STITICHEZZA
Per più di due persone su dieci, in prevalenza donne, la stitichezza (o stipsi) è un problema cronico. Poi c’è la nutrita schiera di chi si ritiene stitico, quando in realtà non lo è. «Il semplice fatto di non evacuare ogni giorno non significa soffrire di stitichezza, a patto che ciò avvenga senza sforzo e con feci morbide.
In linea generale si parla di stipsi quando ci sono meno di tre evacuazioni alla settimana, a cui in genere si associano sforzo durante la defecazione, feci dure oppure sensazione di evacuazione incompleta» chiarisce Silvio Danese, responsabile del Centro per le malattie croniche intestinali dell’Istituto Humanitas di Milano e docente di Humanitas University.
Quali sono le cause principali?
«In primo luogo conviene distinguere tra stitichezza acuta e cronica. Un improvviso cambiamento della regolarità intestinale può indirizzare con più facilità verso una causa, per esempio, l’avvio di una terapia con farmaci che possono favorire il problema, come antidepressivi, antipertensivi o supplementi di ferro.
STITICHEZZA
Oppure, anche se con minore frequenza, una stipsi improvvisa potrebbe essere conseguenza di un cambio strutturale dell’intestino in seguito a una stenosi (restringimento, ndr) post-infiammatoria, che può portare addirittura all’occlusione. Per contro, l’identificazione della possibile causa nella forma cronica è più articolata e solo un’attenta analisi della storia del paziente può mettere sulla giusta strada. In alcuni casi la stipsi cronica si associa a una motilità ridotta del colon oppure a una disfunzione dei muscoli del pavimento pelvico, coinvolti nell’evacuazioni delle feci.
Altre volte alla base di tutto ci sono errate abitudini alimentari, in particolare un ridotto consumo di fibre. Le fibre, soprattutto quelle insolubili, determinano le normali contrazioni peristaltiche intestinali, favorendo così la progressione della massa fecale e la sua successiva espulsione. La stitichezza cronica può essere conseguenza anche di un uso sconsiderato di lassativi, di numerose malattie associate a un rallentamento della motilità gastrointestinale (ipotiroidismo, morbo di Parkinson, lupus eritematoso sistemico, ecc.) nonché di tumori del colon e di altri organi addominali che vanno a comprimere meccanicamente l’intestino».
FIBRE PER COMBATTERE LA STITICHEZZA
«Innanzitutto bisogna spiegare che avere un’evacuazione al giorno non sempre è la norma. La prima indicazione è sempre quella volta a cambiare le abitudini alimentari, aumentando l’introduzione di fibre con la dieta fino a 20-35 grammi al giorno. Altrettanto importante è bere molto: i liquidi aiutano a rendere le feci morbide e quindi a favorire la loro evacuazione. Sotto questo aspetto gli individui più a rischio di stipsi sono gli anziani, che in genere tendono ad assumere pochi liquidi, mentre dovrebbero bere almeno 2 litri di acqua al giorno (circa 8-10 bicchieri al dì).
Quando queste misure non sono sufficienti, si può ricorrere a lassativi formanti massa come, per esempio, lo psyllium o la metilcellulosa. Altri lassativi che possono giovare sono quelli di tipo osmotico, come preparati a base di polietilene glicole. Di recente sono stati messi in commercio anche alcuni nuovi farmaci, quali la linaclotide e la prucalopride, che vanno però assunti sotto stretto controllo medico. La prima agisce promuovendo la secrezione di acqua e ioni cloro all’interno del colon, la seconda stimola la peristalsi intestinale, quando questa è assente o insufficiente».
Quando fare esami specifici In quali casi può essere utile fare specifici accertamenti? Se ci sono campanelli d’allarme come, per esempio, la presenza di sangue durante l’evacuazione, segnali di ostruzione, perdita di peso o storia familiare di tumore o di malattia infiammatoria cronica intestinale, è buona regola fare una visita specialistica e qualche accertamento, a seconda della possibile causa.
«La storia clinica del paziente e l’esame obiettivo, compresa l’esplorazione rettale, possono aiutare a fare diagnosi - spiega Silvio Danese -. Ma è importante eseguire dei test di laboratorio e alcune indagini strumentali, prima tra tutte la colonscopia, in relazione ai sospetti. Quando si ipotizza che la stitichezza dipenda da disfunzioni colonrettali si può ricorrere ad alcuni esami specifici, quali la manometria anorettale, lo studio dei tempi di transito del colon e la defecografia».
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