Riceviamo e pubblichiamo dall’ufficio stampa di “Striscia la Notizia”
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Caro Dago,
Il quotidiano la Stampa si batte moltissimo per la libertà in Iran - con l’ottima e assai mediatica campagna per aiutare Fahimeh Karimi -, ma è decisamente meno solerte quando si tratta di garantire quella di espressione, dato che non ha rispettato il nostro diritto di replica. Abbiamo contestato un articolo uscito il 15 dicembre scorso, ma la nostra richiesta - dopo più di un mese di educati solleciti - è stata ignorata. Il direttore Massimo Giannini non ha mai neanche risposto per spiegarci perché non intendesse pubblicare la replica
Per trasparenza, riportiamo di seguito il testo della nostra precisazione.
PRECISAZIONE CON RICHIESTA DI PUBBLICAZIONE
Gentile Direttore,
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Le scriviamo in merito all’articolo uscito il 15 dicembre su La Stampa dal titolo “L’eterno Drive In del Cavaliere”, a firma di Simonetta Sciandivasci. Un minestrone di parole e date a caso, in cui si fa moltissima confusione, chiamando in causa a sproposito la trasmissione di Antonio Ricci. La giornalista, il cui massimo riferimento in fatto di cultura pop deve essere Ambra Angiolini, scrive:
«È di nuovo il 2002, il 2011, il 1998: ci si ricompattano davanti agli occhi anni di Drive In, Non è La Rai, Bagaglino, Bulli e Pupe, cene eleganti, bungabunga, nipoti di Mubarack, igieniste dentali, escort, letterine, letteronze, veline, velone, anni di non prendertela, sei triste, sei grigio, sei spento, che sarà mai: ci si ricompattano davanti, e non sono semplicemente i fantasmi di natali passati, un conto aperto con la nostalgia e il senso di colpa». Intanto Drive In, come riportato correttamente nella didascalia che probabilmente l’autrice dell’articolo non ha letto, è andato in onda dal 1983 al 1988.
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Inoltre sottolineiamo che le Veline di Striscia la notizia non sono mai state coinvolte in nessun tipo di scandalo. Pertanto, l’accostamento a escort e bungabunga è del tutto illegittimo e oltremodo offensivo per chi ha ricoperto e ricopre questo ruolo. Ugualmente illegittimo è mettere sullo stesso piano Drive In, Non è La Rai, Bagaglino.
GREGGIO DRIVE IN
Interpretiamo queste parole come uno degli ultimi schizzi prodotti dalla cosiddetta “macchinetta” del fango, così definita da Antonio Ricci, avviata dai giornali del Gruppo Editoriale L’Espresso più di vent’anni dopo la fine della messa in onda della trasmissione. Uno dei casi più emblematici, da cui probabilmente Sciandivasci ha preso spunto, fu l’articolo a firma Francesco Merlo, che sul quotidiano “cugino” Repubblica nel 2011 inventò l’equazione velina = escort e escort = velina. E parliamo dello stesso quotidiano che oggi, invece, rivendica il diritto delle donne a esibire il proprio corpo (vedi Concita De Gregorio sul recente caso Liliane Murekatete).
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Probabilmente la giornalista ha confuso Drive In con Colpo Grosso. Drive In è stato un programma innovativo, libero e libertario, dove per la prima volta in un varietà le ballerine di fila prendevano la parola e facevano battute. Tra l’altro le Ragazze Fast Food interpretavano testi di ElleKappa. Non erano donne sottomesse, schiaffeggiavano chi le importunava e schiavizzavano i loro colleghi maschi. Non ci sono mai state proteste da parte delle femministe e non si era mai vista, prima di allora, una concentrazione così vasta di donne comiche, tanto da suscitare l’attenzione di Maria Novella Oppo che ne scrisse sull’Unità.
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Infine è bene ricordare che Drive In era una caricatura delle abitudini degli italiani e della società dell’epoca: un programma comico e satirico che ha irriso e messo alla berlina protagonisti, mode e personaggi degli anni 80. Una parodia dell’Italia di quegli anni esagerati, del riflusso, dell’edonismo reaganiano e della Milano da bere. Omar Calabrese, Luciano Salce, Giovanni Raboni, Federico Fellini, Umberto Eco, Oreste Del Buono, Angelo Guglielmi e tanti altri intellettuali dell’epoca la definirono “la trasmissione di satira più libera che si sia vista e sentita per ora in tv” o “l’unico programma per cui vale la pena di avere la tv”.
Consigliamo all’autrice di vedere il documentario di Luca Martera “Drive In: l’origine del male” del 2013 e alleghiamo alcuni dei giudizi degli intellettuali dell’epoca su Drive In.
Vabbè tentare l’operazione vintage di rifare Repubblica degli anni d’oro, ma insomma…