Sara Mauri per “il Giornale”
Casa Anatta - Monte verita
Se chiudiamo gli occhi e ci ritroviamo nella Casa Anatta sul Monte Verità, la prima cosa che pensiamo è quella di essere tornati indietro nel tempo. Qui, un gruppo di eccentrici, mistici, scrittori, filosofi e politici, andavano cercando un'alternativa possibile all'industrializzazione: una terza via tra comunismo e capitalismo. Erano persone che avevano rifiutato i precetti di una società borghese, in cui non si riconoscevano.
Avevano fondato una colonia basata su quelle che la comunità stessa definiva «le mammelle della verità»: anarchia, psicologia, politica, teosofia, mitologia, utopia sociale, riforma dell' anima, danza, musica, letteratura e arte. Ciò che la comunità proponeva ai suoi abitanti era un modo di vivere alternativo, basato sulla libertà di pensiero e azione.
Casa Anatta - Monte verita
I precetti? Il rifiuto della tecnologia e «il ritorno a un'esistenza più naturale e più sana». Oggi pensiamo che il veganesimo sia un fenomeno recente, ma anche nei primi del 1900, le pratiche vegane erano diffuse tra intellettuali e anarchici. Ma come era nata questa comunità stravagante ed eccentrica?
Nel 1906, Ida Hoffman-Oedebkoven, trentacinquenne femminista insegnante di pianoforte; Henry Oedenkoven, ricco ventenne di Anversa e figlio di industriali; Karl Graser, un ex ufficiale dell'esercito austro-ungarico, deciso ad abbandonare la vita militare; Lotte Hattemer, figlia scappata di casa; Jenne, sorella di Ida e Ferdinand Brune, amico di Lotte, diedero il via alla fondazione di una colonia «vegetabiliana» sul Monte Verità.
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L'idea nacque dopo il soggiorno dei futuri fondatori nella comunità vegetariana e naturista di Veldes (allora in Austria). La decisione fu presa a casa di Ida; i soldi necessari li avrebbe procurati Henry, dopo aver chiesto ai suoi genitori il sostegno economico per l'acquisto di un terreno a Sud. Fondare una comunità naturista avrebbe richiesto le temperature miti.
L'idea iniziale di Henry era quella di combattere «il capitalismo e tutti i suoi mali».
Lotte e Ida appresero che nelle vicinanze di Locarno c' erano comunità di persone vegetariane con i capelli lunghi, ispirate da tempo a filosofie della Lebensreform (o riforma della vita). Così, i fondatori decisero che la zona del Monte Monescia (nome originario del Monte Verità) sarebbe stata perfetta.
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La colonia era fondata sulla Lebensreform, uno stile di vita basato sulla semplicità, sul nudismo, sull'emancipazione femminile, sul libero amore e pratiche «igienistiche della vita all'aria aperta», detti «bagni di aria e di sole». La comunità crebbe e, nel 1905, fu fondata la «società vegetabiliana del Monte Verità».
Una società profondamente vegana. I «vegetabiliani», infatti, rifiutavano categoricamente qualsiasi cosa provenisse dal mondo animale: niente uova, niente carne, niente formaggio e niente latte. Successivamente, sempre a cavallo tra il 1900 e il 1920, il Monte Verità divenne una casa di cura che si poneva come obiettivo quello di «generare uomini nuovi». Persino con pubblicità e depliant.
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Tanto da diventare meta di emigranti intellettuali dell'epoca. Molti si trasferirono ad Ascona o trascorsero periodi sul Monte Verità: anarchici, ex socialdemocratici, la contessa zu Reventlov, psicanalisti come Otto Gross e Karl Jung, artisti come Paul Klee, scrittori come Herman Hesse (che sul Monte Verità, scrisse anche un libro).
Nel 1926 il Monte Verità venne acquistato dal barone Eduard von der Heydt, il banchiere dell' ex kaiser Guglielmo II appassionato di arte primitiva. Ed è allora che il Monte Verità aprì agli artisti del Bauhaus. Dei fondatori, emigrati in Brasile nel 1920 per creare una nuova comunità, non si sa nulla. Alla morte del barone, il Monte Verità è diventato proprietà del Canton Ticino. Nel 2017, dopo un completo e fedele restauro, è diventato un museo.
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