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    DIECI ANNI FA LE BANCHE CENTRALI ERANO LA SOLUZIONE, OGGI SONO IL PROBLEMA – STEFANO FELTRI: “CHRISTINE LAGARDE NON È MARIO DRAGHI. DRAGHI AVEVA LA CAPACITÀ DI CONVINCERE I MERCATI DELLA SUA DETERMINAZIONE A INTERVENIRE SENZA SPENDERE UN EURO. LAGARDE TRASMETTE AI MERCATI IL MESSAGGIO OPPOSTO: LA BCE NON È PIÙ DISPOSTA A INTERVENIRE PER EVITARE CHE L’ECCESSIVA DIVERGENZA DEI TASSI DI INTERESSE METTA A RISCHIO LA MONETA UNICA” – “IL SECONDO TEMPO DELLA PARTITA PER IL DESTINO DELL’EURO È COMINCIATA. E COME ALL’INIZIO DELLA CRISI DEL 2011, L’ITALIA È SOLA E SENZA ALLEATI. CON UNA BCE DI NUOVO OSTILE…”


     
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    1 - INFLAZIONE E SPREAD, IL SECONDO TEMPO DELLA CRISI DELL’EURO È INIZIATO E LA BCE È CONTRO DI NOI

    Stefano Feltri per “Domani”

     

    CHRISTINE LAGARDE CHRISTINE LAGARDE

    In altre crisi, le banche centrali sono state la soluzione. In quella attuale, intesa come quella generata dal combinato di inflazione e guerra in Ucraina, sono il problema. In particolare la Banca centrale europea e in particolare la sua presidente Christine Lagarde, ormai chiaramente inadatta al ruolo.

     

    Ma anche la Federal reserve, che prima si impegna ad aumentare in modo molto graduale i tassi di interesse e poi, dopo una fuga di notizie tanto pilotata quanto grave, nella riunione di ieri del comitato sui tassi (Fomc) ha alzato il costo del denaro dello 0,75 per cento in una volta.

     

    christine lagarde con mario draghi christine lagarde con mario draghi

    L’aumento più brusco dal 1994, che dimostra come la parola del presidente Jerome Powell valga zero, visto che appena a maggio aveva promesso che non sarebbe mai successo. Ai mercati non piace questa continua riscrittura degli impegni presi, è il caos.

     

    Sul fronte della Bce la situazione è ancora più preoccupante. L’ultimo esempio è di ieri, con la scelta di convocare un meeting di emergenza – segreto ma non troppo, la notizia circolava martedì pomeriggio – appena cinque giorni dopo la riunione mensile di giovedì scorso, quando la decisione di alzare i tassi di interesse a luglio e di ridurre gli acquisti straordinari di titoli ha sconvolto i mercati.

     

    JEROME POWELL JEROME POWELL

    O meglio, ciò che ha sconvolto i mercati è che dopo averlo annunciato, la Bce non avesse pronto alcuno strumento straordinario anti spread. Che nel nuovo gergo di Francoforte si chiama “anti frammentazione”, dove la frammentazione è quella del mercato obbligazionario dei titoli di debito pubblico di paesi dell’Eurozona con rendimenti richiesti dal mercato sempre più divergenti.

     

    IL DIBATTITO SULL'ITALIA

    Il comunicato dopo il vertice di emergenza che doveva rispondere alle perplessità del mercato sul punto si è chiuso con la promessa di «accelerare il completamento del progetto di un nuovo strumento anti frammentazione da sottoporre al consiglio dei governatori». Come dire: ci stiamo ancora pensando, ma ci penseremo con maggiore intensità. Questo dibattito riguarda l’Italia e quasi soltanto l’Italia. Questa volta non è la Grecia, non è il Portogallo, non è l’Irlanda o la Spagna.

     

    SEI BELLA COME IL Whatever it takes di mario draghi SEI BELLA COME IL Whatever it takes di mario draghi

    Quando dieci anni fa la Bce doveva studiare sistemi di intervento creativi e di emergenza, con Mario Draghi alla guida, c’erano vari paesi con problemi seri e diversi, in parte eredità della crisi finanziaria del 2008-2009 e dei salvataggi pubblici di banche decotte, in parte conseguenza di tracolli di credibilità dei paesi ad alto debito incapaci di reagire a un aumento dei tassi di interesse (deciso dalla stessa Bce ed esasperato da un mercato impazzito).

