il nuovo film di Alex Garland appena approdato nelle sale statunitensi.
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Guarda solo appena un po’ più in là. Ipotizzando cosa potrebbe succedere se le cose si esasperassero davvero, in un’America già iper divisa dalla retorica politica che rimbalza sui social, dove il 43% dei cittadini già pensa che una guerra civile è effettivamente possibile entro il prossimo decennio e il 23% concorda che “la violenza potrebbe essere necessaria a salvare il Paese”.
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[...] Certo è anche per questo che nel Paese dilaniato dall’attesa di presidenziali cruciali già ripetizione — in peggio — di quelle del 2020, il film pseudo-fantascientifico di Garland stia dividendo a sua volta. Fra recensori entusiasti che hanno scritto critiche esaltanti ed adulatorie. E i delusi che gli rimproverano di essersi fermato un attimo prima.
Non essere andato abbastanza a fondo nel raccontare le forze ideologiche che effettivamente stanno polarizzando l’America, dipingendo invece una mappa di divisioni immaginarie, quelle che la sua casa di produzione A24 ha pubblicato sul sito: fra Lealisti, Alleanza della Florida meridionale, Forze secessioniste occidentali della California e del Texas (Stati, molti arguiscono, che mai si metterebbero insieme, l’uno di indole conservatrice, l’altro profondamente liberal com’è). E pure il Nuovo Esercito Popolare del nord-ovest: il più individualista e cattivo.
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«Americani di dove?», chiede uno di loro in mimetica e occhiali rossi ai protagonisti che non a caso sono fotogiornalisti: l’ultimo baluardo della verità oggettiva. Dimenticando che nella realtà odierna solo una parte del Paese sembra aver perso la testa, inseguendo la “Big lie” di Trump, la grande bugia delle elezioni rubate che portò proprio a quell’insurrezione che domani potrebbe ripetersi ancora. «Se perdo sarà un bagno di sangue», ha già minacciato il tycoon.
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Garland accusato insomma di “superficialismo” nell’aver denunciato l’estremismo sì — ma senza etichette — della politica americana. Tanto da costringerlo a difendersi: «Ho una posizione politica chiara e amici pure dall’altra parte. Cosa c’è da capire?».
Per il New York Times , la decisione di tenere le bandiere politiche quanto meno sfumate sullo sfondo di uno scenario così apocalittico è la formula giusta. L’unico modo che permetterà al film di mettere davvero tutti in allarme. Premonizione di come l’America del “qui non può succedere” tratteggiato da Sinclair Lewis nel 1935 è effettivamente ancora qui. [...]
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