• Dagospia

    COLPI DI QATAR - BLATTER SOSTIENE CHE SOLO UN “TERREMOTO” POTREBBE PORTARE VIA A DOHA I MONDIALI 2022 - INTANTO SUI CANTIERI DELLA COPPA DEL MONDO SONO GIA’ MORTI 1200 OPERAI - CHI ENTRA PER LAVORARE DIVENTA SCHIAVO


     
    Guarda la fotogallery

    world cup 2018 blatter 11 world cup 2018 blatter 11

    Massimiliano Nerozzi per “la Stampa”

     

    Se sei il Paese più ricco del pianeta, le bugie possono avere le gambe lunghissime: come un Mondiale (nel 2022) promesso estivo e che mai potrà esserlo, o lo sfruttamento dei lavoratori immigrati, l’80 per cento degli abitanti, perseguito da anni e mai confessato. Doha, Qatar, sembra davvero un luna park, dove tutto è possibile, compresi 1.200 operai già morti nei cantieri per la Coppa del Mondo, almeno secondo l’Unione delle confederazioni sindacali e 90 organizzazioni dei diritti civili. Per lo più nepalesi, indiani, pakistani, bengalesi: «Lavoro qui da 8 mesi - racconta Satiac, 25 anni, ghanese - ma appena finisco cerco di andare in Europa».

     

    doha qatar doha qatar

    Reputazione da lucidare

    Senza contratto di lavoro non si entra, il problema è che quasi tutti sono reclutati nel Paese d’origine da agenzie dietro tariffa che parte da 2.500 euro: il debito che ti affossa. Anche perché - spiegano i rapporti di Amnesty - spesso l’azienda trattiene il passaporto, tant’è che quando un lavoratore vuole lasciare il Qatar, sui giornali compare l’annuncio: «No objection certificate». Per esser sicuri che non ci siano pendenze con altri datori di lavoro.

     

    entrata campo migranti in qatar entrata campo migranti in qatar

    Il Mondiale, come ogni evento sportivo, è l’occasione per lucidarsi la reputazione: «Il Qatar sta puntando sulla sua immagine - dice Nicholas McGeehan, ricercatore di Human Rights Watch - ma se il miglioramento delle condizioni dei lavoratori non sarà veloce, l’immagine non sarà così positiva». Qualcosa si comincia a fare, se d’estate non si può più lavorare dalle 11 alle 15: a 50 gradi, e non è un modo di dire, muratori e carpentieri erano morti. Per non parlare degli alloggi, dove spesso vivono 10 persone insieme, in condizioni igieniche diverse dai grattacieli di West Bay.

     

    Un Eldorado per molti

    cucina per gli operai dei mondiali in qatar cucina per gli operai dei mondiali in qatar

    La situazione sta diventando talmente imbarazzante che anche la Fifa, sveglia solo quando si fiutano voti e quattrini, ha dato segni di vita: il Comitato esecutivo ha fatto pressioni per la creazione di un’autorità indipendente che vigili sui programmi di riforma in Qatar. «Mi sembra che le regole sul lavoro siano un problema anche in Europa - argomenta pacato Ali Hassan Al-Salat, dirigente della Qatar Football Federation - ma la sicurezza, la salute e la dignità dei lavoratori per noi sono importanti: e l’impegno è di migliorare».

     

    complesso promesso agli operai in qatar complesso promesso agli operai in qatar

    Ci spera anche Jamal Kamil, 28 anni, nepalese, alla guida del suo taxi: «Quasi tutto quel guadagno serve per pagare il noleggio dell’auto, che è di una grande compagnia». Al solito, le persone più povere e meno istruite sono quelle più sfruttate, ricorda McGeehan. Per ingegneri, architetti, designer, Doha continua a essere l’Eldorado, con le sue regole: Matteo T., 31 anni, italiano, per poter avere la residenza ha dovuto avere un contratto di lavoro con azienda in Qatar, certificazione internazionale della laurea, presentare esami del sangue e dare le impronte digitali di entrambe le mani.

    bagni immigrati qatar bagni immigrati qatar

     

    La città che nasce dal nulla

    Un pil pro capite di 100.889 dollari, conteggio del Fondo monetario, è un bello spot: per dare l’idea, il doppio degli Usa e oltre tre volte quello italiano. Che qui non si badi a spese, è da prendere in senso letterale: in vista del Mondiale, al costo di 36 miliardi di euro, stanno tirando su una nuova città, Lusail City, 15 chilometri a Nord di Doha. L’unica in costruzione presente su Google Maps.

     

    Una nuova schiavitu nata per i mondiali in Qatar Una nuova schiavitu nata per i mondiali in Qatar

    Non è solo questione di petrolio: il Qatar, che ha il triplo delle riserve di gas degli Stati Uniti, secondo solo a Russia e Iran, è il primo produttore di gas naturale liquefatto: dei 29 stati che ne importano (c’è anche l’Italia), 26 lo comprano qui. Vuoi non riuscire a fare un Mondiale d’estate? Anche se l’Eca, l’associazione dei club europei, dopo sopralluogo lo ha escluso. Sarà tra dicembre e marzo, anche se i network americani vogliono evitare la sovrapposizione con il football. «Estate o inverno, per noi non cambia niente - sorride Ali Hassan -: con i soldi, tutto è possibile». Anche dire qualche bugia.

     

    QATAR article F x QATAR article F x

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport