Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
GRAZIANO GUERINI
Due giorni dopo il risultato vincente delle elezioni Regionali del 2015, l’uomo del clan chiamò Stefano Graziano. E il politico del Partito democratico, arrivato secondo degli eletti con 14.810 preferenze, manifestò la propria gratitudine. Quella telefonata, sarà contestata al presidente del Pd della Campania durante l’interrogatorio che potrebbe avvenire già la prossima settimana.
GRAZIANO BOSCHI
In quella sede Graziano dovrà rispondere di tutti i contatti e gli incontri — documentati dai carabinieri — con Alessandro Zagaria, l’imprenditore arrestato tre giorni fa perché ritenuto affiliato ai Casalesi. E così difendersi dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per aver «agevolato lo sblocco del finanziamento per il palazzo Teti Maffuccini di Santa Maria Capua Vetere in cambio di voti».
La Finanza e il dossier
Ieri la Guardia di Finanza è entrata al Viminale proprio per acquisire il dossier relativo a quei lavori. Lo stabile era infatti sotto confisca e dunque bisognerà ricostruire la procedura seguita per ottenere «lo spostamento della “appostazione di bilancio” dei fondi» sollecitata proprio da Graziano, per stabilire se siano state commesse irregolarità da chi se ne è occupato al ministero dell’Interno.
STEFANO GRAZIANO
La motivazione ufficiale dell’istanza trasmessa a Roma prevedeva che fosse rimesso a nuovo per trasformarlo in un «polo della cultura e della legalità» ma saranno i finanzieri a dover verificare se l’iter sia stato regolare.
Il sospetto, peraltro espresso anche nell’ordinanza del giudice che ha disposto la cattura dei presunti affiliati ai Casalesi, è che possano esserci state «forzature» proprio per soddisfare la richiesta che arrivava da Graziano.
STEFANO GRAZIANO PINOTTI
«Mazzette» ai politici
Si trattava di un appalto da circa tre milioni di euro per il quale sarebbero state promesse tangenti per oltre 100 mila euro di cui 70 mila, questa è l’accusa, già versate. Tra i destinatari delle mazzette ci sarebbe l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Biagio Di Muro, anche lui arrestato.
Nel corso dell’interrogatorio di due giorni fa quest’ultimo ha negato con decisione sia la vicinanza al clan, sia di aver mai chiesto o ottenuto soldi per il palazzo che in passato era stato di proprietà di suo padre, don Nicola Di Muro, e poi era finito tra i beni sequestrati e alla fine sotto confisca.
STEFANO GRAZIANO CON DELRIO
Telefonate e incontri
I pubblici ministeri coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli sono convinti che Graziano avesse piena consapevolezza dei rapporti tra Zagaria e i Casalesi. Soprattutto tenendo conto che proprio grazie al suo appoggio era passato dalla sconfitta alle «primarie» del 2013 — quindi all’esclusione dalle liste per le Politiche — all’exploit del 2015, soprattutto in quei Comuni dove il clan aveva il controllo dei voti.
E dunque gli chiederanno conto di tutti i contatti telefonici — almeno una decina — e degli incontri avvenuti in piena campagna elettorale.
ZAGARIA
Già questa mattina potrebbero essere messi a disposizione della difesa nuovi atti processuali. Trascrizioni di telefonate e conversazioni captate attraverso le «cimici» che potrebbero fornire nuovi elementi sulla portata dell’inchiesta, svelando altri contatti politici registrati in quei giorni.
L’intenzione dei magistrati è quella di concludere questa prima parte di indagine entro la fine di maggio e dunque prima delle elezioni amministrative fissate per il 5 giugno