1 - SUL FISCO SI VA VERSO UNA MEDIAZIONE LA LEGA: NON È IL MOMENTO DI ROMPERE
Alessandro Barbera e Francesco Olivo per “La Stampa”
mario draghi.
La riforma del Catasto non vale una crisi di governo durante la guerra in Ucraina. I contatti di ieri fra Palazzo Chigi, Lega e Forza Italia confermano la volontà di trovare una mediazione per evitare il peggio sulla delega fiscale. La bagarre della settimana scorsa in Commissione Finanze, il lancio di fascicoli e campanelli è già un lontano ricordo.
MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO
Oggi Mario Draghi incontrerà Matteo Salvini e Antonio Tajani, e quasi certamente una soluzione si troverà. «Così com' è la delega non la votiamo», insiste il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli. Per capire come stanno davvero le cose occorre però guardare dietro le quinte.
Dopo giorni di schermaglie, ieri prevaleva un certo ottimismo. Il cosiddetto centrodestra di governo si riunirà stamattina prima di essere ricevuti da Draghi. Il messaggio si può riassumere cosi: evitiamo lo stop all'iter della delega per via del Catasto. Lega e Forza Italia chiedono di modificare un singolo comma, il numero 2 dell'articolo 6 che equipara il valore catastale degli immobili a quello di mercato.
ANTONIO TAJANI MATTEO SALVINI
Per il centrodestra quelle poche parole spianerebbero la strada ad un aumento delle tasse. Un dirigente di Forza Italia sotto stretto anonimato ammette: «Basta intervenire sul comma e l'accordo si trova». La sensazione tra gli azzurri è che il presidente del Consiglio sia disposto a concedere una riformulazione. Nel dettaglio, lo si capirà oggi. Di certo c'è che Lega e Forza Italia, preoccupati di recuperare consenso in vista delle amministrative a giugno, premono perché si modifichi il testo anche nella parte che propone la semplificazione delle aliquote per i redditi da capitale.
riforma del catasto 9
«Non è il momento di nuove tasse», dice Salvini dagli schermi di Porta a Porta. Ma «non mi sembra siano i tempi di una crisi, c'è la guerra e una pandemia».
Mai come in questo momento il realismo avrà la meglio. Draghi e gli alleati di centrodestra hanno chiaro che la riforma, composta di molte deleghe al governo, non vedrà la luce prima della fine della legislatura. Di qui la decisione di evitare il voto di fiducia e concentrare le energie sulle misure che possono contribuire a migliorare il sistema di riscossione.
DANIELE FRANCO E MARIO DRAGHI
Le misure che arriveranno oggi in Consiglio dei ministri vanno in quella direzione, segno di un probabile «do ut des» fra governo e maggioranza. Salvini e Tajani devono però rintuzzare la spinta di chi, dentro i rispettivi partiti, sogna la crisi. Il premier si trova nella stessa situazione che due settimane fa portò Giuseppe Conte a minacciarla in nome dell'impegno all'aumento delle spese militari. Draghi alla fine decise di assecondare il leader Cinque Stelle, ma il calo del partito di Conte nei sondaggi conferma che le priorità degli italiani oggi sono altre.
GIUSEPPE CHINE'
2 - IL CENTRODESTRA PRONTO A TRATTARE SOLO SULLE ALIQUOTE. MURO SUL CATASTO
Claudio Antonelli per “La Verità”
Giornata di riunioni quella di ieri sia sul fronte del centro destra sia su quello governativo. Da entrambe le parti ci si prepara alla riunione più complessa dal giuramento di Mario Draghi. Sul tavolo l'obiettivo di trovare un accordo politico sulla riforma del fisco e la relativa legge delega ed evitare che, una volta giunta in Aula, sul testo venga messa la fiducia. A quel punto Lega e Forza Italia sarebbero costretti a ingoiare il rospo oppure cercare di far cadere il governo.
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Così ieri pomeriggio si è tenuta una riunione tra i rappresentanti dei due partiti, riunione che riprenderà stamattina verso le 9, con l'obiettivo di trovare un punto di caduta rispetto alle richieste del governo sull'articolo 7, quello che imporrebbe un aumento della base imponibile e la revisione delle aliquote duali.