     

    Oggi c’è un solo paese sempre citato negli articoli del Financial Times sulla Bce e sulla fine delle misure straordinarie: l’Italia. In questi giorni paghiamo uno spread, cioè una differenza di rendimento rispetto al bund tedesco, di circa 224 punti, poco sotto la Grecia (264) e molto sopra il Portogallo e la Spagna (126 e 136).

     

    Italia crisi Italia crisi

    Le ragioni del fatto che i creditori chiedono interessi più alti sono sempre le stesse: siamo un paese ad alto debito pubblico con basse prospettive di crescita che non fa le riforme necessarie anche se, unico in Europa assieme alla Grecia, ha richiesto tutti i fondi di Next generation Eu, sia i prestiti sia quelli a fondo perduto.

     

    Altri paesi, come la Spagna, non hanno reclamato i prestiti proprio per dare maggiore credibilità alle loro finanze pubbliche.

     

    Gli interventi della Bce prima con il Quantitative easing lasciato in eredità da Draghi dopo le crisi precedenti, poi con il programma legato alla pandemia (Pepp), hanno calmato i mercati con acquisti straordinari di titoli di stato italiani che da un lato ne aumentavano la domanda (facendo scendere il rendimento) dall’altro davano il segnale che la Bce era schierata a difesa della tenuta dell’euro. E nessuno vuole speculare contro la Bce, perché la Bce i soldi li stampa e – se vuole – vince sempre.

    KLAAS KNOT CHRISTINE LAGARDE KLAAS KNOT CHRISTINE LAGARDE

     

    IL PROBLEMA LAGARDE

    Ma Christine Lagarde non è Mario Draghi. Draghi aveva la capacità di convincere i mercati della sua determinazione a intervenire senza spendere un euro: il famoso discorso del “Whatever it takes” del luglio 2012 ha generato uno strumento di emergenza, le operazioni Omt con intervento del fondo Esm, che non è mai stato usato.

     

    Lagarde, anche se spende e compra, trasmette ai mercati il messaggio opposto a quello che il senso letterale delle parole indica: la Bce non è più disposta a intervenire per evitare che l’eccessiva divergenza dei tassi di interesse pagati da stati membri dell’Eurozona metta a rischio la moneta unica.

     

    «Non siamo qui a chiudere gli spread», aveva detto a marzo 2020, poco dopo il suo insediamento: sembrava una gaffe, era una dichiarazione programmatica.

    mario draghi alla bocconi all evento in memoria di alesina 4 mario draghi alla bocconi all evento in memoria di alesina 4

     

    Basta leggere il discorso della componente tedesca dell’executive board Isabel Schnabel, alla vigilia del meeting straordinario: dopo le dichiarazioni programmatiche sull’impegno della Bce a evitare la “frammentazione” del mercato obbligazionario, Schnabel ha spiegato tutte le ragioni per cui la Bce non ha davvero intenzione di agire.

     

    Sono argomenti che trascurano completamente la dimensione politica e le aspettative degli operatori quanto i governi. Schnabel ha spiegato che i tassi reali pagati dai governi (tasso nominale meno inflazione) restano negativi, che molti governi (tipo l’Italia) hanno gestito con prudenza i mesi del post pandemia e quindi hanno allungato la vita media del debito, col risultato che gli aumenti di tassi e spread ci metteranno tempo a trasformarsi in effettivi esborsi aggiuntivi per interesse, e che la situazione al momento resta sotto controllo.

    DOMINIC STRAUSS KAHN - CHRISTINE LAGARDE DOMINIC STRAUSS KAHN - CHRISTINE LAGARDE

     

    Tutte cose vere quanto discutibili: i tassi reali sono negativi anche perché l’inflazione galoppa – 8,1 per cento a maggio nell’Eurozona – a una velocità che la Bce non aveva previsto.

     

    Il cuscinetto accumulato in tempi favorevoli si disperde in fretta perché il rapido aumento degli spread diventa subito maggiori costi di finanziamento per banche e imprese, minore crescita, che a sua volta rende il debito più pesante rispetto al Pil.

