Massimo Gramellini per il Corriere della Sera - Estratti
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Paola Egonu è una delle pallavoliste più forti del mondo e solo un Paese che mortifica sistematicamente i talenti — in tutti i campi, non soltanto quelli di gioco — poteva relegarla in panchina agli Europei (persi malamente) e indurla a lasciare la Nazionale ad appena 24 anni e alla vigilia delle qualificazioni olimpiche.
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Oggi il mantra ipocrita delle aziende è «fare squadra», sacrificando l’iniziativa individuale alla legge del gruppo, cioè del capo, che non vuole essere messo in ombra da personalità forti, ma che di solito è più bravo a gestire il potere che a creare risultati.
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Il talento non è di buon comando, però ti fa vincere, e un manager in gamba è tale perché sa gestirlo. [...] Cosimo de’ Medici perdonava le mattane del pittore Filippo Lippi sostenendo che «l’eccellenze degli ingegni rari sono forme celesti e non asini vetturini».
A Mazzanti, il c.t. che ha emarginato Egonu, segnalerei le parole di Vicente Feola, selezionatore del Brasile di Garrincha, Vavá e Pelé. Quando gli chiedevano con quale criterio facesse la formazione, rispondeva: «Semplice. Prima scelgo tutti quelli che sanno giocare bene a pallone, poi nei posti rimasti liberi metto gli altri».
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