Estratto dell’articolo di Giuseppe Salvaggiulo per “La Stampa”
alluvione emilia romagna
Tre Procure della Repubblica – Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena – lavorano sull'alluvione in Romagna. Per ora si tratta per lo più di fascicoli a modello 45, ovvero senza titolo di reato né indagati, e legati ai decessi. Atti dovuti. C'è un'eccezione a Ravenna. Dove la Procura ha aperto cinque fascicoli senza ipotesi di reato, tra cui quelli relativi ai due coniugi di 73 e 71 anni, morti mentre erano rientrati in casa nonostante l'allagamento per spostare un frigorifero che li avrebbe prima folgorati e poi schiacciati.
Ma per un sesto caso ipotizza l'omicidio colposo: riguarda la morte di un 75enne che aveva deciso di restare in casa nonostante gli inviti all'evacuazione. I vicini di casa hanno raccontato di aver chiamato i soccorsi per tre quarti d'ora, invano.
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Non risultano, a oggi, indagini «sistemiche» sulla gestione del territorio e sui sistemi di allerta. Le fonti giudiziarie sono molto prudenti su questi fronti. Le prime valutazioni indicano che le caratteristiche del disastro siano tali da non giustificare iniziative d'ufficio. Quando arriveranno sulle scrivanie dei procuratori esposti e denunce da parte di privati, esponenti delle istituzioni e associazioni si valuterà.
[…] La storia dei disastri naturali in Italia è costellata di indagini giudiziarie, ma poche sono arrivate in porto con sentenze di condanna. Quanto alla gestione dell'emergenza hanno fatto scuola i casi di Sarno e Genova, dove i processi si sono conclusi con condanne definitive perché l'emergenza non era stata gestita adeguatamente. L'alluvione di Sarno, tra il 5 e il 6 maggio 1998, provocò la morte di 137 persone.
ALLUVIONE IN EMILIA ROMAGNA
Nel 2013, dopo una prima assoluzione annullata dalla Cassazione, il sindaco dell'epoca è stato condannato a cinque anni per la condotta negligente di non aver ordinato l'evacuazione della popolazione. A Genova, l'ex sindaca Marta Vincenzi è stata condannata a tre anni per omicidio colposo, disastro e falso per l'alluvione del 2011.
Quanto ai processi sulle responsabilità sui disastri, fa testo il terremoto de L'Aquila del 2009. Il controverso processo agli esperti della commissione grandi rischi si è giocato sulle questioni della prevedibilità e della prevenibilità dell'evento.
La sentenza di assoluzione prescrive tre condizioni – definizione della sfera del rischio, modalità di gestione, disponibilità economica – per configurare una «cooperazione colposa».
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A ciò bisogna aggiungere che la riforma Cartabia ha cambiato la regola di giudizio per pm e gip. Per celebrare un processo non basta più «l'idoneità degli elementi a sostenere il giudizio», ma occorre «la ragionevole previsione di condanna». Difficile da acquisire per ipotesi di condotte colpose, per lo più discrezionali e omissive, a fronte di eventi atmosferici estremi.
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