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    “IL VIRUS STA MUTANDO, È DIVENTATO PIÙ CONTAGIOSO MA MENO MORTALE” - È CIÒ CHE SOSTENGONO STUDI INGLESI E STATUNITENSI - CIÒ SPIEGHEREBBE L'IMPENNATA DI CASI NEL MONDO CON UN NUMERO DI DECESSI PIÙ CONTENUTO RISPETTO ALLA PRIMAVERA - “UN VIRUS MUTA ALTRIMENTI NON SOPRAVVIVE: DEVE ADATTARSI ALL'UOMO SENZA UCCIDERLO. PER QUESTO SELEZIONA LA SPECIE CHE LO REPLICA IL PIÙ POSSIBILE. IL CORONAVIRUS È INTELLIGENTE, NON È SUICIDA COME L'EBOLA CHE UCCIDE GLI INDIVIDUI UCCIDENDO ANCHE SE STESSA”


     
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    Maria Sorbi per “il Giornale”

     

    coronavirus terapia intensiva coronavirus terapia intensiva

    Il virus sta mutando, è diventato più contagioso ma meno mortale. A sostenerlo sono vari studi, inglesi e statunitensi, e la comunità degli infettivologi, finalmente non più divisa in correnti di pensiero ma unanime nell'interpretare le evidenze scientifiche. Questo spiegherebbe l'impennata di casi, soprattutto negli Stati Uniti (7 milioni), in Francia (500mila) e Spagna (704mila) ma il numero di decessi più contenuto rispetto alla primavera nera.

     

    A Houston gli scienziati americani hanno analizzato 5mila sequenze genetiche per arrivare a dimostrare la maggior contagiosità e in Gran Bretagna è stato concluso uno studio che rileva come la mutazione della proteina spike sulla superficie del virus «possa provocare una diffusione fuori misura».

     

    coronavirus, la terapia intensiva di un ospedale di new york 4 coronavirus, la terapia intensiva di un ospedale di new york 4

    «La carica virale del Covid - spiega Giorgio Palù, virologo, già presidente delle Società italiana ed europea di virologia - quest' estate era nettamente più bassa. Le cose stanno cambiando, quindi ci sono casi anche con concentrazione elevata di virus. Per questo agente patogeno, però, non c'è a disposizione uno studio per sapere quale sia la carica effettiva e si può dedurre solo dai cicli di amplificazione del virus». Il fatto che in Italia i contagiati siano «solo» 350mila, quindi meno rispetto a Francia e Spagna, si spiega perchè «noi abbiamo osservato un lockdown più serio, ma non c'è un'analisi dettagliata di come siano mutati i virus. Sappiamo dalle evidenze scientifiche che sta circolando un ceppo mutato, ma non troppo dissimile da quello originale di Wuhan».

     

    terapia intensiva coronavirus 1 terapia intensiva coronavirus 1

    A spiegare perchè un virus muta è Carlo Federico Perno, direttore del laboratorio di Microbiologia dell'ospedale Niguarda di Milano. «Un virus muta perchè ha bisogno di farlo. Altrimenti non potrebbe sopravvivere nè replicarsi, che è il suo scopo ultimo. Quindi il Covid ha bisogno di adattarsi all'uomo senza ucciderlo per poter essere ospitato nel suo corpo e vivere. Per questo seleziona la specie che replica il più possibile e uccide meno. Il coronavirus è intelligente, non è suicida come l'ebola che uccide gli individui uccidendo anche se stessa».

     

    Quindi non sta accadendo nè più nè meno quello che era biologicamente previsto: un adattamento dell'infezione, in cerca di una convivenza più «pacifica» ma più diffusa. Non c'è quindi da stupirsi se i contagi stanno impennando in tutti i paesi (1.912 i nuovi casi registrati ieri in Italia) ma le terapie intensive non sono al collasso e i morti sono, tutto sommato, pochi (ieri ne sono stati registrati 20). Oltre alle notizie scientifiche che aiutano a capire quanto sta accadendo, dai laboratori statunitensi escono anche informazioni che i nostri virologi definiscono «stupidaggini».

    terapia intensiva coronavirus 2 terapia intensiva coronavirus 2

     

    È il caso della teoria secondo cui il virus potrebbe superare la barriera delle mascherine e sopravvivere al lavaggio delle mani o al distanziamento. «In questo caso - interviene Carlo Federico Perno - l'informazione è stata mal interpretata da qualcuno. Un conto è dire che il virus sia capace di adattarsi, un altro è dire che riesca a superare l'ostacolo di una mascherina. Per quanto le particelle diventino piccole, non è possibile. L'affermazione giusta è nel dire che tanto più l'ambiente è carico di Covid, tanto più è alta la probabilità del contagio». Secondo un altro studio, firmato dai Centri americani per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), teso a misurare l'infettività del Covid, emerge che la probabilità di contagio aumenta di 20 volte nei luoghi chiusi, specialmente laddove il sistema di ventilazione non è ottimale.

     

    reparto di terapia intensiva all'ospedale di wuhan reparto di terapia intensiva all'ospedale di wuhan

    «Il virus - specifica tuttavia Giorgio Palù - resta nell'aria per due ore in condizioni ottimali, ma per pochi minuti in situazioni normali. In estate, i raggi del sole nell'emisfero boreale hanno un'incidenza quasi perpendicolare al suolo terrestre, con una forte energia e un importante effetto virucida. Queste condizioni fanno sì che il coronavirus resti nell'aria per pochi minuti». Ecco perchè l'inverno è particolarmente ospitale per il coronavirus: «Con l'aria fredda e secca le particelle si polverizzano e si trasmettono più efficacemente nell'aria».

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