Elvira Serra per il Corriere della Sera
«Mamma, stiamo morendo?». «Sì, Irene, ma siamo insieme».
IRENE
Le parole che non avrebbe mai voluto dire, Giorgia le ha pronunciate mentre l' acqua e il fango riempivano l' abitacolo. «Era la verità, non sono riuscita a pensare ad altro, so che avrei dovuto...», ammette adesso per telefono, sana e salva, nel suo ufficio dell' azienda di famiglia che progetta attrezzature per ristoranti, bar e pasticceria a dieci minuti d' auto da casa, Vangadizza, frazione di Legnago nel Veronese.
Ma Irene non aveva voglia di morire. Così si è guardata intorno, ha visto il pulsante dell' alzacristalli elettrico ed è scattata da attaccante quale è nella Sampietrina calcio, dove gioca sognando di diventare brava come i campioni dell' amata Juventus. «Non ho avuto paura, cioè ero solo spaventata», minimizza dall' alto dei suoi otto anni quando la madre le passa il telefonino. E anziché concentrarsi sul rischio scampato grazie alla sua prontezza, si focalizza su quanto di buono ne è conseguito: «I miei amici sono venuti a trovarmi e mi hanno regalato l' album dei calciatori e il cioccolato bianco e al latte».
Giorgia Maron, 42 anni, non poteva sperare in una reazione migliore, dopo che entrambe hanno rischiato davvero di morire annegate dentro la Kia Sportage. «Sono una persona razionale, ma devo riconoscere che siamo state molto fortunate. È successo tutto in un attimo». Lunedì mattina, sette e cinquanta.
Giorgia stava uscendo di casa per accompagnare Irene a scuola; all' altra figlia Linda, 12 anni, ci aveva pensato il marito Daniele. «Abitiamo in campagna, nell' area dove passa la pista ciclabile da Casette a Torretta. La pista costeggia il fiume Bussè, di fronte a casa.
irene madre
Avevo sistemato la bambina nel suo seggiolino, con la cintura, quando sono scesa per dare le chiavi alla signora che doveva aiutarmi a casa nelle pulizie. Non so se è stata disattenzione. La macchina ha il cambio automatico, io avevo parcheggiato convinta di aver messo il freno. Invece mentre stavo raggiungendo la signora, lei mi ha gridato di stare attenta perché l' auto stava camminando da sola». Non ci fosse stata Irene a bordo, Giorgia avrebbe lasciato che la macchina precipitasse nel torrente. «Ma dovevo risalire subito per liberare mia figlia dalla cintura di sicurezza».
E così fa, mentre la vettura finisce nel canale di muso.
«L' acqua e il fango hanno riempito l' abitacolo in pochi secondi, io e Irene ci siamo spostate non se neanch' io come sul sedile posteriore. Ho provato a sfondare un finestrino con i piedi, ma non ci sono riuscita. La bambina mi ha chiesto se stavamo morendo, le ho detto di sì, ma che eravamo insieme, per tranquillizzarla. E lì non so cosa è scattato in lei, se l' ingenuità dei più piccoli: ha cercato il pulsante dell' alzacristalli elettrico e l' ha premuto. Per fortuna l' impianto non era ancora andato in corto circuito. Ho detto: "Dio, siamo salve!". Sono uscita prima io e poi ho aiutato lei, ci siamo appoggiate per un momento alla macchina, che ormai stava affondando. Quindi mi sono messa mia figlia sulle spalle e ho nuotato fino a riva, dove siamo state soccorse».
Qualcuno aveva già chiamato i Vigili del fuoco e il 118 e presto è arrivato anche il marito di Giorgia, Daniele Bano.
irene
«E lì ho realizzato l' altra anomalia, a proposito dell' essere razionali: lui non doveva essere a casa, ma era tornato indietro per prendere una cosa che non gli serviva assolutamente». Per estrarre l' auto c' è voluto l' intervento del Consorzio di bonifica, per abbassare il livello del canale, di norma a quattro metri, e agevolare il lavoro dei pompieri.
Ieri Giorgia è andata al lavoro: «Non ho concluso niente, ma volevo darmi una scossa».
E Irene a scuola: «Mi ha accompagnata papà, per spiegare alla maestra che avevo i libri e i quaderni tutti bagnati. I miei compagni di classe mi hanno abbracciata forte». Di sera, la famiglia al completo è andata a ringraziare i Vigili del fuoco del distaccamento di Legnago, che aspettavano la bambina per un giro speciale in caserma. «Con una bottiglia di vino per festeggiare», precisa la giovane eroina.
Mentre la mamma scherza: «Non bastava il calcio... Speriamo che ora non voglia diventare pompiere: mi ha già fatto notare che in Chicago Fire ci sono anche le donne».