     

    Il vero problema, per l’Italia, è che Schnabel e la Bce non vogliono che le misure “anti frammentazione” funzionino, come si evince dalla decodifica di questo passaggio del suo discorso: «Mentre il Pepp (il programma di acquisti straordinari durante la pandemia) è stato capace di stabilizzare i mercati, non poteva invertire in modo definitivo la frammentazione in quanto tale. Il processo di re-integrazione si è messo in modo soltanto dopo l’annuncio del Recovery fund europeo».

    jerome powell jerome powell

     

    Tradotto: non è la politica monetaria a fermare la disintegrazione dell’area euro, ma il cambiamento nei fondamentali e la politica fiscale. I soldi europei e le riforme abbinate hanno dato una spinta alle aspettative di crescita dei paesi europei, anche e soprattutto dei più fragili come Grecia e Italia.

    KLAAS KNOT CHRISTINE LAGARDE KLAAS KNOT CHRISTINE LAGARDE

     

    Logicamente ne consegue che se torna la frammentazione è perché c’è qualcosa che non va sul lato della politica economica: i soldi non vengono spesi abbastanza in fretta, le riforme non producono gli effetti desiderati sulla crescita potenziale. Insomma, se sale lo spread non è per colpa della Bce ma perché ce lo meritiamo.

     

    DRAGHI CANCELLATO

    La differenza culturale con l’epoca di Draghi non potrebbe essere maggiore. Draghi aveva convinto la Bce che quella che oggi si chiama “frammentazione” era di per sé un problema e che rientrava nel mandato della Banca centrale correggerla, visto che con alcuni paesi che pagano tassi troppo diversi dagli altri, diventa impossibile trasmettere gli input di politica monetaria.

    christine lagarde christine lagarde

     

    Quindi gli spread andavano ridotti nell’interesse della Bce, prima che dei paesi beneficiari.

     

    Oggi invece è tornata a dominare una cultura tedesca che trova sponda nella presidente francese della Bce, un avvocato che non ha la capacità di Draghi di interagire con i mercati. E nella mentalità Bundesbank la Bce può anche annunciare scudi anti spread, l’importante è che non funzionino e che l’Italia senta la pressione dei mercati.

     

    Non tanto e non solo per fare le riforme che altrimenti rimanda sempre, ma perché prima o poi l’aumento dei tassi porterà l’Italia a fare quello che i tedeschi più ostili auspicano da un decennio: il consolidamento del debito pubblico con la ricchezza privata, che poi significa una specie di default controllato combinato con patrimoniali e prelievi straordinari.

     

    Isabel Schnabel Bce Isabel Schnabel Bce

    Il secondo tempo della partita per il destino dell’euro è cominciata. E come all’inizio della crisi del 2011, l’Italia è sola e senza alleati. Con una Bce di nuovo ostile, dopo gli anni di Mario Draghi.

     

    Siamo sopravvissuti l’altra volta, forse ce la faremo anche questa. E, salvando l’Italia, salveremo anche l’Eurozona e dunque l’Europa.

     

    2 - LO SCUDO ANTI-SPREAD LE FRASI "

    Fabrizio Goria per “la Stampa”

     

    christine lagarde mario draghi christine lagarde mario draghi

    «Lo scudo anti-spread è questione di giorni». A spiegarlo a La Stampa è una fonte interna della Banca centrale europea, che rimarca come lo strumento «era in discussione da tempo», proprio con l'obiettivo di permettere «una migliore trasmissione della politica monetaria».

     

    La riunione straordinaria del Consiglio direttivo della Bce di ieri è il frutto del pressing serrato di governi e banchieri centrali, intimoriti dalle reazioni dei mercati all'ultima conferenza stampa di Christine Lagarde. Dopo la quale le Borse erano crollate e gli spread schizzati verso l'altro. E ieri è bastato l'annuncio dello scudo anti-spread per vedere i mercati invertire la rotta.

    EURO CRAC EURO CRAC

     

    «Oggi il Consiglio direttivo si è riunito per uno scambio di opinioni sull'attuale situazione del mercato». La nota più attesa dell'anno è giunta in modo dimesso. Ma è arrivata. E questo era ciò che chiedevano gli operatori finanziari dopo aver osservato una tensione che non si vedeva da cinque anni almeno, con il rendimento dei Btp decennali oltre quota 4,10%, il maggiore livello dal 2013.

