Estratto dell'articolo di Matteo Castagnoli e Cesare Giuzzi per www.corriere.it
Alex Baiocco
«Stavo facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici. Quando stendevo il cavo mi sentivo partecipe del gruppo ed avevo bisogno di approvazione». È così che Alex Baiocco, 24 anni, tre ricoveri per disturbi psichiatrici, decide insieme a «Ema» e «Miki», amici conosciuti via social di cui neppure sa il cognome, di svoltare la serata.
[...] «Io quella sera ero a casa, un po’ triste, con l’umore basso. Quando è arrivato il mio amico, ho pensato che uscire mi avrebbe fatto bene.
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In quel momento eravamo molto scherzosi, continuavamo a ridere, io ho ritenuto di seguire il gruppo. Era un gioco senza regole, non c’era un’altezza prestabilita alla quale intendevamo mettere il cavo, in generale non c’è stata una programmazione della cosa, ma solo “prendi il cavo e tiralo”». Lo racconta così Alex, nell’interrogatorio davanti al giudice Domenico Santoro, quel «gioco senza regole». Ma il pm Enrico Pavone lo definisce in un altro modo: «assurdo». [...]
Alex Baiocco
Il cavo d’acciaio, piazzato tra le corsie di viale Toscana lungo la circonvallazione più trafficata di Milano nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, Baiocco conferma di averlo preso da un cantiere. «Abbiamo iniziato a giocare per fare il salto della corda. Eravamo ubriachi. A qualcuno, non mi ricordo a chi, è venuta questa idea stupida di legare la corda da un lato all’altro della strada.
L’idea era di capire quanto fosse lungo il cavo, non di bloccare la strada. Quindi, Michele ed Ema hanno legato il filo di acciaio a un palo della segnaletica stradale, io l’ho stirato e legato malamente ad un albero». Il 24enne — che ha problemi di hashish, cocaina e droghe sintetiche — dice di aver compreso solo una volta davanti ai carabinieri la gravità di quello che ha fatto. «Non stava passando nessuno [...]». Poi i ragazzi si accorgono che un testimone, Nicola Ricciardelli, li guarda da una finestra: «Ci siamo spaventati e siamo corsi via.
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Michele mi diceva di tornare indietro per togliere il cavo e io ho appoggiato la sua idea. Abbiamo sentito un boato, un’auto era passata danneggiandosi contro il cavo, che si è rotto. L’automobilista si è fermato, tornando indietro per recuperare i pezzi. Sono pentito perché avrei dovuto soccorrerlo».
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Il giudice ha convalidato l’arresto e ha disposto il carcere solo per «blocco stradale aggravato» (pena massima di 12 anni). Cade l’accusa di strage, perché manca il «dolo specifico di uccidere» che il giudice ha l’obbligo di valutare. La Procura sta vagliando la posizione dei due giovani fuggiti ma identificati.
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