Caterina Maniaci per “Libero quotidiano”
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Nel deserto, alle prese con calamità di ogni genere, sperando ogni giorno di arrivare alla Terra Promessa; nei lunghi giorni di guerra e di schiavitù, nell'apocalisse del diluvio universale, messi alla prova da tradimenti, omicidi, adulteri, fame, sconforto, crisi di fede... E poi i tempi della dominazione romana, Gesù che comincia a predicare e a farsi nemici potenti, fino alla condanna alla morte in croce. Seguita da una nuova storia, costellata di persecuzioni e viaggi pericolosi.
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Un destino complicato quello tracciato nella Bibbia, dall'Antico al Nuovo Testamento, senza esclusione di colpi. Ma al centro di questi millenni tanto tempestosi ci sono ampie oasi di serenità; perlopiù trascorse a tavola. Un modo per affrontare i mille disagi e per assaporare il bello della vita, per tirarsi su, potremmo prosaicamente dire.
Ecco dunque un susseguirsi appetitoso di pane del deserto, il pane bianco lievitato, il vino speziato, lo spezzatino di vitello con maggiorana e zucca, lo stufato di manzo con olive, la minestra di lenticchie, il pilaf di lenticchie e orzo, la minestra di fave e miglio, il croccante di Giuda, la composta di uva passa e pistacchi... La tradizione gastronomica dei Patriarchi di Israele, da Abramo a Isacco e Giacobbe, fino ai tempi di Cristo, appare ricca, curiosa e per molti versi anche innovativa.
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PATRIMONIO DA SCOPRIRE
Negli ultimi tempi si è riscoperto questo patrimonio poco conosciuto e si moltiplicano le iniziative per riportare in tavola i migliori piatti della Bibbia. Libri, siti in Rete, chef che hanno riportato nei ristoranti questi menu che rivelano aspetti particolari e che, ovviamente, raccontano anch' essi, da un altro punto di vista la storia della salvezza.
Lo fa da anni Moshe Basson, patron di uno dei ristoranti più famosi di Gerusalemme, l'Eucalyptus. Basson è anche un etnobotanico, attivista in difesa dei cibi antichi, uno tra i massimi studiosi di cucina biblica e spesso in visita in Italia.
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Nel suo locale cucina utilizzando ingredienti citati nella Bibbia che raccoglie sulle colline che circondano la città israeliana. Basson ha sempre sottolineato che la cucina biblica è principalmente vegetariana-vegana, anche se è ben capace di esaltare i sapori della carne e del pesce. Quindi, anche in questo caso, la moda del momento non è farina del nostro sacco ma viene da molto lontano.
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Se poi si naviga in internet si trovano mille suggerimenti. Ad esempio nel sito "un attimo di pace" (www.unattimodipace.it) si trovano gustose ricette che possono del tutto soddisfare i palati più esigenti, modaioli, curiosi o preoccupati dalle calorie e dalla genuinità. Qualche anno fa, a ritrovare un centinaio di ricette sparse nelle Sacre Scritture sono stati un biblista e un teologo, don Andrea Ciucci, sacerdote della Diocesi di Milano, e Paolo Sartor, insegnante presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano. Hanno ricostruito un centinaio di ricette e le hanno raccolte nel libro A tavola con Abramo, pubblicato dalle Edizioni San Paolo (pagine 174, euro 18), diventato un vero best-seller sul tema.
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Tra i menu proposti quelli che fanno riferimento alle tradizioni di Mosè, al re Davide e al profeta Elia. Gli stessi autori hanno proposto, qualche mese fa, un altro titolo intrigante: Mangiare da Dio. La storia della Chiesa in 50 ricette, sempre pubblicato dalla San Paolo (euro 12,90, pp.144), Altro titolo-chiave è La Bibbia in tavola. 40 ricette dall'Eden a Gerusalemme (Streetlib, euro 19,99) scritto dall'archeologa e storica culinaria tedesca Ursula Janssen.
SETTE PRODOTTI
Questo immenso patrimonio culinario, e non solo, divulgato con scrupolo e fascinazione da libri, chef, siti, si poggia su sette prodotti, alla base appunto della cucina biblica, ossia il grano, l'orzo, l'uva, i fichi, i melograni, le olive e il miele. Le loro combinazioni creano sapori che ci riportano indietro nel tempo non solo nella Terra santa e nel Levante, ma anche in Egitto e Grecia, in Persia e Asia Minore, a Babilonia e Roma. Fino al Medioevo. E ci promettono incontri straordinari: le polpette crude di cui Abramo è ghiotto create, secondo la tradizione, da sua madre un giorno in cui non aveva legna per cuocere la carne.
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Per una minestra di lenticchie Esaù vendette a Giacobbe la primogenitura. Il pane azzimo fu preparato dagli ebrei nell'Esodo dall'Egitto, i quali portarono con sé pasta non ancora lievitata. All'ultima cena di Gesù furono serviti probabilmente agnello arrosto e altri piatti tradizionali come il charoset con salsa di mele. Per ricordare, inoltre, che la fede non è solo un'attitudine dello spirito e circoscritta alle pratiche devozionali, ma investe tutta la vita quotidiana, si incarna in gesti concreti, nella convivialità.
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Sfogliare la Bibbia a tavola oltre a diventare un viaggio nel tempo e nella storia, scoprendo i gusti che assaporavano patriarchi, profeti e apostoli. Ma può essere anche la strada per rieducare al valore del cibo e all'importanza dello stare tutti insieme a tavola. Come ricorda un volume appena pubblicato dalla San Paolo editore, dal titolo inequivocabile Zitto e mangia. Ricette ed educazione per la buona tavola, di Luca G. e Marco Pappalardo (pp.176, euro 16). Una battuta che oggi appare desueta, se non politically scorrect, invece rappresenta una sfida per grandi e piccoli, a dialogare, ad "assaggiare" prima di opporre i soliti rifiuti
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