Dario Salvatori per Dagospia
dario salvatori foto di bacco
Se i quattro album Battisti-Panella pubblicati fino al 1994 avevano alimentato reazioni fra lo sgomento e l’arrabbiato, niente poté superare il terremoto che accompagnò l’uscita di “Hegel”. Difficile interpretare questa “distrazione” o questo revisionismo critico di Mattia Feltri. Si sapeva già tutto. E’ vero, nella busta non c’era il testo, ma tutti cantavano (si fa per dire): “Ricordo il suo bel nome: Hegel Tubinga”.
Lo scrittore Edmondo Berselli parlò di “sintomo di cortocircuito mediatico”, commentando l’accaduto aggiunse “la sconclusionata incompetenza che tuttavia non si nega a nessuno”. L’album raggiunge il quinto posto in classifica e non superò nemmeno le 60 mila copie, quando i dischi di Lucio Battisti con Mogol superavano facilmente il milione di copie. Il critico Carlo Boccadoro, però, lo incluse tra i pochissimi album italiani citati nel suo libro “Lunario della musica – Un disco per ogni giorno dell’anno” (Einaudi, 2007). Il mondo musicale è zeppo di situazioni “nascoste”, quasi sempre per non incappare nella censura.
lucio battisti panella
E’ il caso di Ghigo, uno dei primi rocker milanesi, azzeccò un brano che divenne popolare, “Coccinella”, dedicato a Coccinelle ovvero Jacqueline-Charlotte Dufresnoy (1931-200), cantante, attrice, ballerina, tra le prime donne transessuali nel mondo. Cambio sesso nel 1958 a Casablanca e l’anno dopo prese parte al film “Europa di notte”, piazzando nella hit francese “Je cherche un millionaire”.
Totò scrisse una canzone autobiografica sotto forma di sfogo, senza pensare che avrebbe fatto il giro del mondo: “Malafemmena”(1951). Silvana Pampanini fece di tutto per intestarsi la canzone, che in realtà si riferiva a Diana Dogliani, prima moglie di Totò. Centinaia gli interpreti di questo capolavoro. Il primo fu Mario Abbate, a seguire: Claudio Villa, Teddy Reno, Renato Carosone, Roberto Murolo, Fred Bongusto, Luciano Tajoli, Fausto Cigliano, Nunzio Gallo, Lina Sastri, Connie Francis, Fausto Leali, Cugini di Campagna, Renzo Arbore, Massimo Ranieri. Arrivarono anche dei film: “Totò, Peppino e la malafemmina”(1956) di Camillo Mastrocinque, “Malafemmena”(1957) di Armando Fizzarotti. Molte le canzoni agiografiche, quelle ironiche, quelle a risposta, quelle che causarono querele, in linea di massima prevalsero quelle caustiche.
lucio battisti hegel
Nel 1980 i Decibel, guidati da Enrico Ruggeri, approdarono al Festival di Sanremo con “Contessa”, nulla a che vedere con l’omonima “Contessa”(1966) di Paolo Pietrangeli, canzone politica che non ha mai smesso di suscitare un certo fascino alle generazioni più giovani. Ruggeri disse inizialmente che il suo brano era dedicato a Renato Zero, poi lasciò cadere l’omaggio. Molto interessanti le canzoni-equivoco, a volte non creato a caso. Si pensi a “Georgia on my mind”(1930), canzone monumento di Hoagy Carmichael, a cui venne chiesto di scrivere una canzone sullo stato della Georgia, cosa che fece con grande slancio.
dario salvatori
Lui e il suo paroliere, Stuart Gorrell, scrissero il brano pensando alla sorella di Carmichael, Georgia. Il brano, stupendo, venne inteso come lamento per la perdita di un amore di nome Georgia ma anche per gli abitanti della Georgia. 1250 le versioni discografiche, da Ray Charles ai Coldplay. Fra le canzoni-dedica a tempo di ska spiccò nel 2005 “Vorrei cantare come Biagio Antonacci” di Simone Cristicchi, all’epoca ventottenne. Alla malizia di Cristicchi rispose l’abilità strategica di Antonacci, che in un concerto romano finì per ospitare il collega. Le canzoni-denuncia abbondano sia in Italia e all’estero.
Nel 1975 Francesco De Gregori scrisse “Piano bar”, dedicata al sodale Antonello Venditti, con cui in quel momento era calato il gelo. De Gregori nel suo brano lo definisce “uomo di poca malinconia”. Il dissidio si protrasse fino al 1978, anno in cui Venditti rispose con “Francesco” (“Come se il tempo fosse uno schiavo e noi/due aquiloni strappati che non volano più”).
mattia feltri
Uno dei dissidi più famosi della musica italiana si dissolse da solo. Ora sono arrivati al duecentesimo concerto insieme. Evviva. Non potevano mancare i Beatles con la mano perfida di John Lennon in cui “How do you sleep?”(1971)“dedicata” alle nefandezze musicali di Paul Mc Cartney. Le canzoni omaggio al tempo dello swing. La coppia Bracchi-D’Anzi sfornò “Quando canta Rabagliati” nel 1941, cantata dallo stesso Alberto Rabagliati. L’anno dopo arrivò Natalino Otto con “Natalino studia canto”, scritta da Gorni Kramer e subito “Natalino canta”. Ma lì ci si divertiva.
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