1. VINCA CHIUNQUE IL DRAGONE SI PREPARA A REGGERE L'URTO
Filippo Santelli per “la Repubblica”
La Cina non esprime preferenze sulle elezioni americane, non è nella grammatica del regime.
XI JINPING BIDEN
D' altra parte, la convinzione sempre più diffusa all' interno della leadership comunista, almeno a leggere tra le righe dei discorsi ufficiali, è che, Trump o Biden, non cambi molto. L' establishment americano, democratico e repubblicano, ha designato Pechino come principale rivale strategico. Chiunque salirà al Campidoglio agirà di conseguenza, la Cina deve solo prepararsi a reggere l' urto. La pessima gestione del Covid da parte degli Usa e le fratture nella società americana le danno fiducia, confermando la superiorità del modello socialista.
Certo, nella forma le differenze ci sono. Dopo aver esaltato a lungo il rapporto con l' amico Xi, dopo aver chiuso a gennaio l' accordo commerciale, negli ultimi mesi Trump ha lasciato campo libero ai "falchi" anti-cinesi della sua amministrazione, che hanno continuato ad alzare il volume di boicottaggi, sanzioni e critiche, arrivando addirittura con Mike Pompeo a prefigurare un cambio di regime. Nulla è sicuro con Trump, ma in caso di rielezione lo scontro potrebbe salire ancora di livello.
trump xi jinping
Da presidente, Biden userebbe toni più moderati e istituzionali, dando modo al Dragone di respirare. Il dialogo su alcuni temi, per esempio il clima, potrebbe ripartire. In queste settimane la Cina sta anche proseguendo l' apertura del suo ricchissimo mercato finanziario, provando a sedurre Wall Street e a costruirsi un alleato con cui ammorbidire il prossimo presidente. Eppure Biden difficilmente cancellerà il nucleo di misure varate da Trump, dai diritti umani ai blocchi tecnologici. Anzi, alla lunga rischia di essere anche più pericoloso, perché potrebbe riavvicinarsi all' Europa, compattando il fronte delle democrazie liberali. Infine c' è Taiwan, fronte decisivo della sfida tra le due potenze. Un sondaggio YouGov ha mostrato che è l' unico territorio d' Asia che tifa per Trump.
Negli ultimi mesi l' amministrazione si è molto avvicinata a Taiwan, forniture di armi comprese. Biden sarebbe più cauto nel sostegno all' isola, ma questo abbasserebbe anche il livello di tensione nello Stretto, almeno nel breve periodo.
2. VOTO CONTESTATO IL MIGLIOR ESITO E STAVOLTA SENZA INGERENZE
Rosalba Castelletti per “la Repubblica”
JOE BIDEN VLADIMIR PUTIN
Se quattro anni fa Mosca festeggiò l' elezione a sorpresa di Donald Trump, stavolta non si fa illusioni. Chiunque siederà alla Casa Bianca, è difficile che per Mosca cambi qualcosa. Certo, l' ex magnate ha messo in discussione l' alleanza Nato e con la sua politica isolazionista ha lasciato alla Russia campo libero in casa e in vari teatri di crisi internazionali. Ma la sua dichiarata ammirazione per Putin a conti fatti non ha beneficiato al Cremlino come sperava.
Le relazioni tra Russia e Stati Uniti sono ai livelli più bassi dalla Guerra Fredda. Washington ha strangolato l' economia russa con le sanzioni, cospirato contro gli interessi energetici moscoviti in Europa e si è ritirata dagli accordi bilaterali.
D' altro canto Biden vuole proseguire la politica di controllo degli armamenti, ma i suoi probabili sforzi per invertire la rotta in politica estera non gioverebbero a Mosca. I funzionari russi stanno già studiando i diversi scenari che, da diritti umani a economia, potrebbe comportare una sua vittoria.
E nel 2011, quando visitò Mosca da vice presidente, Biden disse che Putin non si sarebbe dovuto ricandidare al Cremlino. Un affronto che brucia ancor di più ora che il leader russo ha esteso i suoi mandati fino al 2026. «Entrambi i risultati sarebbero negativi per la Russia», sostiene Dmitrij Trenin del Carnegie Moscow Center. «Mi aspetto un ulteriore deterioramento dei rapporti. Se Trump vince, il Congresso punirà la Russia per questa vittoria, più che nel 2016. Se vince Biden, farà di tutto per dimostrare al mondo che non è un burattino di Putin».
vladimir putin donald trump
Non è un caso che, lo scorso mese in un' intervista televisiva, Putin abbia cercato di mantenere le distanze da entrambi i candidati, enumerando da un alto gli aspetti positivi dell' amministrazione Trump, ma ricordando anche le sanzioni imposte o prorogate ben 46 volte sotto il suo mandato, e lodando dall' altro l' approccio costruttivo di Biden per prorogare il New Start, l' ultimo trattato sugli armamenti ancora in vigore. Certo, secondo il vecchio adagio, tra le due opzioni, meglio la via vecchia che quella nuova. Ma il miglior risultato per la Russia sarebbe in realtà un voto contestato perché indebolirebbe e polarizzerebbe ulteriormente gli Stati Uniti. E stavolta senza che Mosca muova un dito.