     

    La Bce si è impegnata «ad agire contro i rischi di recrudescenza della frammentazione», con l'obiettivo di permettere la corretta trasmissione della politica monetaria, che oggi non è uniforme in tutti i Paesi.

     

    SPREAD ITALIANO 1 SPREAD ITALIANO 1

    La Bce «ha deciso che applicherà flessibilità nel reinvestimento dei rimborsi in scadenza nel portafoglio Pepp (Pandemic emergency purchase programme, il piano pandemico di aiuti)» per preservare i canali di trasmissione. Inoltre, spiega la nota, «il Consiglio direttivo ha deciso di conferire mandato ai pertinenti Comitati dell'Eurosistema insieme ai servizi della Bce per accelerare il completamento della progettazione di un nuovo strumento anti-frammentazione all'esame del Consiglio direttivo». In altre parole, la rete di protezione contro l'allargamento ingiustificato dei differenziali di rendimento. Che si baserà sul reinvestimento delle risorse del Pepp.

     

    christine lagarde 3 christine lagarde 3

    La giustificazione di un'azione per usare più flessibilità nell'ambito del mandato della Bce è l'asimmetria fra gli spread dei singoli Paesi, così come le fiammate dei prezzi, più persistenti delle previsioni causa l'invasione della Russia in Ucraina. La Bce, ha detto Lagarde parlando ieri alla London School of Economics, deve concentrarsi sul ritorno dell'inflazione all'obiettivo del 2% «senza lasciarsi dominare da considerazioni di natura fiscale».

     

    La Bce, ha osservato Lagarde, «deve adempiere al proprio mandato, che è la stabilità dei prezzi». Ecco perché servirà un ombrello contro le tempeste finanziarie, richiesto a gran voce da più di una cancelleria, comprese quelle di Italia e Francia.

     

    SPREAD 17 MAGGIO - 13 GIUGNO 2022 SPREAD 17 MAGGIO - 13 GIUGNO 2022

    Il concetto di uno strumento ad hoc per fronteggiare il ritiro della liquidità non è però nuovo. In larga parte, il rischio di frammentazione era stato descritto dal membro italiano del board della Bce, Fabio Panetta, sulle pagine di questo giornale lo scorso 5 maggio.

    Di scudo parlava, di scudo si parla. La discussione riguarda i livelli di pericolo. Per ora, su base informale, quello italiano era considerato fra i 300 e 350 punti base rispetto al Bund.

    Ma la Bce, aprendo le porte a nuovi interventi dopo il sorpasso di quota 250 punti, ha abbassato l'asticella.

     

    Ed è possibile che i mercati finanziari decidano di testare la resistenza di Francoforte. Ecco perché la risposta sarà più veloce e incisiva del previsto.

    SPREAD ITALIANO 2 SPREAD ITALIANO 2

    «Agiremo», ha ribadito Lagarde. Parole che ricalcano la linea di Francoforte. Che è quella anche di Klaas Knot, componente del consiglio direttivo della Bce e presidente della banca centrale dei Paesi Bassi, intervenuto al forum meneghino "Young Factor". «Abbiamo dato seguito a una decisione già presa in precedenza», ha spiegato Knot, che ha ricordato come la scelta di normalizzare la politica monetaria risalga a dicembre scorso.

     

    mario draghi alla bocconi all evento in memoria di alesina 3 mario draghi alla bocconi all evento in memoria di alesina 3

    E già c'era il rischio di una frammentazione. Timore che si è materializzato. E che quindi richiede un intervento specifico, specie perché l'inflazione, ha sottolineato Knot, «è troppo alta».

     

    Un livello considerato come «inaccettabile». I mercati finanziari - Madrid (+1,65%), Francoforte (+1,6%), Parigi (+1,55%) - hanno applaudito alle rassicurazioni di Lagarde, con Piazza Affari fra le più vivaci (+2,87%).

     

    Anche se mancano i dettagli più importanti. «Arriveranno nei prossimi giorni», precisano fonti dell'Eurotower. Il paracadute di Francoforte è pronto, rassicurano i banchieri centrali.

     

    Se servirà agire lo si farà. Con la speranza che basti a ridurre la frammentazione esistente e il nervosismo degli investitori.

     

     

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