• Dagospia

    ''STAVOLTA MI TOCCA DARE RAGIONE A RENZI'' - BELPIETRO: ''CONTE HA FATTO UNA LEGGE CHE HA SALVATO IL SUOCERO, VUOLE CONTROLLARE DA SOLO I 200 MILIARDI DEL RECOVERY FUND, METTE LE MANI SUI SERVIZI SEGRETI. HA RAGIONE RENZI:  PUR DI SOSTENERE QUESTO REGIMETTO, SONO SCOMPARSI TUTTI GLI INDIGNATI CHE CON BERLUSCONI SAREBBERO SCESI IN PIAZZA'' - GLI IMBARAZZI CHE LA FAMIGLIA "ALLARGATA" AI PALADINO CAUSA AL PREMIER: DALLA SCORTA ALLE TASSE NON VERSATE


     
    Guarda la fotogallery

     

    1. GIUSEPPI SALVA IL SUOCERO MA NESSUNO FIATA

    maurizio belpietro maurizio belpietro

    Maurizio Belpietro per "la Verità"

     

    È sempre divertente ascoltare Matteo Renzi, perché l' uomo riesce ogni volta a stupire. Se mercoledì non sono riuscito a seguirlo durante il suo intervento in Senato, quando ha votato a favore del governo sul Mes minacciando tuttavia di votare contro il medesimo governo sulla cabina di regia, in serata ho recuperato, grazie alla puntata di Porta a Porta a cui ho partecipato. Prima che la trasmissione iniziasse, conversando con Bruno Vespa e senza sospettare che i microfoni fossero accesi, l' ex presidente del Consiglio si è lasciato andare a uno sfogo contro Conte, accusandolo di aver tentato di escludere il Parlamento dalla gestione dei fondi del Recovery plan. «Io ne ho viste di tutti i colori e ne ho fatte di tutti i colori» ha detto il senatore semplice di Scandicci, «ma una cosa come questa non mi era mai capitata».

    GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI

     

    Più tardi, a telecamere accese e dunque consapevole di essere registrato, Renzi ha anche rincarato, aggiungendo qualche altra osservazione sull' operato dell' attuale inquilino di Palazzo Chigi. «Se Berlusconi avesse fatto ciò che sta tentando di fare Conte, avremmo avuto la gente in piazza». Per essere certo di essersi fatto capire bene, il fondatore di Italia viva non l' ha detto una volta, ma due. Ci sarebbe da chiedersi perché Renzi tenga ancora in piedi un tizio che, a suo dire, con un colpo di mano ha provato a eliminare i controlli del Parlamento e anche quelli del Consiglio dei ministri. Perché, nonostante il tentato golpe, lui e i suoi uomini gli votino ancora la fiducia.

     

    MAURIZIO BELPIETRO ANTONIO ROSSITTO GIUSEPPE CONTE IL TRASFORMISTA MAURIZIO BELPIETRO ANTONIO ROSSITTO GIUSEPPE CONTE IL TRASFORMISTA

    Tuttavia, al di là delle contorsioni politiche con cui l' ex segretario del Pd giustifica le proprie scelte, ciò che conta è il giudizio. A parere di Renzi, la manovra per sottrarre all' occhio delle Camere e dei ministeri le modalità di spesa di 200 miliardi di euro è una mossa degna di un Paese sudamericano e l' avesse fatto il Cavaliere, i compagni sarebbero scesi in piazza. Invece no, nonostante il tentativo di far passare di notte una cabina di regia che espropriava le sedi istituzionali del proprio ruolo, la sinistra non è scesa in piazza ma, a parte Renzi e pochi altri, è stata prudentemente zitta.

     

    Silenzio anche sulla manina che ha cercato di far nascere una fondazione dei servizi segreti, magari con diritto naturale di presidenza concesso per legge all' ultimo inquilino di Palazzo Chigi. Anche quella è da considerarsi una mossa alla cilena, tale da garantire per lungo tempo al presidente del Consiglio il controllo, sebbene indiretto, dei nostri 007.

     

    Oggi Conte ha la delega sulle operazioni riservate e un domani, grazie a questa invenzione di cui non si sente la mancanza, potrebbe in qualche modo, se non mantenerla, almeno conservare un occhio e forse anche un orecchio sui grandi segreti della Repubblica. Anche questa sarebbe una decisione per cui scendere in piazza. Per dirla con Renzi, ai tempi di Berlusconi la sinistra lo avrebbe fatto, ma adesso che sta al governo è ammutolita.

    MATTEO RENZI DA VESPA MATTEO RENZI DA VESPA

     

    Un altro esempio di qualche cosa che avrebbe suscitato un gran casino, con manifestazioni, titoloni sui giornali e grandi dibattiti tv? La pena revocata al suocero del premier. Dovete sapere che il papà di Olivia, l' eterea fidanzata di Conte, era finito nei guai e per una faccenda di imposte non pagate ed era stato condannato a un anno e due mesi di reclusione con l' accusa di peculato. In pratica, da gestore dell' hotel Plaza di Roma, uno dei grandi alberghi che si affaccia su via del Corso, Cesare Paladino si era scordato di versare al Comune 2 milioni di tasse di soggiorno.

     

    giuseppe conte olivia paladino giuseppe conte olivia paladino

    Una dimenticanza non da poco, durata quattro anni, dal 2014 al 2018. Guarda caso, all' inizio di giugno di due anni fa, Giuseppe Conte, fidanzato di Olivia Paladino, che del Plaza è proprietaria al 47% tramite una società, diviene presidente del Consiglio, prima di un governo gialloblù e poi di uno giallorosso, perché l' importante è non dimettersi. Risultato, dopo qualche tempo, fra le mille cose che il governo vara c' è pure una leggina che sana certe dimenticanze. Risultato, il giudice revoca la condanna del suocero del premier «perché il fatto non è previsto dalla legge come reato».