L'effetto dell'ultima versione sarebbe un netto aumento delle imposte sui Btp, ma anche sulla cedolare di alcune locazioni immobiliari. D'altro canto, sul tema più bollente di tutti, quello del catasto, il centrodestra sembra compatto e pronto ad accettare soltanto il primo comma dell'articolo 6. Muro totale sul secondo comma. Per essere più chiari il primo riguarda la mappatura degli immobili fantasma, considerata da tutti i partiti necessaria e urgente.
riforma del catasto 4
Il secondo invece prevede il passaggio dal calcolo reddituale degli immobili a quello patrimoniale. Esattamente il dettaglio che permetterà una volta terminata la riforma, nel 2026, di consentire all'Agenzia delle entrate, tramite un semplice decreto, di calcolare l'Imu e le altre imposte sul mattone sul valore di mercato. A quel punto scatterebbero gli aumenti percentuali a due cifre stimati da numerosi studi delle associazioni di categoria, ma anche dei sindacati.
Con buona pace di tutti coloro che continuano a sostenere che il futuro catasto non causerà un aumento della pressione fiscale (compreso il governo) è bene ricordare che esiste un allegato al testo della delega prodotto lo scorso novembre. Nel quale si scrive che le modifiche sono coerenti con le disposizioni e le raccomandazioni Ue inserite nel Pnrr.
MARIO DRAGHI 1
Raccomandazioni che mirano a ridurre le imposte del lavoro e compensare le minori entrate del cuneo «con una revisione delle agevolazioni fiscali e una riforma dei valori catastali non aggiornati». Il virgolettato è parte integrante del testo redatto dal ministero dell'Economia e dovrebbe bastare a certificare gli allarmi dei partiti di centrodestra e al tempo stesso le millanterie della sinistra che continua a negare l'obiettivo di fondo: alzare le tasse sulla casa.
Daniele Franco
Nella riunione che si è tenuta ieri pomeriggio a Palazzo Chigi non sembra invece che su questo tema si voglia fare un passo indietro. Attorno al tavolo oltre a Mario Draghi anche il ministro Daniele Franco e il capo di gabinetto, Giuseppe Chinè. Appurato che sull'articolo 6 il governo sembra pronto al muro contro muro, sulla riformulazione duale delle aliquote Draghi avrebbe colto una serie di sfumature.
Avrebbe anche compreso di essere stato informato in modo parziale, soprattutto sulle eventuali modifiche della base imponibile. Da qui insomma potrebbe nasce il margine di trattativa con Lega e Forza Italia. Lo scopriremo oggi quando il premier incontrerà Matteo Salvini e Antonio Tajani.
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Se il gioco è stoppare la riforma del catasto è comprensibile che si giochi la trattativa sulle aliquote e cercare di ridurre la pressione sulle voci dei titoli di Stato e delle cedolari. Sarebbe cedere qualcosa in cambio non di una vittoria politica ma di una decisione che il Parlamento ha preso in modo unanime quando a giugno del 2021 ha redatto un documento congiunto sulla delega fiscale.
Il Parlamento ha detto in maniera chiara che non accetta le raccomandazioni Ue e il relativo scivolamento dal calcolo reddituale a quello patrimoniale degli immobili. Il risultato sarebbe solo una ridistribuzione della ricchezza e non creazione di valore. Per spiegare meglio, ridistribuzione significa perdita di ricchezza dei ceti medi e dispersione verso mille rivoli improduttivi.
matteo salvini con le armi 6
La battaglia sul catasto è semplicemente questo. Quando i grandi media scrivono che Draghi incontrerà Lega e Forza Italia e magari farà qualche concessione invertono l'onere della democrazia. Quando il governo descrive quelli del centrodestra come capricci elettorali fa un falso storytelling. È vero: c'è di mezzo l'impegno con gli elettori, gli stessi che hanno votato un Parlamento che negli ultimi anni si è limitato a fare il passacarte. Se oggi i partiti non vogliono fare harakiri dovranno tenere il punto.
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