Paolo Coccorese per www.corriere.it
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Non ha nascosto nulla ai suoi genitori. «Sono al corrente dei miei video osé. E che realizzo contenuti soft-porno e i fetish, che mi chiedono. Ma non penso che ne abbiano guardato uno. All’inizio mia mamma mi ha anche incoraggiato a buttarmi». Samuele Cunto, 20 enne di Volvera, è uno dei creator italiani, di sesso maschile, più noti su OnlyFans.
Il social che permette di condividere, previo pagamento, immagini e clip. È l’ultima frontiera del mercato del porno fai-da-te. Frequentata da tanti aspiranti Rocco Siffredi che rincorrono la chimera di guadagni mensili a molti zeri. Sottovalutando le scelte difficili necessarie per salire sul quel palco web.
«Gli utenti che pagano su Of sono, in maggioranza, uomini. Per questo motivo, ho scelto di proporre contenuti gay, anche se sono etero. Ho iniziato con dei video da solo, poi, visto il successo, ho preso coraggio e ho deciso di andare sempre più in là. Rispettando un paletto: mi fermo a qualche “carezza”, non faccio altro. Anche se mi hanno offerto soldi per girare video di tutti i tipi».
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Quando ha deciso di sbarcare su OnlyFans?
«A maggio, sono stato contatto da un manager interessato al mio profilo su Instagram. Mi ha promesso che avrei potuto guadagnare 2-3 mila dollari al mese».
Aveva già molti follower?
«No, qualche migliaio su Instagram e 20 mila su TikTok».
Non era già famoso sui social come molti altri “colleghi” su OnlyFans?
«No. Facevo il lattoniere con mio padre, che ha un’aziendina. Mi svegliavo alle cinque di mattina per andare a lavorare a Bologna».
Ma sognava altro?
«Quando studiavo al tecnico aereonautico, volevo fare il pilota. Ma il mio desiderio era diventare un pugile affermato, un campione».
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La notorietà è arrivata proponendo contenuti per adulti per un pubblico maschile. Questo le ha creato qualche problema?
«Nei video c’è un elemento di interpretazione, di finzione. Io non temo il giudizio altrui. So quello che valgo e dove voglio arrivare. Sono, nel mio genere, il secondo più seguito dopo Denis Dosio».
E se la riconoscono per strada?
«In centro, a Torino, un ragazzo mi ha fermato raccontandomi di essere un mio follower. Gli ho offerto un caffè per ringraziarlo».
E nella più piccola Volvera?
«La prima settimana che ho aperto il mio Of, un gruppo di ragazzi che conoscevo di vista mi ha gridato “gay”. Io sono andato diritto».
E in famiglia?
«Il fidanzato di mia sorella, mi ha iniziato a chiamare con un nomignolo “simpatico”. Ma ripeto: non lo sono e per me non è un problema».
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Ma qual è il suo seguito?
«Su TikTok ho 60 mila follower. Su Of 1.400. Sono italiani e stranieri, spagnoli e inglesi. Di tutte le età, alcuni sono dei 16enni e si sono iscritti mentendo. Dopo il primo mese però avevo solo 130 abbonati. Ben pochi».
E quanto guadagna?
«Con le iscirizioni, il mese scorso ho raggiunto 21 mila dollari».
Una bella cifra...
«Ogni settimana giro due video e faccio qualche “pacchetto di foto”. Ogni giorno rispondo su Of a 300 messaggi».
Risponde lei? Molti suoi colleghi si affidano a delle agenzie per questo.
«In questo mondo c’è chi si affida a dei “chatter”. Io invece preferisco parlare di persona con chi mi segue».
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Quali richieste ha ricevuto?
«Una persona mi ha offerto 1.500 dollari per farsi picchiare. Ho rinunciato perché evito le cose estreme».
Quali sono i suoi limiti?
«Non ho voluto farne uno mangiando un pesce rosso. Per 400 dollari però ho partecipato a un incontro di grappling, di lotta. E un ragazzo mi ha pagato per farmi riprendere mentre gonfiavo dei palloncini fino a farli scoppiare».
Con i soldi si è comprato un’auto costosa o un appartamento?
«No. Abito ancora dai miei. Ho fatto qualche viaggio. Sto risparmiando perché questa carriera non durerà. A 25 anni sei già vecchio».
E cosa vuole fare dopo?
«Aprire una mia agenzia. O lanciare una start up per pulire l’ambiente. Ci penso da quando avevo 19 anni».
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Sul suo profilo TikTok prende in giro anche il mondo di Of. Perché?
«Essendo un social seguito da giovanissimi, ci tengo a spiegare che non è per tutti. È un lavoro impegnativo».
È rischioso come social?
«C’è un elemento di rischio che molti giovani sottovalutano. Mi contattano tanti coetanei che, dopo essersi iscritti, pretendono consigli per far salire il numero degli abbonati. E altrettanti, dopo due settimane e postati i primi video, lasciano stare perché si accorgono che non è così facile».
E lei cosa risponde?
«Consiglio di intraprendere questa “carriera” solo a chi è veramente convinto. E dopo aver pensato al futuro e magari alle spiegazioni da dare a un eventuale figlio. Con un video o una fotografia si “macchia” la propria immagine, la si connota per sempre».
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E la sua fidanzata?
«Stiamo insieme da tempo. L’unico vincolo che mi ha posto è non girare video con altre donne».
Come li organizzate?
«Spesso lavoro con ragazzi della mia agenzia, anche loro non sono gay. Affittiamo un appartamento e registriamo».
È un lavoro di squadra?
«Ho un manager per TikTok, che è un amico di infanzia. Un manager che mi segue per la mia reputazione digitale. Un altro manager per OnlyFans, è la persona che mi ha contattato, è un professionista partito con i casting per alcune trasmissioni tv, come Uomini e Donne. E poi lavoro con un editor video».
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Siete in tanti.
«Stiamo pensando di affidarci anche a uno sceneggiatore. Vorremmo girare dei video premium, sempre più su misura in base alle richieste».
Anche voi dovete fare i conti con la pirateria?
«Sì. Purtroppo, i miei video sono condivisi su Telegram. Evitarlo è quasi impossibile».
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