     

    Fosse capitato ai tempi del Cavaliere, chissà che cosa sarebbe accaduto, di certo qualcuno si sarebbe strappato i capelli denunciando il conflitto d' interessi. Ma siccome è successo con la sinistra al governo, Conte a Palazzo Chigi e gli italiani rinchiusi in casa, sui giornali ieri siamo riusciti a rintracciare solo una notizia formato francobollo: nulla di più.

    Spiace doverlo ammettere: ma per una volta ha ragione Renzi. All' improvviso, pur di sostenere questo regimetto, sono scomparsi tutti gli indignati speciali.

     

    2. FUGHE, SCORTE E PATRIMONI LA FAMIGLIA ALLARGATA DI CONTE PORTA SOLO GUAI

    ESPOSTO CONTRO CONTE IN CUI SI FA RIFERIMENTO ALL USO DELLA SCORTA PER OLIVIA PALADINO ESPOSTO CONTRO CONTE IN CUI SI FA RIFERIMENTO ALL USO DELLA SCORTA PER OLIVIA PALADINO

    Fabio Amendolara per "la Verità"

     

    Le parentele acquisite del premier, Giuseppe Conte, cominciano a diventare davvero molto imbarazzanti per il governo: e la notizia della cancellazione della condanna per peculato per il papà della fidanzata che non aveva versato 2 milioni di euro di tassa di soggiorno del Plaza, l' hotel romano superlusso controllato pure da Olivia Paladino, è solo l' ultima nota dolente. Non per la riforma della sentenza di patteggiamento a un anno e due mesi di reclusione, che era diventata definitiva e che gli avvocati di mister Cesare Paladino sono stati bravi a ribaltare, ma perché è la diretta conseguenza di una riforma voluta dal governo giallorosso capeggiato da Giuseppi.

     

    olivia paladino nascosta in un supermercato olivia paladino nascosta in un supermercato

    Con un colpo di spugna, infatti, il 19 maggio 2020, grazie al comma terzo e al comma quarto dell' articolo 180 del decreto Rilancio, per la legislazione italiana la condotta di omesso versamento dell' imposta di soggiorno non è più un reato penale. Un' operazione che fa il paio con la rottamazione ter varata dal primo governo Conte (che ha dimezzato i 36 milioni di debiti con l' Agenzia delle entrate) e che a soli sette mesi dalla sua approvazione ha fruttato la risoluzione dei problemi penali di mister Paladino.

     

    «Chissà che ne pensano Grillo, M5s, Anac, Antitrust. Chissà che ne pensa il direttore dell' Agenzia delle entrate, che spiega come i 90 miliardi di euro di evasione fiscale annua siano la vera piaga che impedisce all' Italia di avere servizi efficienti e tasse più basse». Il deputato di Italia viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, si è sfogato su Facebook. E si è chiesto: «C' è ancora qualcuno che ha il coraggio di dire che le domande delle Iene, contro le quali sono stati mandati a intervenire addirittura gli agenti della scorta del premier, non meritavano risposte?».

     

    OLIVIA PALADINO EDITORIAL MANAGER GRAND HOTEL PLAZA OLIVIA PALADINO EDITORIAL MANAGER GRAND HOTEL PLAZA

    C' è da precisare che i 2 milioni di euro, poi, Paladino, con i suoi tempi, li ha restituiti al Comune. Ma la domanda di Anzaldi sulla scorta del premier che è andata in soccorso di Olivia, rintanata nel market sotto casa resta ancora senza risposte. Il salvataggio di Olivia è costato un' iscrizione nel registro degli indagati con relativo invio degli atti al tribunale dei ministri (nato da un esposto di Roberta Angelilli di Fdi dopo lo scoop della Verità). Gli uomini della scorta, stando alla ricostruzione del ministero dell' Interno, avrebbero aiutato Olivia a uscire dal market e lei, senza salire sull' auto blu, sarebbe rientrata a piedi a casa. Lasciando in custodia al titolare dell' alimentari, però, la sua borsa da palestra.

    le bimbe di olivia paladino su instagram 2 le bimbe di olivia paladino su instagram 2

    Su Dagospia, a quel punto, Dago si è chiesto se «la pallida Paladino si andava per caso ad allenare in una palestra il 26 ottobre, il giorno dopo il dpcm firmato dal suo compagno che ha decretato la chiusura di tutte le strutture sportive al chiuso d' Italia».

     

    Qualche giorno dopo, la sera di Halloween per la precisione, si accendono i riflettori su un nuovo giallo: Giuseppi e Olivia a cena in un' enoteca, nonostante la chiusura dei locali stabilita da uno dei dpcm. Il titolare del locale spiegò: «Una delle ultime volte che sono venuti al locale mi pare che fosse settembre». Il registro delle prenotazioni non ha aiutato a fare chiarezza. E l' ufficio stampa di Palazzo Chigi ha confermato la versione.

    È rimasto in silenzio, invece, quando l' Uif, l' Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, ha segnalato una pioggia sospetta di denaro sonante sul conto corrente della società di mister Paladino.

     

    cesare olivia paladino cesare olivia paladino

    Era il 24 gennaio 2019 e sul conto arrivò un doppio deposito per un totale di 42.000 euro in pezzi extralarge: tutte banconote da 500. Ma anche lady Paladino era entrata nel mirino degli 007 dell' Uif, insieme alla sorella Cristiana e al fratellastro John Rolf Shawn Shadow, per un rimborso di un vecchio prestito di 1 miliardo di lire erogato, nel lontano 1994, dalla Banca popolare della Marsica.

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport