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Alla fine Federico Bernardeschi ha sbottato, ha voluto mandare un messaggio forte, via social, a tutti quanti lo stanno deridendo/diffamando per la sua scelta di andarsene alla Juventus, ma soprattutto per le modalità con cui ha dato l’addio alla Fiorentina: “Sono stufo dell’ignoranza del branco, quella urlata con due bestemmie e quattro parolacce a caso”. Il pomo della discordia è stato, ed è, quel ‘benedetto’ certificato medico, con cui Berna evitò il ritorno nel ritiro viola di Moena in attesa della chiusura della trattativa con la Juventus: le modalità dell’addio, più che la destinazione scelta.
BERNARDESCHI PANTAGONNA
Certo per chi ha trascorso dieci anni nel settore giovanile della Fiorentina, l’idea di andare alla Juve poteva suonare un’eresia ma fa parte, in fondo, del calcio odierno e rientrava pienamente nei suoi diritti. Qualche perplessità in più, per usare un eufemismo, la suscitò appunto la via di fuga, piuttosto squallida, tesa a non assumersi una responsabilità importante: quella di comunicare a chi lo aveva quasi adottato come proprio figlio calcistico il desiderio di abbandonare la nave.
La Firenze di oggi, quella matura e che magari preferisce lo scherno all’offesa (in alcuni casi, oggettivamente esagerata), avrebbe digerito un po’ la meglio la scelta; del resto ci sono addii e addii, basta guardare l’eterogeneità dell’ultima estate. Quello di Bernardeschi purtroppo, non rientra certo nel novero di quelli memorabili e tutto il clima di ostilità che si è creato intorno al “talento di Carrara” è frutto soprattutto della sua exit strategy.
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